Suoni Universitari, quarta serata: le ultime esibizioni e la scelta dei finalisti
Martedì scorso il teatro SabàPolis ha ospitato l’ultima delle quattro serate di selezioni dei Suoni Universitari, il contest per band emergenti organizzato e promosso dall’Opera Universitaria di Trento. In trepidante attesa della finale di stasera, ecco un resoconto dell’ultima selezione
I primi a salire sul palco sono stati i Beat Juice, una formazione funky rock che si è già fatta un nome sulla scena trentina: è infatti attiva dal 2012 ed ha nel palmares un trofeo prestigioso, il Trentino Rock Live Festival, conquistato la scorsa estate. Rispetto alle altre band in gara, i Beat Juice hanno un’età media più alta: solo uno dei cinque componenti, infatti, è ancora uno studente. Ma ciò non ha assolutamente svantaggiato questo quintetto, che anzi si è imposto sul palcoscenico con energia ed irruenza ed è riuscito a fare ballare un pubblico un po’ meno affollato rispetto alle serate precedenti. L’esperienza dei membri della band ha dato valore ad un’esibizione molto solida, in cui la cantante rubava la scena ma era comunque supportata da un’ottima parte musicale.
Dopo di loro sono arrivati i Dite, un quartetto del bellunese dal nome dantesco, ispirato dalla città dei dannati che ospita alcune delle più note pagine della Divina Commedia. Una scelta non casuale: la band ha regalato ai presenti una performance indiavolata, proponendo una miscellanea di generi con un’anima prog in cui venivano alternate fasi più ballabili ad altre più tecnicamente virtuose. La cosa che più mi ha colpito della loro esibizione è stata la voce del cantante, decisamente più alta rispetto a quelle che comunemente vengono usate in questo genere di canzoni: una scelta che però non ha stonato affatto, ma anzi ha contribuito a rendere la loro musica particolarmente orecchiabile ed originale.
Ha fatto seguito una pausa di un quarto d’ora per inconvenienti tecnici, prontamente risolti grazie al gran lavoro dei tecnici del Centro Servizi Culturali S. Chiara che si sono presi cura di tutte le band in gara con grandissima professionalità. Poco dopo, dunque, si sono potuti esibire i Subcutanea, gruppo trentino di recente formazione ma che ha già attratto un piccolo seguito: i frequentatori del Teatro SanbàPolis potrebbero ricordarsi di loro poiché hanno avuto l’onore di aprire il concerto degli Zen Circus, tenutosi presso la stessa struttura il mese scorso. Due membri di questa formazione non sono nuovi a questo contest: il batterista Gianmaria ha addirittura vinto i Suoni Universitari con gli Alchimia, uno dei gruppi più noti della scena indie trentina, mentre la bassista Caterina si era già esibita la settimana scorsa, con l’Opera di Amanda. I Subcutanea hanno presentato un rock molto ruvido, ispirato in particolar modo alle sonorità dei Verdena, mostri sacri dell’indie italiano, deliziando la platea con un’esibizione magari non molto ballabile, dato il genere, ma sicuramente di alto livello tecnico.
Gli ultimi a calcare il palco dei Suoni Universitari per la fase di selezioni sono stati i Suggest-Ion, un trio di rockettari proveniente dalla provincia di Verona. Malgrado si siano descritti come un gruppo ancora giovane ed esordiente, la loro performance è stata veramente professionale: hanno proposto un rock con forti venature prog, ad altissimo tasso tecnico. Un po’ come l’esibizione precedente, la durezza e la difficoltà dell’esibizione è forse andata a discapito dell’orecchiabilità dei pezzi, ma il pubblico ha sicuramente apprezzato lo spessore dei pezzi proposti dai tre ragazzi.
Come sempre, al termine delle esibizioni il pubblico ha avuto la possibilità di votare il migliore fra i gruppi in gara: e mentre venivano ultimate le operazioni di spoglio, ha preso posto sul palcoscenico uno dei gruppi più in vista del momento: i Curly Frog and the Blues Bringers, nella loro formazione a tre detta Ruockabilly Trio. Un po’ come già accaduto coi Rebel Rootz nella prima serata, il gruppo ha approfittato della formazione ridotta per una performance più intima, dialogando molto col pubblico e facendo divertire la platea grazie al carisma e lo humor del simpaticissimo cantante. Tutto questo non disdegnando, ovviamente, i pezzi forti del loro repertorio: il blues energico e incredibilmente ballabile cui ci hanno da sempre abituati.
Finita l’esibizione del trio blues è arrivato il momento di annunciare l’ultimo vincitore del premio del pubblico: scelta particolarmente difficile stasera, poiché era difficile anche solo pronosticare un favorito dopo quattro performance egualmente valide, tutte ben recepite dagli spettatori. Dopo Percorsi Di-Versi, Soma Butterfly e Humus hanno ricevuto il riconoscimento del pubblico i Subcutanea: come ricordato più volte, tuttavia, questo premio è slegato dalla selezione operata dalla giuria di qualità, che al massimo può usarlo come indicatore del gradimento delle esibizioni.
La scelta dei finalisti non si è fatta attendere: il giorno dopo, infatti, sono usciti i nomi dei cinque finalisti che stasera si daranno battaglia per ottenere la vittoria finale in questa dodicesima edizione della kermesse musicale del nostro ateneo. Si tratta di Gufra, duo acustico che ha deliziato il pubblico della seconda serata con un’esibizione incredibilmente intima e delicata; Soma Butterfly, virtuoso quintetto che ha coraggiosamente portato sul palco un genere non facile ma molto originale, eseguendo alla perfezione una varietà di pezzi jazz; L’Opera di Amanda, uno dei gruppi più interessanti sulla scena trentina, che aveva aperto la terza serata con una performance alt-rock carica d’atmosfera; gli Humus, i vincitori della terza serata, autori di un rock “duro e puro” incredibilmente energico; e The Indigo Devils, simpaticissimo quintetto blues che aveva trasportato la platea in un diner americano degli anni ’50 grazie alle loro sonorità.