Gli studenti manifestano contro la riforma delle borse di studio
TRENTO. «Facciamo appello al Rettore, alla comunità accademica e alla cittadinanza trentina: non lasciateci soli in questa battaglia». A dirlo, in una nota inviata alla stampa, i rappresentanti degli studenti di Udu e Unitin.
Si chiama significativamente “Senza studenti non so stare” il sit in organizzato giovedì 6 ottobre alle 11, sotto il palazzo della Provincia in piazza Dante a Trento. L’intento è di dare un segnale forte di protesta contro la riforma sulle borse di studio, che secondo i rappresentanti degli studenti penalizzerebbe dal prossimo anno accademico ampie fasce di studenti.
«Abbiamo provato in tutti i modi la via del dialogo e della proposta ma siamo stati ignorati – spiegano i rappresentanti degli studenti –. L’assessora Ferrari continua a non capire quello che la sua riforma del diritto allo studio causerà: il tracollo del nostro ateneo nelle classifiche universitarie, un drastico calo degli universitari fuorisede e degli studenti internazionali».
C’è di più. Secondo gli studenti si «andrà a ledere uno dei principi sui quali si fonda il sistema universitario, quello che i capaci anche se privi di mezzi possano accedere ai più alti gradi d’istruzione».
Ma cosa sta cambiando? «Il taglio delle borse di studio – sostengono gli studenti – ci porterà ad essere i peggiori in Italia, superiori solo a Molise, Calabria e Campania. Quello che si vuole fare è portare il nostro ateneo ad una dimensione di chiusura locale: un’università di provincia, piccola e periferica».
Una situazione che ha in realtà le sue radici ancora nell’accordo di Milano (2009), che ha esteso l’autonomia anche al sistema universitario. Un sistema che può avere i pregi di un diretto controllo fiscale, ma che rischia di avere il risvolto della medaglia nel mancato appoggio finanziario statale.
Tornando all’aspetto di più stretta attualità, la manifestazione di giovedì è in sostanza l’apice di una serie di confronti dialettici (anche duri) fra i rappresentanti degli studenti e l’assessorato. La riforma delle borse di studio – altra cosa rispetto alle novità sulla tassazione, approvata in autonomia dal cda dell’Università di Trento – avrà i suoi effetti, se approvata, a partire dal 2017/18.
Semplificando, il concetto, espresso dall’assessora competente Sara Ferrari, è che il numero di borse di studio sarà sì ridotto, ma i beneficiari potranno godere di importi più alti. In un’intervista al Trentino, il rettore Paolo Collini ha precisato che parlare di “tagli” è di per sé sbagliato: «Si parla di diminuzione del numero delle borse, non di tagli. Non c’è una riduzione dei fondi per le borse di studio».
Gli studenti hanno risposto con le cifre. L’Università degli studi della Basilicata eroga circa 10 milioni di euro per le borse di studio. Quella di Trento è ferma ai 6,5 milioni di euro dal 2012 e punta ora ad arrivare ai 7 milioni.
Il tutto si accompagna appunto all’innalzamento della soglia ISEE (non più Icef) per la quale sarà possibile accedere alla borsa di studio. Il rischio in questo senso è di entrare nei tecnicismi, ma – semplificando – secondo gli studenti l’effetto sarà che le borse di studio riguarderanno il 40% dei beneficiari in meno.
Così, per dare un ulteriore segnale, giovedì alle 11 gli studenti manifesteranno sotto il palazzo della Provincia.