Cammino.
Cammino.
Il cielo è contorto, spesso, pesante.
Le persone scorrono frenetiche accanto a me, cariche delle loro vite e delle loro storie.
Nessuno conosce la storia dell’altro.
Forse è un unico fiume che scorre in direzioni differenti.
Forse più fiumi confusi che si incrociano: acque che si mischiano.
Forse fiumi paralleli che invece non si intrecciano: acque che passano l’una accanto all’altra.
Chissà quali le direzioni di tutti questi fiumi, chissà per che luoghi sono passati.
Io cammino lentamente, annaspando.
Sono una bolla che non riesce a calarsi nelle profondità del proprio fiume.
Allora guardo il cielo ormai plumbeo e le prime gocce, una alla volta, cominciano a bagnarmi il viso.
Dopo quanto tempo la stessa molecola
d’acqua tornerà nello stesso fiume una seconda volta?