Polonia, lo sciopero delle donne contro la legge sull’aborto. E il governo fa marcia indietro
VARSAVIA. 3 ottobre. Migliaia di donne vestite di nero sono scese in piazza e si sono unite alle cosiddette czarny protest (proteste in nero) per dire no al nuovo disegno di legge sull’aborto. Sul modello della storica protesta femminile islandese del 1975, nel Paese è stato indetto uno sciopero generale per la giornata di lunedì 3 ottobre. Il lunedì nero polacco. Sotto una pioggia incessante, un corteo di circa 24.000 persone si è riunito nella piazza del Castello Reale, paralizzando per qualche ora la capitale. Numerose le manifestazioni anche nelle altre maggiori città del Paese.
L’aborto in Polonia, Paese a maggioranza cattolica, è regolato oggi da una normativa tra le più restrittive in Europa, datata 1993. È consentito interrompere la gravidanza soltanto laddove si riscontrino gravi patologie fetali, in caso di stupro o incesto e qualora vi sia un effettivo pericolo per la salute della donna. Tutto questo solo fino alla venticinquesima settimana di gravidanza. Inoltre, gioca un ruolo di fondamentale importanza il diritto di obiezione di coscienza, esercitato di frequente – e non sempre nella maniera più corretta – dai medici polacchi (basti pensare all’esemplare caso Chazan).
Il nuovo disegno di legge d’iniziativa popolare, tuttavia, vorrebbe restringere ulteriormente la possibilità di abortire ai soli casi in cui vi sia un immediato pericolo di morte per la donna gestante. Questo significa che ci saranno donne vittime di stupro costrette a dare alla luce il frutto della violenza subita. Donne che non potranno interrompere la gravidanza se la loro salute è in pericolo. Donne che verranno private della possibilità di dire basta nel caso il feto abbia gravi malformazioni. Se questa proposta verrà approvata sarà la legge a decidere per loro. Pena la reclusione fino a cinque anni per donne e medici che trasgrediscano questo divieto.
Dopo una prima approvazione nella camera bassa con una maggioranza di 267 su 460, il disegno di legge deve affrontare altri due passaggi parlamentari.
Sostenuta da Diritto e Giustizia (PIS), partito ultraconservatore ed euroscettico, la proposta di legge si è scontrata con un no compatto e deciso delle donne polacche, che al ritmo dello slogan “My body, my choice” hanno marciato pacificamente in tutto il Paese. Tutto questo, tuttavia, potrebbe non bastare per fermare il disegno di legge che, al momento, sembra avere tutte le carte in regola per entrare in vigore.
Su richiesta del gruppo Socialisti e Democratici, il Parlamento Europeo si occuperà della situazione delle donne in Polonia. Senza dubbio, tuttavia, si tratta dell’ennesima mossa del governo Szidlo che aumenta il clima di tensione politica nel Paese e contribuisce a porre la Polonia ai margini della tanto agognata Unione Europea.
** AGGIORNAMENTO 6/10 **
A seguito della protesta delle donne, il governo polacco ha annunciato la volontà di fare marcia indietro sulle nuove regole per l’aborto.