Se la scienza funziona un motivo c’è.
La seconda serata del festival Co.scienza, l’evento promosso dagli studenti universitari per chi vuole avvicinarsi al mondo della scienza, ha ospitato martedì un intervento del professor Franco Dalfovo, docente al dipartimento di fisica dell’università di Trento e ricercatore all’Istituto Nazionale di Ottica Bose-Einstein Condensation di Trento.
Dalfovo, inoltre, e’ anche un editore di Physical Review Letters, una rivista importante nel mondo della scienza e fondamentale nel complicato ecosistema della ricerca scientifica nella nostra società.
Quando un ricercatore effettua una nuova scoperta o produce un contributo alla ricerca, scrive un articolo, redatto attraverso procedure di scrittura standard, che deve essere sottoposto alla cosiddetta revisione dei pari (peer review). Questa revisione viene effettuata in completo anonimato da ricercatori che lavorano nello stesso campo della scoperta da “certificare”.
A rivestire questo compito sono chiamati tutti i ricercatori che oltre a pubblicare i propri risultati scientifici allo stesso tempo “certificano” quelli dei colleghi. Per quest’ultimo compito sono coordinati proprio dalle “redazioni” di queste riviste specializzate su cui poi sono pubblicati gli articoli di nuove ricerche.
Un procedimento, questo, che Dalfovo svolge per una delle riviste più importanti al mondo per quanto riguarda la ricerca scientifica in fisica. Proprio su Physical Review Letter sono stati pubblicati gli articoli sulla scoperta delle onde gravitazionali di due anni fa.
Nell’esposizione al festival Co.scienza non si è parlato però solo del funzionamento della certificazione e pubblicazione di articoli scientifici. Come ogni sistema organizzativo della nostra società che per quanto funzioni bene non è mai perfetto, anche la revisione della ricerca scientifica nasconde delle ombre. Molte riviste scientifiche infatti sono strutturate come vere e proprie aziende a scopo di lucro e quindi si organizzano per massimizzare il proprio profitto. La conseguenza è quindi un indebolimento della trasparenza e dell’efficacia delle certificazioni che queste riviste danno.
L’uomo, però, è spesso più avaro che onesto e il professor Dalfovo non si esime dal citare anche alcuni esempi di scienziati che spesso si sono macchiati di vere e proprie frodi nella pubblicazione di ricerche scientifiche.
I problemi quindi sono di certo presenti ma la peer review è attualmente il miglior sistema che permette il funzionamento della ricerca scientifica. Come spiegato brillantemente da Dalfovo infatti la ricerca scientifica è per gran parte cumulativa dei risultati ottenuti e una certificazione solida permette di avere delle basi sicure su cui costruire la nuova ricerca scientifica.
Il Festival Co.Scienza è organizzato dalle associazioni OWL-Open Wet Lab e da Unitin sulla cui pagina Facebook potete trovare la registrazione della conferenza del professor Dalfovo.
L’evento si concluderà al CLab Venerdì 8 Marzo alle 18:30 con la conferenza “L’altra faccia dell’IA“, relatrice Cristina Pozzi, co-founder di Impactscool.
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