Politiche 2018, episodio secondo: “I fantasmi e lo spettro della sinistra”
IL CENTROSINISTRA
Per quanto riguarda il centrosinistra, invece, avrà un ruolo preponderante il Partito Democratico a guida Matteo Renzi che, sebbene avesse più volte affermato di lasciare la politica in caso di sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016, gioca ancora un ruolo fondamentale; probabilmente, si candiderà al Senato, quasi come ripicca al fatto che esso non sia stato depotenziato a seguito della bocciatura della riforma costituzionale da lui fortemente voluta. Al momento, il PD viene dato al 25% dei consensi, ben lontano dall’osannato 40,81% delle Europee 2014, e si trova quindi a rincorrere sia il centrodestra che i 5 Stelle: al momento non si sa il nome del candidato premier; le quotazioni per Renzi sono elevate, ma purtroppo il fiorentino porta sulle spalle il giogo della pesante sconfitta del 2016 e la sua credibilità a livello internazionale al momento non è delle migliori. Più volte si è ipotizzato un ritorno, o meglio una conferma, di Paolo Gentiloni, che gode di ottima stima internazionale ed è comunque apprezzato anche in Italia, non solo dagli elettori di centrosinistra: in un recente sondaggio, infatti, è risultato il primo politico in quanto a gradimento; dalla ricerca, infatti, appare che egli sarebbe gradito dall’80% degli elettori del PD, da oltre la metà della nuova formazione guidata dal Presidente del Senato Pietro Grasso e da un quarto degli elettori di centrodestra e 5 Stelle.
Della formazione faranno parte sicuramente la nuova lista guidata dall’attuale Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: unica donna eletta in Campidoglio per il centrodestra nelle amministrative del 2001, entra in Parlamento nel 2008 con il Popolo della Libertà e viene riconfermata nel 2013; fa parte di coloro i quali hanno formato il Nuovo Centrodestra con Angelino Alfano, nato per supportare il Governo Letta dopo la rottura di Berlusconi e dopo la dichiarazione dell’attuale Ministro degli Esteri di non ricandidarsi, prende le redini di Area Popolare, formazione in cui NCD era transitato. La nuova formazione si chiamerà Civica Popolare e sarà composta da Area Popolare, Centristi per l’Europa di Pier Ferdinando Casini, che aveva inizialmente affermato di non volersi ricandidare in Parlamento, l’Unione per il Trentino dell’ex Presidente della Provincia Lorenzo Dellai, che era stato eletto nelle fila della lista montiana, l’Italia è Popolare di Ciriaco e Giuseppe De Mita – l’uno fu Presidente del Consiglio in quota DC, ora novantenne, l’altro è il nipote – e l’Italia dei Valori orfana di Antonio Di Pietro dal 2013. Il simbolo avrà al centro un fiore petaloso, usando le parole della stessa Lorenzin: infatti, la lista era stata diffidata dall’usare il simbolo della lista Margherita da Francesco Rutelli che ne detiene i diritti di uso.
Un’altra lista che farà parte del centrosinistra sarà Insieme formata dal Partito Socialista guidato dall’ex viceministro Nencini, dai Verdi e da Area Civica, che racchiude al suo interno i fedelissimi di Romano Prodi, lista che avrà come guida l’ambasciatore Giulio Santagata ulteriore lista a supporto della coalizione sarà il Südtiroler Volkspartei, lista autonomista radicata in Alto Adige.
A completare la coalizione ci sarà anche la lista +Europa di Emma Bonino: dopo uno strappo iniziale con il PD, dovuto al problema della raccolta firme per la presentazione delle liste, è intervenuto in supporto Bruno Tabacci che ha offerto il suo simbolo per aggirare il problema; sembra che l’accordo con la coalizione sia arrivato e quindi anche la leader radicale aiuterà il centrosinistra nella corsa a Palazzo Chigi. Oltre alle storiche lotte radicali per cui il compianto Marco Pannella ha lottato per tutta la sua vita, fra cui la liberalizzazione delle droghe leggere e normative meno restrittive per quanto riguarda il fine vita, il nuovo movimento propone anch’esso, in forma diversa rispetto alle ipotesi grilline e berlusconiane, un reddito minimo di inserimento solo per le classi meno abbienti; inoltre, per quanto riguarda l’Unione Europea, propongono di spendersi per una modifica dei Trattati al fine di permettere l’elezione da parte della cittadinanza di un Presidente europeo che accorpi le funzioni ora svolte dai Presidenti di Consiglio e Commissione. Infine, promettono di impegnarsi con l’Unione al fine di definire una migliore e più completa politica di sicurezza comune.
Anche il PD sta trattando molto durante la sua campagna elettorale il tema dell’Unione Europea: Renzi ha infatti ultimamente affermato che “ogni voto dato alla destra è un voto che ci allontana dall’Europa”, quasi andando a polarizzare la corsa per Palazzo Chigi in uno scontro fra europeisti e antieuropeisti; nel manifesto dell’Assemblea di Napoli si legge, a tal proposito, “l’Europa rimane il nostro orizzonte fondamentale e l’unica dimensione possibile di cittadinanza, pace e cooperazione per il futuro”. Per quanto riguarda la politica fiscale lo slogan sarà pagare meno, pagare tutti: la proposta è quella di abbassare la tassazione per chi assume e semplificare il sistema fiscale per i cittadini; altro punto chiave del programma è lo sviluppo delle infrastrutture telematiche e la diffusione della banda larga in tutta Italia e la crescita digitale. Per quanto riguarda la legge sullo ius soli, il centrosinistra al momento resta in prima linea per l’approvazione, ma tutti sanno bene quanto lo scontro interno anche al solo PD sia apertissimo.
ALTRE FORMAZIONI A “SINISTRA”
Se il centrodestra si presenta in linea di massima unito, lo stesso non si può dire per il centrosinistra: infatti, a seguito del malcontento sviluppatosi soprattutto durante il governo Renzi per l’apertura al centro, si erano create una serie di liste che si sono federate in Liberi e Uguali (LeU) che avrà come proprio leader il Presidente del Senato Grasso; della lista faranno parte Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e Stefano Fassina, Possibile di Pippo Civati, che fu lo sfidante di Renzi durante le primarie PD del 2013, e Articolo 1 – MDP di cui fanno parte Speranza, Bersani e D’Alema; farà inoltre parte della formazione anche la Presidente della Camera Laura Boldrini. La formazione nasce sostanzialmente da tutti quei gruppi che nel tempo sono usciti dalla maggioranza di governo in netta contrapposizione alle politiche liberiste adottate dal governo Renzi, fra cui il Jobs act con il quale si è radicalmente modificato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, molto caro alla sinistra di matrice sociale, e si è tendenzialmente precarizzato il lavoro subordinato; al momento, sembra non faranno parte della formazione Anna Falcone e Tomaso Montanari a seguito dello strappo del Brancaccio, dal nome del teatro nel quale a novembre si sarebbe dovuta tenere l’assemblea per la formazione di una grande lista a sinistra, dalla quale si sono però sottratti l’avvocato e lo storico dell’arte, anime di Libertà e Giustizia, contestando le manovre politiciste di Fratoianni, Civati e Speranza.
I leader affermano a gran voce che non si sono federati al fine di togliere voti al Partito Democratico, in quanto loro raccoglieranno coloro che non lo vogliono più votare, dopo aver sposato la linea liberista a danno di quella socialista; al contrario, affermano che il partito di Renzi, dato per perdente da tutti i sondaggi, avrebbe come fine unico quello di distruggere lo schieramento nato a sinistra.
I punti fondamentali del programma sono l’abolizione delle tasse universitarie per tutti gli studenti che sostengono gli esami regolarmente, su cui si è molto discusso sostanzialmente per gli elevati costi che comporterebbe tale scelta per il bilancio statale; si propone inoltre il ripristino dell’articolo 18 e la conseguente abrogazione del Jobs Act ed il ripristino delle causali per i contratti a termine, rendendo quindi di fatto utilizzabile tale strumento solo in situazioni occasionali. Sempre riguardo alle tematiche del lavoro, si propone la riduzione dell’orario settimanale base, a parità di salario, e la riduzione del gap delle lavoratrici.
Grasso ha inoltre prospettato un Green New Deal che porterà alla riconversione ecologica e alla creazione di nuovi posti di lavoro, puntando sullo sviluppo dell’eolico e del solare; infine, la lista avrà come obiettivo la messa in sicurezza del territorio, delle scuole, degli ospedali, degli edifici pubblici e delle abitazioni e di opporsi ai trattati CETA e TTIP.
A sinistra della sinistra, infine, se riuscirà a raccogliere le firme necessarie per la presentazione delle liste, avremo la lista Potere al Popolo, che vedrà come leader Viola Carofalo, un’attivista del centro sociale napoletano Je So’ Pazzo; la lista, infatti, sarà composta dal Partito della Rifondazione Comunista, da molti esponenti dei sindacati Cobas e USB nonché dagli attivisti del centro sociale campano. Luciana Castellina, più volte deputata del Partito Comunista, dalle colonne del Manifesto ha duramente attaccato la nuova formazione di inscenare “una protesta elementare che rinnega la ricca complessità del pensiero comunista” e di “indebolire ulteriormente il fronte già frammentato della sinistra italiana”; dal canto suo, Potere al Popolo si propone come il naturale erede del PCI, affermando di voler creare una rete politica nazionale che riunisca tutte le realtà e i movimenti impegnati sul territorio per la ridistribuzione della ricchezza.
Lotta al precariato, tutela dell’ambiente, superamento del Jobs Act, riforma del welfare con il finanziamento di servizi sociali pubblici come ambulatori, ospedali e asili, abolizione della riforma Fornero, riforma del carcere e abolizione del carcere duro, riforma della giustizia penale sono i punti da loro propugnati: in merito al carcere duro hanno suscitato non poco malcontento le parole circa l’abolizione del 41-bis per i condannati per reati di mafia.
La lista viene attestata a circa l’1%: al momento, gli unici a temere la formazione sono proprio i compagni di LeU che temono una delegittimazione ed un minor peso politico una volta in Parlamento.