Perché la destra francese fa così paura?
Perché la destra francese fa così paura?
Scritto all’inizio della campagna elettorale da Simon Besnier, studente francese in erasums presso la facoltà di Sociologia a Trento.
Essendo francese, mi si chiede spesso cosa penso dell’attuale situazione politica del mio Paese e, soprattutto, se è possibile che Marine Le Pen, leader dell’estrema destra in Francia, divenga il futuro Presidente della Repubblica.
Le elezioni presidenziali inizieranno ad aprile e la campagna elettorale è già iniziata. Sono le elezioni più importanti in Francia e saranno seguite, appena un mese dopo, dalle elezioni legislative, che consentiranno di comporre il nuovo Parlamento. Le probabilità che Marine Le Pen ha di vincere queste elezioni preoccupano molto non solo la Francia, ma anche altri paesi europei. Ma perché l’estrema destra francese fa cosi paura?
Perchè non è stata mai così vicina ad una vittoria.
L’estrema destra francese, con il suo partito leader, Front National, è sempre stata molto controversa. Tuttavia, da una ventina d’anni, Front National ha cominciato ad ottenere piccole vittorie elettorali durante le elezioni municipali o locali.
Questo fino al 2002, quando Jean-Marie Le Pen, candidato del FN alla presidenza della Repubblica e padre dell’attuale leader Marine, arriva al secondo turno elettorale contro il repubblicano Jacques Chirac, già presidente dal 1995, nonché due volte primo ministro e sindaco di Parigi per quasi vent’anni (1977-1995). Nessuno si aspettava un risultato simile, tantomeno la sinistra, che aveva scommesso tutto sul primo ministro socialista Lionel Jospin.
Lo shock dei francesi per la possibile vittoria di un partito noto per le sue posizioni negazioniste, razziste, protezioniste, anti-parlamentari, sessiste e omofobe non è durato a lungo. Sembra che i francesi dimentichino in fretta quando si tratta di politica (ne è riprova la sfiorata rielezione di Nicolas Sarkozy – presidente che è riuscito a soffocare la crescita economica della Francia e durante il cui mandato si è visto un importante aumento della disoccupazione – alle primarie del centro-destra francese, poi vinte da Francoise Fillon).
Oggi, è la figlia di Jean-Marie Le Pen, Marine Le Pen, ad assumere la direzione del FN e ad essere candidata alle elezioni presidenziali. Nel 2012, Marine Le Pen è arrivata terza al primo turno dell’elezione presidenziale. Il FN ha ottenuto importanti vittorie durante le elezioni municipali e dipartimentali (equivalente francese delle amministrative italiane) nel 2014 e nel 2015.
Perchè è parte della più ampia e attuale tendenza nazionalista europea.
Dopo la Brexit, la potenziale vittoria del FPÖ di Norbert Hofer alle elezioni presidenziali in Austria (scongiurata con la vittoria al ballottaggio del candidato verde Alexander Van der Bellen), i risultati dei populisti tedeschi dell’Alternative für Deutschland alle elezioni amministrative e la sfiorata vittoria dell’islamofobo ed euroscettico PVV di Geert Wilders nei Paesi Bassi lo scorso 15 marzo (per non parlare della vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti), l’estrema destra francese sta prendendo fiducia e vede la possibilità di una vittoria sempre più vicina e raggiungibile.
Marine Le Pen ha avviato una fitta rete di relazioni fra le destre europee, come dimostra l’incontro dei leaders populisti tenutosi a Coblenza, Germania, il 21 gennaio, sperando di ottenere il sostegno di queste alle prossime elezioni francesi.
Ad incoraggiare il fronte ultranazionalista in Europa sono stati soprattutto due grandi risultati elettorali: la Brexit, primo caso di fuoriuscita di uno stato membro dall’Unione, e, oltreoceano, la vittoria di Donald J. Trump alle presidenziali statunitensi.
La campagna pro-Brexit è stata condotta con fermezza e determinazione da quell’ala della politica britannica che fa del protezionismo economico e politico (No Euro, No UE) due dei propri pilastri programmatici, valori egualmente condivisi e presenti nel programma politico del Front National francese.
Quello che tuttavia gli oppositori accusano maggiormente all’estrema destra francese è la sua mancanza di capacità e professionalità politica dei suoi membri. Il Front National nasce dalla volontà di una cricca di ex-militari, nostalgici del glorioso passato coloniale francese.
Un partito, questo, che ha sempre rappresentato un’esigua opposizione (e per questo spesso poco tenuto in considerazione nonostante le sue dichiarazioni estremiste e intolleranti), i cui membri mai finora hanno ricoperto cariche politiche di alto livello.
Per questo sono in molti a ritenere il FN una semplice forza di opposizione, espressione di risentimento, critica e disaffezione verso la politica francese, ma di fatto non portatore di vere soluzioni politiche realizzabili.
Perchè il Front National seduce sempre più.
Dalla sconfitta elettorale di Jean-Marie Le Pen nel 2002, il volto del Front National è molto cambiato. Che a livello di sostanza sia egualmente vero, questo è ciò che piace dire ai responsabili del partito. Marine Le Pen e i suoi consiglieri hanno dato al partito una nuova immagine, procedendo ad un lento e minuzioso iter di occultamento del suo passato tumultuoso e controverso. In Francia, questa trasformazione del Front National è chiamata dédiabolisation (de-demonizzazione).
Molti portavoce e dirigenti del FN, sostenitori di posizioni antisemite e razziste, sono stati congedati e lo stesso vecchio leader, Jean-Marie, fondatore del partito e padre di Marine, è stato espulso dal partito. Il nuovo FN vuole trovare il proprio posto nella Francia repubblicana. Il FN, prima fiero di non essere politicamente corretto, si è dato al populismo. Il programma di Marine Le Pen difende dei valori sociali e un protezionismo “vantaggioso”. Questo è ciò che seduce sempre più francesi, fra cui anche vecchi militanti di sinistra e socialisti.
Certo, essi non hanno capito che dietro alle belle promesse vicine alla socialdemocrazia si nasconde una volontà di distruzione di servizi pubblici e un irrigidimento del welfare state.
Il FN, quindi, attira consensi a sinistra, fra i delusi dal Parti Socialiste e da François Hollande, come a destra, fra i delusi dalla destra molle di Nicolas Sarkozy. Marine Le Pen rastrella ai margini dell’elettorato e guadagna consensi.
La dédiabolisation di cui sopra, non ha tuttavia impedito al Front National di rinunciare ai temi da sempre cari, come la lotta all’immigrazione e l’intolleranza religiosa. Il suo pubblico più fedele resta perciò quello delle persone spaventate dall’immigrazione e dei più conservatori. Marine Le Pen sa tenerseli ben stretti, portando avanti una strategia della paura: ciò che i francesi temono, viene trasformato in promessa da campagna elettorale. Dietro alla volontà di lottare contro il terrorismo si nasconde un odio quasi palese verso l’Islam, così come dietro all’euroscetticismo si trova il rifiuto dell’immigrazione. Questa strategia, avente come scopo quello di svegliare le paure latenti degli elettori, si sa essere pericolosa: votare in base ai propri timori non fa altro che condurre a scelte estreme e irrazionali.
Perchè non sembra esserci una vera opposizione al Front National.
La situazione politica in cui si trova la Francia attualmente non ha precedenti: il partito al governo, il Parti Socialiste, ha poche possibilità di vincere le nuove elezioni presidenziali e parlamentari, perché la grande maggioranza dei francesi è delusa dalla politica di François Hollande e del suo primo ministro Manuel Valls. Gli altri partiti di sinistra sono troppo piccoli per vincere, tanto che che il FN non sembra preoccuparsi della sinistra, che, al contrario, gli sta permettendo di sperare di andare al secondo turno. A destra, i militanti del partito Le Républicains hanno scelto François Fillon come candidato. Come Nicolas Sarkozy, candidato sfidante alle primarie del centrodestra, Fillon viene dalla destra forte, la destra che difende una certa politica protezionista per lottare contro l’immigrazione e gli eccessi di assistenza pubblica, come Le Pen. Ma Fillon rappresenta una vecchia destra, liberale e vicino al thatcherismo. Per cinque anni è stato primo ministro di Nicolas Sarkozy, rimanendo assai poco popolare. Si può dire quindi che non incarni né una valida alternativa, né una promessa di cambiamento, mentre Le Pen appare come un’alternativa ai socialisti e alla destra, dopo che entrambi hanno deluso il popolo francese per dieci lunghi anni.
La destra francese si è poi divisa dal 2012 e diversi attori competono per la leadership, facendo sì che François Fillon non sia supportato nemmeno dall’intera militanza di centro-destra.
È già chiaro che in caso di vittoria di Marine Le Pen, molti politici di destra si affretteranno a formare un governo di unità nazionale, lasciando i banchi dell’opposizione, per scongiurare una deriva ultranazionalista.
Perché la vittoria di Marine Le Pen nel 2017 farebbe precipitare la Francia in un caos legislativo.
La maggior parte dei commentatori politici francesi concordano sul fatto che, anche se Marine Le Pen vincesse le elezioni presidenziali, non vincerebbe le elezioni legislative. Un mese dopo la sua vittoria, Le Pen sarà costretta a formare un governo di coalizione con i vincitori delle elezioni parlamentari. Se la destra vince le elezioni, Marine Le Pen certamente sceglierà un membro della destra forte come Primo Ministro. Ma con assoluta probabilità il parlamento si opporrà spesso alle proposte di legge del governo e si creerà così una frattura tra governo e parlamento. Questa situazione di stallo politico e costituzionale avrà certamente delle conseguenze sulla politica interna ed estera del Paese, mentre la Francia è impegnata in conflitti internazionali (Siria, Sudan), resta un pilastro della cooperazione europea e deve adattarsi alla crisi economica in peggioramento in Europa.
La grande incognita nell’equazione che mette in relazione estrema destra e accesso al potere è il modo in cui Marine Le Pen gestirà il Paese. Se è chiaro, come detto in precedenza, che il Front National possegga pochi membri in grado di condurre una politica nazionale ed essendo il programma della Le Pen preoccupante per il suo populismo e protezionismo esasperati, il governo di estrema destra dovrà comunque rispettare tutti i principi costituzionali repubblicani e democratici ai quali i francesi sono intimamente legati. L’enorme paradosso tra ciò che il FN propone e la fattibilità di un simile programma porteranno certamente, in caso di vittoria di Marine Le Pen, al caos nella politica interna francese.
Quali conseguenze per l’Europa e l’Italia?
Il blocco causato dai bisticci che verrebbero a crearsi tra l’esecutivo e il parlamento e la fattibilità delle promesse del partito fanno certamente da ostacolo ad una politica populista e ad una deriva protezionista in Francia. Tuttavia, ci sono dei mezzi costituzionali per ignorare e imporre una riforma o una legge al parlamento. Gli ultimi due presidenti François Hollande e Nicolas Sarkozy hanno entrambi utilizzato questi strumenti molte volte. Marine Le Pen non rinuncerà certo a fare lo stesso. Da molti anni, Le Pen lotta per l’uscita dalla comunità economica europea e il ritorno alla vecchia moneta francese, il Franco. Marine Le Pen è anti-europeista e ha già iniziato una campagna per una Frexit. Oltre a rompere i legami diplomatici con gli altri paesi europei, il protezionismo porterà l’estrema destra, qualora questa salga al potere, ad uscire dal commercio europeo e transatlantico. Ciò rappresenterà una grave perdita per le esportazioni francesi, ma anche per le importazioni dalla Germania, la Spagna e l’Italia: i principali esportatori di prodotti verso la Francia. L’economia e il commercio non sono i soli domini che rischiano di essere colpiti dal protezionismo francese. La cooperazione internazionale in materia di difesa sarà certamente anch’essa messa in discussione. Marine Le Pen è contro il mantenimento della Francia nella NATO, volendo invece rinforzare le misure anti-terrorismo. Questo paradosso si trova anche nella sua politica anti-immigrazione, credendo di poter portare avanti una politica migratoria (o meglio, anti-migratoria) senza ricorrere a mezzi e sostegno della comunità europea.