Matchmaking: l’appuntamento al buio degli organi umani
TRENTO – Immaginate di avere bisogno di un rene. E che vostra madre, o vostro padre, fratello, sorella o zia, voglia donarvi il suo, perché vi ama e l’amore regala ma non compra. Ponete il caso che il vostro rene, quello che vi verrà donato, curandovi un po’ con la medicina per il corpo (il trapianto) e un po’ con quella per l’anima (l’amore), non possa esservi donato, perché voi e vostra madre, sorella, fratello, parente, avete due tipi di sangue diversi e NON compatibili. Voi rimanete malati, perché i reni non sono come tutto il resto, non potete comprarli, dovete aspettare che qualcuno vi doni il suo.
Ora immaginate che ci sia un’altra persona, non importa se la conoscete o meno, che sia nella vostra stessa situazione, anche lui malato. E se la divina provvidenza decidesse che il sangue del vostro parente fosse compatibile con quello del donatore del secondo soggetto in attesa di un rene e che il sangue del suo parente fosse compatibile con il vostro? Si potrebbe fare una donazione incrociate di reni e salvare due vite.
E se creassimo un “mercato delle donazioni”? Potremmo non parlare di divina provvidenza ma di progresso?
È uno degli aspetti analizzati da uno degli ospiti più illustri presenti al Festival dell’Economia, in corso a Trento: Alvin Roth, premio Nobel per l’economia nel 2012. Professore sia a Stanford sia a Harvard, ha condotto numerosi studi sul “market design”: su come i mercati possono essere gestiti in modo da soddisfare nel miglior modo possibile le esigenze di tutti i soggetti coinvolti.
L’attenzione di Roth si è rivolta, in particolare, a quelli che vengono definiti “matching market”, i mercati dove non basta scegliere un “prodotto” o un “bene” da acquistare ma bisogna “essere scelti” dal bene stesso. Sembra una situazione paradossale, eppure ci sono innumerevoli esempi. È ciò che accade nelle università americane. Lo studente compila una richiesta d’ammissione (e quindi fa un’offerta per un bene, l’istruzione) ma deve venire scelto dal bene stesso (l’università).
Tre sono stati gli incontri al Festival in cui il professor Roth ha cercato non solo di spiegare la sua teoria, illustrata anche nel suo ultimo libro, “Matchmaking. La scienza economica del dare a ciascuno il suo”.
Il primo si è svolto al teatro sociale di Trento giovedì 1 giugno, il secondo nell’aula magna di Giurisprudenza, venerdì 2 giugno, il terzo nella sala Depero del palazzo della provincia, sempre venerdì.
I tre incontri hanno approfondito aspetti che, sebbene diversi, sono strettamente collegati fra loro e indispensabili per comprendere le teorie e le idee elaborate da Roth.
Il primo ha trattato delle problematiche collegate agli espianti e ai trapianti di organi e in particolare dei reni. Il secondo è stato un dialogo tra Roth e Dino Gerardi, mediato da Tonia Mastrobuoni. Il terzo ha analizzato la possibilità e le problematiche legate alla creazione e relativa gestione di mercati per il corpo umano.
Roth ha spiegato l’idea di un “global exchange program” per la donazione dei reni, un sistema che permetta a donatori e riceventi compatibili d’incontrarsi e salvarsi. Senza dover ricorrere al mercato nero di organi umani che è, troppo spesso, l’unica alternativa per chi non può permettersi di pagare le cure. Soprattutto nel caso di dialisi per periodi lunghi, dettati dalla interminabile lista d’attesa per la ricezione di un rene, che deriva a sua volta dalla sproporzione fra pazienti richiedenti un rene e donatori disponibili.
La risposta al dilemma sulle donazioni di organi e reni sembrerebbe facile, immediata e sicura, tuttavia ci sono una serie di condizioni che un mercato impossibile (un mercato senza denaro e senza prezzi) deve soddisfare per poter effettivamente funzionare.
Dino Gerardi, professore a Yale e al collegio Alberto Carlo, ha elencato una serie di presupposti o sistemi correttivi che i mercati dovrebbero presentare. Si parte dalla densità, a cui corrisponde la possibilità di poter trovare una controparte che soddisfi le esigenze che le vengono richieste da chi contratta. Il mercato non deve essere congestionato, le transazioni devono essere rapide. Ma allo stesso tempo dev’essere semplice e sicuro. Non devono essere affidate agli agenti delle scelte che potrebbero determinare errori. Infine, i risultati devono essere stabili e quindi assicurare la felicità dei contraenti.
Il professore ha anche elencato una serie di punti critici che potrebbero comunque presentarsi in un mercato impossibile. Nei mercati troppi densi, infatti, gli agenti tendono ad agire troppo velocemente.
Una delle possibili soluzioni potrebbe essere la creazione di camere di preferenza che permettano alle parti di avere risultati stabili. Con la certezza che la conclusione o meno del loro scambio sia dovuta alla corrispondenza o meno dell’incontro delle rispettive volontà.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la percezione sociale che inevitabilmente accompagna la discussione sui mercati d’organi umani. Sono presenti, infatti, non solo mercati impossibili ma anche mercati ripugnanti, caratterizzati e impregnati da un alto grado di valore etico. L’aggettivo ripugnante non si riferisce a una valutazione negativa ma sottolinea solo il fatto che mercati di questo tipo sono accettati da certe società e rigettati da altre. Ad esempio il mercato degli uteri in affitto è accettato in alcuni stati statunitensi ma rigettato in Italia. Il mercato di organi è rigettato in tutto il globo, tranne che in Iran.
È urgente che i governi mondiali s’interroghino sulla possibilità di legalizzare il mercato di organi per una serie di ragioni politiche ma anche umane. Spesso chi ricorre ai mercati neri non lo fa per favorire la criminalità organizzata o con motivazioni fraudolente o truffaldine ma perché è l’unica alternativa possibile.
La maggior parte dei pazienti in attesa di ricevere un organo non ha i soldi per mantenere i costi della dialisi e si trovano costretti a stroncare una soluzione per sopravvivere ed evitare che la loro condizione clinica diventi una sentenza di condanna a morte.
La salute disuguale passa anche dai (non) mercati, dalle mancate regolamentazioni e dall’assenza di limiti o controlli, scavalca qualsiasi teoria economica per insinuarsi nell’imprevedibilità della vita.
L’ideazione di un mercato di organi potrebbe contribuire al benessere degli Stati, come successo per la legalizzazione delle droghe leggere? Ma anche, e soprattutto, potrebbe garantire il benessere delle persone? È il momento d’iniziare a rifletterci.