5xmille, donazioni e lasciti: tanti modi per raccogliere fondi per la ricerca di UniTrento
La ricerca scientifica conta sempre di più sulla cittadinanza. Per attingere a una fonte importante di risorse, ma soprattutto per coinvolgere e responsabilizzare la popolazione. Tecnicamente si chiama “fundraising” e indica le politiche che vengono messe in atto per “raccogliere finanziamenti”. Una strada consolidata in altre realtà, come gli Stati Uniti, e ora si inizia a percorrere anche in Italia. Le forme possono essere diverse, così come l’impegno, ma la cifra è sempre la stessa: ricercatori che portano avanti i loro studi sentendo e avendo al proprio fianco donne e uomini che credono nel bene collettivo che deriva dal progredire del sapere.
Una parte del 5xmille che i contribuenti hanno destinato all’Università di Trento si è trasformata in un assegno di ricerca per sviluppare protesi di mano, funzionali e a basso costo, per bambini. L’attività sarà svolta per un anno, al Dipartimento di Ingegneria Industriale. Le protesi tecnologicamente avanzate sono in genere molto costose. Lo scopo è ottimizzare il processo e i materiali per realizzare protesi di mano di buona durabilità, ma a basso costo (circa 20 euro).
Il progetto è nato pensando a Paesi nei quali l’amputazione degli arti è un fenomeno che colpisce molti bambini per motivi legati alla diffusione del lavoro minorile e alla scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro, a eventi bellici e alla diffusione di mine antiuomo, a malformazioni genetiche. Il gruppo di ricerca, oltre a ottimizzare le tecniche di produzione, donerà le protesi realizzate a bambini di Paesi colpiti da eventi bellici e in generale a coloro che non beneficiano di assistenza sanitaria.
L’altra parte del 5xmille dei contribuenti donato all’Ateneo è, invece, stata utilizzata per finanziare un assegno di ricerca di durata annuale al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, in particolare al Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab). Il laboratorio, da un paio d’anni, ha attivato un intervento intensivo precoce rivolto a bambini di età inferiore ai 3 anni, con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), attraverso tecniche riabilitative (musicoterapia e logopedia) e tecniche psico-educative.
I ricercatori intendono procedere alla modellizzazione del trattamento per il quale il Laboratorio si sta facendo promotore con l’obiettivo di poter condurre una ricerca su tale modello per poi esportarlo sull’intero territorio nazionale.
La diagnosi di tipo funzionale è volta a evidenziare le competenze e le difficoltà di ogni soggetto con DSA, allo scopo di individuare in modo oggettivo il percorso di trattamento e valutarne nel tempo i risultati. Il profilo funzionale viene elaborato sulla base di strumenti osservativi specifici e di analisi del comportamento che valutano: l’intelligenza e lo sviluppo cognitivo, la coordinazione viso motoria, le capacità di attenzione, le funzioni esecutive, la abilità legate all’apprendimento del linguaggio, la memoria e l’adattamento sociale. Il Laboratorio incentra la sua ricerca sullo studio degli indicatori precoci come elemento fondamentale per la diagnosi precoce e l’attivazione di interventi individualizzati.