Kurz! La (più) giovane promessa di un popolo europeo
La “tolleranza zero” arriva anche in Austria
Se il 13,9% dei consensi ottenuti alle scorse elezioni dall’AfD in Germania aveva agitato gli animi europei, con il 26,5% del Partito delle libertà austriaco (FPÖ) la situazione che si profila appare ancor più drammatica.
Il 15 ottobre si sono tenute le elezioni legislative in Austria dalle quali è uscito vincitore il trentunenne Sebastian Kurz del Partito popolare (ÖVP). Il giovane cancelliere deve ora trovare un alleato per raggiungere la maggioranza necessaria e dare vita ad una coalizione. Le possibilità sono due: una Größe Koalition con il Partito socialdemocratico (SPÖ) oppure una Schwarz-blaue Koalition con il Partito delle libertà (FPÖ). La prima alternativa appare poco plausibile dati i numerosi scontri tra Sebastian Kurz (ÖVP) e Christian Kern (SPÖ), in seguito ad una campagna di diffamazione su Facebook contro il neo cancelliere messa in atto dai consulenti di Kern. La seconda opzione, invece, risulta essere la più probabile ma, al contempo, la più temuta. I neri (FPÖ), infatti, rappresentano un’estrema destra fortemente xenofoba. Un’alleanza tra questi due partiti potrebbe portare l’Austria ad entrare nel gruppo Visegràd, costituito da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha già espresso i suoi timori e ha avvertito della possibilità di infliggere sanzioni.
La situazione austriaca ci interessa direttamente in quanto uno dei punti principali della campagna di Kurz riguarda proprio l’immigrazione. I rapporti con l’Italia potrebbero infatti inasprirsi nel caso in cui Kurz metta realmente in pratica la politica della “tolleranza zero” nei confronti di migranti al confine con il Brennero.
Su una persona possiamo riporre le nostre speranze: il Presidente austriaco Van der Bellen (dei Verdi) il quale, dopo aver riconosciuto la vittoria di Kurz, ha sottolineato il fatto che compito del cancelliere sia solo di proporre i candidati e nulla più. Speriamo che questo basti, se non a frenare, a rallentare l’avanzare di un’estrema destra che ultimamente riesce a farsi sempre più largo in un’Europa ogni giorno più debole e divisa.
Die „Nulltoleranz“ kommt auch in Österreich an
Als die AfD in den letzten Wahlen die 13,9% der Zustimmungen erhalten hatte, fingen die Verfechter des Europagedankens sich darüber zu erregen. Aber nachdem die FPÖ die 26,5% erreicht hat, sieht die Lage noch dramatischer aus.
Am 15. Oktober fand die Nationalratswahl in Österreich statt. Der Sieger ist der 31-jaehriger Leader der ÖVP Sebastian Kurz. Der junge Kanzler muss jetzt einen Verbündeten finden, um die Mehrheit zu erreichen und eine neue Koalition aufzubauen. Es gibt zwei Möglichkeiten: eine Größe Koalition mit der SPÖ oder eine Schwarz-blaue Koalition mit der FPÖ. Die erste Alternative sieht nicht so plausibel aus, wenn man die Auseinandersetzungen zwischen Sebastian Kurz (ÖVP) und Christian Kern (SPÖ) im Betracht zieht. Die Berater von Kern hatten auf Facebook eine Verleumdungskampagne gegen Kurz gemacht. Die zweite Option sieht wahrscheinlicher aber gleichzeitig befürchteter aus. Die Schwarzen (FPÖ) verkörpern nämlich eine extremistische und xenophobe Rechte. Ein Bündnis zwischen FPÖ und ÖVP könnte Osterreich in der Lage setzen, ein Mitglied der sogenannten Visegrád-Gruppe zu werden. Der Präsident des Europäischen Parlament Antonio Tajani hat schon seine Furcht geäußert und hat von der Möglichkeit benachrichtigt, Sanktionen zu verhängen.
Die österreichische Lage betrifft uns direkt, da einer der Hauptpunkte Kurzs Kampagne gerade über die Flüchtlinge war. Die Beziehungen zwischen Österreich und Italien könnten sich verschlechtern, wenn Kurz seine „Nulltoleranzstrategie“ gegen die Flüchtlinge auf der Brennergrenze durchführen wird.
Wir können uns nur auf den österreichischen Präsidenten Van der Bellen zählen. Nachdem er den Sieg von Sebastian Kurz anerkannt hatte, sagte er, dass der Kanzler die Kandidaten nur vorschlagen kann und nichts mehr. Wir können nur hoffen, dass es genügend ist – wenn nicht zu halten- mindestens den Vormarsch einer extremistischen und immer stärkeren Rechte sich zu verlangsamen.