Vedremo aumentare i migranti o avrà ragione l’UE?

di Sofia Giunta

 

Si sta discutendo in questi giorni – nonostante il tema sia stato collocato sotto i riflettori dell’opinione pubblica da qualche mese e abbia cominciato ad allarmare politici come organizzazioni per la difesa dei diritti umani, operanti sul territorio già dal dicembre 2016 – un altro controverso capitolo delle relazioni tra Egitto e Unione Europea : riguarda l’idea da parte dell’Ue di rafforzare la cooperazione con Il Cairo in termini di politiche migratorie.

 

Già molto prima delle primavere arabe, prima ancora che scoppiasse la cosiddetta “crisi dei migranti”, l’Italia in particolare aveva siglato un protocollo d’intesa con il colonnello libico Muammar Gheddafi, e, secondo quanto riportato da Internazionale,

[…] tra il 2006 e il 2011 Gheddafi ricevette miliardi di euro sotto forma di aiuti per lo sviluppo e, in cambio, fece da guardiano ai confini dell’Europa.

 

Ora l’Unione Europea, come accadde al tempo nelle relazioni con il regime libico, è intenzionata ad avvicinarsi sempre più ad Al-Sisi,

[…] nonostante le violazioni dei diritti umani commesse nel paese e la repressione della società civile.

 

Un documento informale recentemente trapelato dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) lascia intendere che sarebbe preferibile, se non irrinunciabile – secondo i vertici Ue – contenere il più possibile il numero di profughi provenienti dalle coste egiziane, assecondando la prospettiva secondo cui per carenza a. di infrastrutture, b. lavori stabili e c. povertà diffusa, tale numero potrebbe crescere in maniera esponenziale. Un accordo simile a quello sui migranti concluso con la Turchia l’anno scorso viene chiesto a gran voce soprattutto dal governo tedesco, che ritiene fondamentale un’intesa con i paesi nordafricani per superare al meglio la situazione di emergenza.

 

Il programma di cooperazione con l’Egitto prevederebbe un ammontare totale di 11 milioni e mezzo di euro, per il “rafforzamento delle politiche egiziane sulla migrazione” da un lato e l’accrescimento della “protezione e le opportunità socioeconomiche per i migranti reali i potenziali, rimpatriati o profughi in Egitto” dall’altro. Il Potenziamento della risposta alla sfide poste dalla migrazione all’Egitto (Ermce la sigla in inglese) è momentaneamente stato sospeso per “mancato accordo sui contenuti”, ma non mancano a livello di istituzioni europee le voci in forte disaccordo: Marie Martin, funzionaria di Bruxelles che si occupa di politiche migratorie e asilo politico nella rete euromediterranea per i diritti umani, afferma infatti che “Il Cairo sta sfruttando molto la presenza di migranti nel paese, sbandierandola come un minaccia” e ancora, che vi sia una reale “volontà dell’Egitto di rafforzare il suo profilo internazionale.”

 

I dati dell’Unhcr evidenziano come, durante l’anno appena trascorso, la crisi migratoria sia stata tutt’altro che risolta e al contempo i numeri degli ingressi dei migranti in Europa siano tutt’altro che diminuiti: si parla di 400.000 persone solamente nel 2016. È evidente quindi come le soluzioni migliori da ricercare e attuare debbano essere ancora trovate dai vertici di Bruxelles: siamo davvero disposti a scendere a patti, in una situazione del genere, con il governo del Cairo, nonostante la crescente repressione delle organizzazioni della società civile e di numerosi attivisti per diritti umani? Siamo davvero disposti a “chiudere un occhio” per un accordo che potrebbe sì, rendere difficoltosa la partenza di migranti dalle coste egiziane, ma a costo di vederli imprigionati per un tempo indeterminato? Forse, lo scopriremo solo tra qualche mese.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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