Unicorno Dublino
Unicorno Dublino.
La riforma che tutti vogliamo e gli accordi di cui dovremmo vergognarci.
La Commissione LIBE del Parlamento Europeo ha finalmente dato la sua approvazione ad una riforma radicale del sistema Dublino: facciamo un piccolo passo indietro, però.
Il “sistema Dublino” nasce negli anni ’90, in piena crisi dei Balcani, e stabilisce i criteri di distribuzione delle domande di richiesta d’asilo (e, quindi, delle persone che presentano quelle domande) nell’Unione Europea. Tutto ciò sulla base di un criterio generale: è responsabile ad esaminare la domanda il Paese di primo ingresso del richiedente. Nel corso degli anni, questo sistema ha visto due diverse riforme: una nel 2003 e l’altra nel 2013. Il criterio del Paese di primo ingresso è sempre stato confermato.
Adesso, invece, anche in seguito alle pressioni da parte dei governi dell’Europa mediterranea (Grecia ed Italia, innanzitutto), questo criterio è stato stralciato dalla bozza discussa ed approvata al Parlamento Europeo. Si tratta di un primo passo, certamente importante, verso una gestione condivisa della responsabilità nei confronti di coloro che arrivano in Europa in cerca di una vita migliore. Questa riforma è stata salutata positivamente da molti commentatori: la Comunità di Sant’Egidio si è espressa in favore di questa riforma: Gianfranco Schiavone, vicepresidente di ASGI, ha detto che “siamo di fronte a un vero e proprio cambiamento di paradigma rispetto al passato, rispetto all’approccio che l’Europa ha avuto verso il tema dal 1990“, i partiti che in Commissione hanno portato avanti la battaglia per questa riforma si dicono soddisfatti dei risultati ottenuti. Ovviamente i commenti non sono stati tutti positivi: diversi esponenti del cosiddetto “gruppo Visegrad” (cioè il gruppo che raccoglie gli interessi dei Paesi dell’Est-Europa, i più restii a procedere su questa linea di riforma) hanno annunciato battaglia ma anche agli europarlamentari di altri gruppi hanno espresso il loro dissenso per questa riforma.