28 croci sparse a Trento per ricordare i migranti morti in mare

28 croci sparse in giro per Trento, nella aiuole, sotto un albero, in un parchetto. E’ l’iniziativa messa in atto dai ragazzi di Divieto di Sosta per ricordare i migranti morti in mare dall’inizio del 2016. Né il numero né la giornata sono casuali: le croci di legno piantate a simulare una sepoltura sono 2868, una per ogni 100 migranti morti nell’attraversata verso l’Europa, e sono state piantate proprio ieri, Giornata mondiale del rifugiato. Un’iniziativa forte, che vuole colpire, ma anche far riflettere. Gli organizzatori dell’iniziativa invitano infatti chiunque voglia partecipare al ricordo di questa tragedia, senza fine e senza vergogna, a portare un fiore sotto una di queste croci. Un gesto semplice, ma che può portare a riflettere, a capire che i migranti morti non sono solo un numero o una statistica, ma esseri umani sepolti lontano da casa e dai loro cari, volti e storie che pochissimi conosceranno mai.

La campagna non è però fine a sé stessa: dopo aver portato un fiore si può anche firmare una petizione, Petition for a Europe of Solidarity, sul sito www.europeofsolidarity.eu. La petizione promossa da un gran numero di associazioni (fra cui AGESCI, ATAS onlus, Azione Cattolica Italiana, Caritas diocesana Bolzano-Bressanone , Centro Astalli, Cittadini per Costituzione, Divieto di Sosta, Gruppo Abele e Libera) ha alcuni forti obiettivi: la creazione di corridoi umanitari verso l’Europa (per scongiurare i famosi “viaggi della morte” attraverso mari e trafficanti di uomini), la revisione del Trattato di Dublino e la creazione di una politica forte ed efficace di integrazione e collaborazione fra stati europei.

Per non rendere la Giornata del rifugiato ogni anno più buia servono infatti azioni concrete e coraggiose, e iniziative come questa possono muovere le coscienze di chi inevitabilmente resta a volte indifferente davanti all’ennesima notizia di barconi rovesciati data dal telegiornale. Anche perché i numeri sono imponenti e pericolosi: secondo le stime dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, e Amnesty International, sono infatti 60 milioni i rifugiati attuali sparsi nel mondo, 19,5 milioni dei quali hanno lasciato il loro paese d’origine. Occasioni come questa devono però servire anche a sfatare alcuni “miti” riguardanti migranti e rifugiati. L’86% dei quasi 20 milioni che hanno lasciato le case nei loro paesi originari sono dislocati in regioni povere del mondo e l’impatto maggiore non è sull’Europa, ma su Stati come la Turchia, il Libano (con 1 milione di rifugiati), il Pakistan e l’Iran.

L’intento di queste organizzazioni è dunque chiaro: rifiutare i muri e le barriere per favorire accoglienza e solidarietà. Se infatti a livello globale una persona ogni 122 è oggi attualmente un rifugiato, uno sfollato interno o un richiedente asilo è evidente ci siano grossi problemi nelle politiche a livello mondiale. Le 28 croci servono proprio a questo, a smettere di pensare che questi siano numeri ma persone, a portare un fiore per far capire che non ci sono vite di serie A o serie B, a riflettere sul fatto che ogni morte è una tragedia.

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