Perdendosi tra le vie di Kaunas

Incontro Laura, una studentessa di Giurisprudenza, al piano terra della facoltà di Lettere. Mi viene incontro sorridendo, infagottata nel suo cappotto pesante. Siamo subito a nostro agio, la sua voce appassionata mi accompagna in un tour quasi completo dell’Est Europa, dove ha trascorso diverso tempo.
Laura è stata in Erasmus quattro mesi, è partita a fine agosto ed è tornata a casa per le vacanze di Natale, ha vissuto a Kaunas, la seconda città della Lituania per numero di abitanti, situata a ovest della capitale Vilnius.
“La città è mediamente piccola, molto tranquilla”, mi racconta, “alloggiavo in centro e uscivo spesso a piedi da sola. Non ho mai avuto motivo di temere nulla. La sua estrema comodità sta nell’avere tutto a portata di mano, l’Università è collocata nel centro città ed è facilmente raggiungibile a piedi, tranne Giurisprudenza: per andare alla mia facoltà dovevi ovviamente prendere l’autobus!”. Ride, perdendosi nei suoi ricordi.

Lituania… Come mai questa meta?
“Ho scelto questa città in modo molto casuale. E’ una parte dell’Europa che ho sempre mal considerato e che invece ha moltissimo da offrire! Non potevo scegliere meta migliore!”.
La Old Town di Kaunas è situata nel punto di confluenza dei fiumi Nemunas e Neris dove questi ultimi, insieme all’antico castello (di cui rimane solo la torre) e all’immenso parco, creano un’atmosfera magica.


“Era il posto dove preferivo guardare i tramonti, osservavo rapita i riflessi del sole sull’acqua dei fiumi”, mentre lo racconta gli occhi le brillano ancora.
Una delle vie più imponenti della città collega la parte nuova di Kaunas alla Old Town, dove si possono ammirare numerose chiese e grandi costruzioni dai mattoni rossi, tipici della tradizione architettonica del luogo. Di recente è iniziata una massiccia riqualificazione della città, forte anche della candidatura di Kaunas a capitale europea della cultura nel 2022.

“Tratto singolare delle zone periferiche è senz’altro l’architettura in legno delle abitazioni.”, mi racconta Laura, “ho avvertito un forte contrasto tra queste ultime e le enormi strutture di cemento di impronta tipicamente sovietica. Ci sono veramente tanti edifici abbandonati e lasciati al degrado, ma il grigiore cittadino si combatte con la cultura dei graffiti. Ne ricordo due in particolare: uno è un enorme elefante rosa, l’altro un uomo con una specie di pipa gigante”.

“Anche il modo di vivere le strade è molto differente rispetto a quello occidentale: per le vie del centro non ci sono negozi di abbigliamento come li intendiamo noi, quelli si trovano nei centri commerciali. Certo, ci sono pur sempre alcuni negozietti che vendono i loro vestiti tipici ma sono negozi per persone… anziane, diciamo!”- mi dice ridendo di gusto.

In quale luogo in particolare mi porteresti, se volessi gustarmi l’anima della città?
“Personalmente adoravo guardare il panorama dalla parte alta della città, raggiungibile tramite una funivia. Lì si erge una chiesa bianca imponente, dal cui tetto si può ammirare tutta la città. Una meraviglia!”.

“Sono rimasta molto colpita anche dalla “Hill of crosses” (Collina delle croci), uno dei posti più suggestivi della Lituania. Sull’altura, situata nelle vicinanze della città di Šiauliai, sono state piantate nel corso degli anni circa quattrocentomila croci. Era freddissimo quando ci sono stata, il che rendeva il luogo ancora più mistico ed inquietante!”.

Particolarità della Vytautas Magnus Universitetas, fondata nel 1922, è la formazione basata sulle “artes liberales”: ogni studente ha l’obbligo di sostenere alcuni esami di facoltà differenti dalla sua, per conseguire una formazione a tutto tondo.
“Sono molti gli studenti Erasmus presenti in città. Ci incontravamo tutti in un bar nella via principale (Laisves Aleja), era d’obbligo! Vendevano la loro meravigliosa birra ad un euro!”
“Il karaoke era un luogo di ritrovo e di scambio tra studenti lituani e studenti Erasmus. Ci si ritrovava in un locale al quinto piano da dove si poteva osservare la città immersa nell’atmosfera notturna: uno spettacolo incredibile.”

Il cibo com’era? (Perdona la domanda tipicamente italiana)
Ride dicendomi: “Ti assicuro che l’unica cosa che mi mancava dell’Italia era la pizza! Vicino casa mia c’era un locale frequentato solo da lituani: le specialità della casa erano delle frittelle ripiene di qualsiasi cosa, dai funghi alla carne. Il prezzo del cibo è davvero bassissimo infatti con massimo tre euro mi ritrovavo a dover rotolare per uscire dal locale! La loro cucina è improntata soprattutto su piatti a base di patate e carne; mangiare era un’ottima occasione per stare al caldo!

Un altro posto dove andavo spesso a mangiare era una specie di mensa, conosciuta grazie ad un ragazzo lituano, che si trovava in una casa abbandonata. Entrando pareva d’essere tornati indietro di quarant’anni, il mobilio e il locale trasudavano tradizione e semplicità e ovviamente nessuno comprendeva una sola parola d’inglese!”

Hai notato differenze nelle relazioni interpersonali rispetto all’Italia?
“Le persone sono molto diverse da noi, mi hanno stupita in modo largamente positivo. Ad un occhio esterno e poco attento possono sembrare chiuse nei confronti degli stranieri, ma in realtà hanno solo un modo differente (e forse un po’ più rude) di avvicinarsi. C’è stato un episodio in particolare: mi ero trasferita da poco, non sapevo una sola parola della loro lingua e nessuno sembrava saper comprendere il mio inglese. Sperduta e titubante sono salita su di un autobus e chiesi all’autista, spiccicando quelle due parole di lituano che mi erano rimaste più impresse, se quello fosse l’autobus giusto. La donna alla guida non sembrava capire, facendomi dei cenni con la testa che io interpretai come dei segni di diniego. Scesi dall’autobus confusa, quando all’improvviso mi sentì strattonare una spalla, mi girai e vidi l’autista (un donnone il quadruplo più grosso di me) che con un gesto repentino mi riportò di peso sull’autobus e mi fece sedere. Non capì assolutamente cosa stesse succedendo né dove mi stessero portando, ma almeno stavo andando da qualche parte!”. Ridiamo insieme, poi riprende: “Dopo qualche fermata l’autista, con gran poca delicatezza, mi spinge giù dal veicolo, consegnandomi nelle mani di un’anziana signora che mi ha accompagnata esattamente dove dovevo arrivare.” Sorride.
“C’è un notevole scontro generazionale: gli anziani sono spesso nostalgici nei confronti del vecchio regime, mentre i giovani, forse perché nati in uno stato già indipendente, non lo rimpiangono affatto. Lo stesso sentimento è condiviso anche nelle altre due Repubbliche Baltiche, per esempio: in Lettonia esiste addirittura una vecchia città dell’Unione Sovietica completamente abbandonata dalla popolazione ed il cui accesso è limitato. I giovani lituani tengono molto alla loro indipendenza, ho percepito il rigetto che hanno verso la vecchia URSS, dalle conversazioni politico-sociali a cui ho preso parte. C’è persino un posto (Parco di Grutas) dove sono stati raccolti, e abbandonati, i busti di Marx, Lenin e Stalin presenti sul territorio!”.

Laura poi mi mostra delle foto che la ritraggono in paesi diversi: “Durante il mio soggiorno a Kaunas ne ho approfittato per viaggiare molto. Sono stata in Lettonia, in Finlandia, in Polonia e in Russia, la mia preferita in assoluto in quanto a maestosità e bellezza delle città! Sono tutti paesi svalutati da sempre e che presentano invece una grande varietà di attrazioni artistiche e culturali, grazie ad un patrimonio storico non indifferente. Poi ho visitato l’Estonia, è stato il mio primo viaggio completamente sola, un’esperienza bellissima: ha significato davvero molto per me.”


E’ stata per te una valida esperienza formativa?
Alla mia domanda sorride, un po’ nostalgica: “Sì, tantissimo! Dovrò per forza tornarci, in un modo o nell’altro”.


Un periodo di studio all’estero è indubbiamente un valore aggiunto: dal punto di vista prettamente scolastico possiamo arricchirci imparando un nuovo metodo di studio che possa ampliare le nostre capacità cognitive.  
A livello personale due sono i punti fondamentali: da una parte uscire dalla nostra comfort-zone ci permette di avere una percezione più profonda delle nostre risorse e dei nostri limiti; dall’altra ci consente di sviluppare una comunicazione interculturale non indifferente, abbattendo le barriere del pregiudizio attraverso la conoscenza reciproca.
Il tempo limitato della nostra permanenza in un paese straniero è forse la spinta più grande al cambiamento, e perdersi nei propri pensieri mentre la notte si cammina lungo le strade della Old Town di Kaunas è un’esperienza a dir poco stupefacente.
Ahimè per ogni viaggio, interiore o fisico che sia, c’è una controindicazione: una volta assaporata dalla fonte la meraviglia della conoscenza non ci si accontenta più, ma non è forse questo vivere?


Alessia Cornella

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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