La provincia di Trento ha presentato il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccini
TRENTO – Il 23 giugno 2017 la giunta delle Provincia autonoma di Trento ha recepito il Piano nazionale di prevenzione vaccini introdotto con il decreto legge 7 giugno 73/2017. Il piano prevede, secondo quanto riportato dal comunicato n. 1707 sul sito della Provincia, un aggiornamento del calendario provinciale di vaccinazioni.
In particolare le principali novità sono l’introduzione della vaccinazione antirotavirus per tutti i nati a partire dalla coorte 2018, la vaccinazione universale degli undicenni a partire dal 2018 con vaccino HPV (Human Papilloma Virus) 9-valente (anziché con il vaccino HPV 4-valente) e la vaccinazione nei quindicenni dal 2018 antipolio-difterite-tetano-pertosse (anziché con il vaccino antidifterite-tetano-pertosse).
Tutte queste nuove vaccinazioni saranno gratuite per i nuovi nati soggetti all’obbligo vaccinale. L’obbiettivo del decreto è quello di portare i livelli di copertura vaccinale al 95%, valore che secondo l’OMS garantisce un efficace effetto gregge con conseguente tutela anche dei soggetti immunodepressi o allergici (che ricordiamo per l’OMS sono intorno al 95%). Attualmente i valori di copertura sono troppo bassi come nel caso del morbillo, la cui copertura vaccinale è del 87,3%. I casi registrati nei primi mesi del 2017 ammontano a 2851 in aumento del 500% rispetto ai casi registrati nel medesimo periodo lo scorso anno.
(fonti del ministero dell’interno: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_2967_listaFile_itemName_3_file.pdf)
L’assessore Zeni ha inoltre dichiarato “come amministrazione provinciale ci siamo posti fra gli obiettivi quello di affiancare all’obbligo un’adeguata attività di comunicazione, che coinvolga Azienda sanitaria, scuola e, soprattutto, famiglie, per consentire ai cittadini di poter accedere a una corretta informazione e comprendere gli effettivi risultati delle vaccinazioni.”
Gli obblighi coercitivi non sono utili infatti se non si accompagnano a un’adeguata opera di informazione/educazione dei cittadini, oggi troppo spesso in balia di informazioni imprecise o errate reperibili su internet o propugnate da persone dalle dubbie competenze. E’ infatti sufficiente leggere i commenti presenti sotto il post che dà notizia del comunicato sulla pagina facebook ufficiale della provincia.
Accanto a commenti positivi per la notizia si accompagnano deliri frutto di ignoranza o di semplici dietrologie. Da chi ipotizza un coinvolgimento delle case farmaceutiche che intenderebbero lucrare sulla pelle dei bambini, a chi invoca semplicemente il rispetto della libertà di scelta giudicando il decreto incostituzionale, dimenticando che un tale giudizio lo può dare solo la Corte Costituzionale.
Al di là delle polemiche degli antivaccinisti, il tema dei vaccini deve coinvolgere anche noi universitari. In quanto giovani adulti molto spesso non siamo stati vaccinati per malattie la cui vaccinazione è ora obbligatoria. In particolare il vaccino del papilloma virus, un virus la cui principale fonte di trasmissione è per via sessuale e che è noto ai più per essere la principale causa del tumore al collo dell’utero. Un problema quindi che viene percepito come di interesse femminile.
Non a caso, l’obbligatorietà del vaccino riguardava inizialmente le sole ragazze, per poi essere esteso universalmente a tutti gli 11enni, come riportato anche dal comunicato della provincia. Si dimentica però che il virus dell’HPV è anche responsabile di tumori che coinvolgono il cavo orale e faringo-laringeo e che interessano allo stesso modo anche gli individui di genere maschile. Noi universitari non siamo stati sottoposti alla vaccinazione obbligatoria per questo virus, ma prendere in considerazione la possibilità di vaccinarsi sarebbe un atto di rispetto nei confronti di noi stessi e nei confronti degli altri. Infatti, proprio per il suo carattere di malattia venerea le probabilità di contrarre il virus aumentano in maniera lineare all’aumentare dei partner sessuali.
Informiamoci da chi ha le competenze per parlarci di salute. Crediamo alla scienza, non agli stregoni di internet.