Alla vigilia delle elezioni in Germania: una storia già scritta?
Il 2017 è stato, per il nostro continente, un anno di elezioni. Ma se i media nazionali hanno dedicato molto spazio alle sfide per la leadership in Francia e in Regno Unito, lo stesso non si può dire per la Germania, dove i cittadini si recheranno alle urne domenica 24 settembre. Se avete seguito anche solo per pochi minuti la campagna elettorale (o se avete letto lo scorso nostro articolo), potete immaginare perché; ma se siete completamente all’oscuro, ecco un piccolo ripasso.
I contendenti
La cancelliera uscente è, naturalmente, Angela Merkel (della CDU– Unione Cristiano-democratica), che si è ricandidata per un quarto mandato alla guida del suo paese; il suo principale rivale è Martin Schulz, del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), con poca esperienza di politica nazionale ma già presidente del Parlamento Europeo. Accanto ai due favoriti si trovano numerosi partiti minori: Die Linke, una formazione di estrema sinistra con posizioni piuttosto radicali; i Verdi, un partito centrista e ambientalista; il Partito Liberaldemocratico (LDP), una formazione centrista marcatamente liberale; l’Alternativa per la Germania (AfD), un giovane partito di estrema destra, euroscettico e nazionalista.
La strada verso il voto
Partiamo da un riassunto di quello che è successo finora. Rispetto alle elezioni del 2013, vinte da Merkel con ampio margine sui suoi diretti rivali, questa campagna elettorale sembrava profilarsi come ricca di incertezze per vari motivi. In primis, la candidatura di Martin Schulz, ufficializzata all’inizio di quest’anno, aveva generato molto entusiasmo e aveva fatto fare un grosso balzo in avanti nei sondaggi al suo partito. Ma i problemi per la CDU parevano arrivare anche da destra: la gestione della crisi migratoria da parte del governo aveva generato molti malumori all’interno della frangia più conservatrice dell’elettorato, ed in varie elezioni locali AfD aveva ottenuto degli ottimi risultati.
Tuttavia, questa bolla è presto scoppiata. La SPD ha perso delle importanti elezioni in alcuni stati federali e AfD è implosa a causa delle beghe interne tra le correnti del movimento più radicali e quelle più istituzionali. Ovviamente, Merkel ha beneficiato di questo scenario: il suo partito viaggia attorno al 40% nei sondaggi, mentre la SPD è tornata ai livelli antecedenti la candidatura di Schulz (intorno al 25%). I conservatori, dunque, possono essere quasi certi di tornare al potere per un quarto mandato consecutivo.
La campagna elettorale
L’atteggiamento con cui Merkel ha affrontato il voto è stato sicuramente uno degli aspetti più interessanti di questa campagna. Pur arrivando da ben 12 anni alla guida del paese, non si è mai preoccupata di provare a svecchiare o a cambiare il suo messaggio. Alcuni giornalisti hanno soprannominato questo approccio zuppa di lenticchie: non è la cosa più buona del mondo, ma sai esattamente a cosa stai andando incontro. La cancelliera uscente si è mantenuta sempre su posizioni molto moderate, aspettando che fossero gli altri ad uscire allo scoperto: e questa, per vari motivi, si è rivelata una tattica molto intelligente. È importante infatti ricordare che la SPD è attualmente partner della CDU in un governo di coalizione: è dunque difficile attaccare le politiche di Merkel senza assumersi le proprie responsabilità. Inoltre, i due principali partiti sono molto moderati e hanno ideologie tendenzialmente simili: nei dibattiti, Schulz e Merkel parevano spesso avere le stesse idee e le stesse politiche. Per riuscire a proporsi come valida alternativa, il candidato di centrosinistra è stato costretto a differenziare la sua posizione da quella della cancelliera, soprattutto su tematiche come la riforma delle pensioni e la spesa militare; ma raramente è riuscito a mettere la rivale in difficoltà su questi argomenti, e negli ultimi mesi il divario tra le percentuali dei due è rimasto sostanzialmente invariato.
Gli scenari post-elettorali
I partiti minori hanno al momento percentuali simili (attorno all’8-9%): dovrebbero perciò riuscire a superare la soglia di sbarramento, posta al 5%. Il loro risultato sarà particolarmente importante ai fini delle alleanze: la Germania, infatti, ha un sistema proporzionale puro, senza premio di maggioranza. Dunque, per governare, è quasi sempre necessario formare delle coalizioni: ed i risultati dei partiti minori risultano perciò determinanti nel dare una diversa impronta al prossmo governo.
La situazione ideale per la CDU sarebbe riuscire a formare un governo coi liberali di FDP: i due partiti hanno posizioni molto simili su un sacco di argomenti, e perciò governano spesso insieme. Nella scorsa legislatura FDP non era riuscita a raggiungere la soglia di sbarramento, costringendo così la CDU ad un governo di larghe intese con SPD; questo rischio pare tuttavia scongiurato in questa elezione, poiché la formazione guidata da Lindner ha condotto una buona campagna. Sarà difficile, tuttavia, che i due partiti da soli riescano a raggiungere il 50%: se ciò non dovesse accadere, un altro partner di governo potrebbe essere costituito dai Verdi. Sembra sorprendente, ma il partito ambientalista tedesco non è particolarmente schierato a sinistra, come invece accade in altri paesi: a livello locale esso spesso governa assieme a CDU e FDP (alleanza detta “Jamaika-koalition”, dai colori dei tre partiti: nero, giallo e verde). Inoltre, uno dei candidati di spicco del partito (Cem Ozdemir) rappresenta l’ala più conservatrice della formazione, e ciò potrebbe facilitare un’alleanza con Merkel. Tuttavia, l’andamento dei Verdi nei sondaggi è stato incerto e traballante: non è certo che riescano a superare la soglia di sbarramento. Se ciò non dovesse accadere, e se CDU e FDP non dovessero avere voti sufficienti per governare da soli, il partito della cancelliera uscente sarebbe costretto a chiedere a SPD di proseguire con la Grosse Koalition (poiché con la Linke c’è un’incompatibilità ideologica assoluta e AfD non ha intenzione di allearsi con nessuno).
Questo scenario sarebbe assai interessante: darebbe a SPD la possibilità di contare qualcosa e fare valere le proprie idee all’interno dell’esecutivo. Inoltre, essendo “l’ultima spiaggia” per CDU, potrebbero ottenere delle condizioni particolarmente vantaggiose per entrare nella coalizione di governo. Allo stesso tempo, tuttavia, questa scelta potrebbe rivelarsi dannosa a lungo termine: dopo otto anni di Grosse Koalition, sarà ancora più difficile proporsi agli elettori come una scelta alternativa! Nell’eventualità (veramente remota) in cui SPD riesca ad ottenere più voti di CDU, i socialdemocratici potrebbero stringere alleanze con Linke, Verdi e FDP- tutte formazioni che condividono, almeno parzialmente, idee e programmi del partito di Schulz. Tuttavia, difficilmente la Linke e FDP accetteranno di fare parte della medesima coalizione, ed in generale pare che la FDP sia poco disposta a stringere alleanze a sinistra. Certo, fino alla chiusura delle urne nulla è perduto: ma la verità che traspare dai sondaggi è che Schulz avrà bisogno di un mezzo miracolo per riuscire a ribaltare la situazione.