Basket. Siamo tutti un po’ aquile: il bilancio della stagione

TRENTO. Ci siamo svegliati ieri, la mattina del 25 Aprile, pronti a ricominciare, dopo una sconfitta tagliente contro l’Umana Reyer Venezia (62-67). Erano punti importanti, decisivi per la qualificazione ai play-off ed essenziali per coronare un campionato allo stesso tempo sofferto e meritato.

La partita è iniziata travestita da formalità, netto è stato il vantaggio dopo soli cinque minuti (11-5) e piena e ripagata la fiducia data a Wright. Rientra Sanders da un infortunio che lo aveva tenuto lontano dal parquè e il Palatrento crede di poter tornare a casa festeggiando la matematica qualificazione ai play-off.

Non bastano i primi tre quarti in vantaggio dei trentini per assicurare la vittoria, l’ultimo quarto si apre 52-48 ma finisce come già sappiamo, Green lascia il palco col sorriso sulle labbra mentre Sutton rimpiange il tiro libero sbagliato e Pascoli s’interroga sulla mancanza di feeling con la difesa veneziana che non gli ha permesso di trovare il canestro. Il coach Buscaglia non nega il mea culpa che lui e la sua squadra sono costretti a fare nel post partita, troppo lenti e troppo poco reattivi sul finale.


Il bilancio della stagione

L’avventura dell’Aquila basket è iniziata l’8 ottobre 2015 al Palatrento contro una Milano in forma sì, ma non abbastanza. Una vittoria che ora sembra lontana e offuscata dalla stessa nebbia milanese che le aquile avevano dissipato per 80-73. Ora si avvicina il drastico e fragile momento di tirare le fila di una stagione che ha lasciato il segno sia a livello sportivo che umano.

Manca una singola partita di serie A, il 4 Maggio al Palamaggiò, Caserta, un’ultima occasione per dimostrare il valore di una squadra che ha saputo vincere e convincere.

Hanno convinto le prestazioni atletiche e le capacità tecniche in partite difficili ma fondamentali, come quella contro Capo d’Orlando, dove la lucidità mentale dei giocatori ha permesso al team di Buscaglia di vincere su una squadra fino a quel momento imbattuta. Partite finite con secondi carichi di tensione ed elettricità dove tutti siamo rimasti col fiato sospeso e il cuore in apnea fino agli ultimi punti di Wright, quando abbiamo ricominciato a respirare e ci siamo riconosciuti, almeno un poco, in quella squadra.

Le Aquile sono state non solo una squadra di basket, hanno inventato e costruito intorno a loro una realtà parallela per i tifosi che si sono moltiplicati durante la stagione, arrivando al sold-out del Palatrento per l’ultima partita giocata in casa, quella contro Venezia.

Tante sono state le iniziative che hanno contribuito a rendere il basket lo sport cui identificarsi non solo per i trentini ma anche per i numerosi studenti fuori sede, che hanno trasformato le partite da mero evento sportivo a serate d’amicizia, complicità e divertimento, lontane dagli impegni universitari.

Si potevano vedere gruppi di ragazzi e ragazze camminare verso il palazzetto dello sport a Trento sud, pronti a godere di una breve parentesi d’euforia prima costruita e poi regalata da un gruppo di ragazzoni alti due metri.

Non importa che tu sia veneto, trentino, pugliese, lombardo, campano o siciliano, sicuramente durante l’autunno qualcuno ti ha chiesto di andare alla partita e se hai accettato sei stato travolto dall’atmosfera di sportività che arieggiava tra le Dolomiti, lontana e sconosciuta alle tifoserie di sport più seguiti ma meno didascalici.

Abbiamo imparato a vincere contro ogni pronostico e a perdere nonostante inizi promettenti, abbiamo assistito alla crescita di una squadra cui allenatore è stato nominato allenatore dell’anno per l’Eurocup, abbiamo assistito ai sacrifici di compagni e amici che potranno realizzare il sogno della nazionale Under 20 (Bellan e Bertocchi).

Ci siamo incatenati al sesto posto di una classifica nazionale che da sola non è in grado di comunicare le emozioni, i dolori e le gioie che sono iniziate l’8 ottobre e ci hanno accompagnati sia durante gli incontri di serie A che di Eurocup.


Stiamo giungendo alla fine di un’avventura che ha travolto e coinvolto un’intera città e unito un’intera nazione tramite i diversi dialetti regionali che si potevano ascoltare tra gli spalti, siamo arrivati a un totale di 15 partite vinte e 6 perse in Eurocup e 15 vinte e 14 perse in serie A.

Ci stiamo ora preparando per un ultimo appuntamento a Caserta, decisivo, finale e necessario. Siamo pronti e siamo carichi, siamo, tutti, un po’, aquile.


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Carlotta Maria Capizzi

Carlotta Maria Capizzi

Diplomata al liceo delle scienze umane di Chiavenna (SO) nel 2015. Ho frequentato un anno di superiori a Greeley, Colorado, alla Northridge High School. Ho lavorato come organizzatrice di eventi per il Consorzio turistico di Madesimo. Attualmente studio giurisprudenza all'Università degli studi di Trento.

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