Donne Resistenti
Donne Resistenti. Resilienti, forti, ma che non si piegano per sopravvivere.
Viene intitolato così il dialogo fra Tiziana Ferrario, giornalista attualmente inviata da New York, e Marta Cuscunà, attrice e autrice della “Trilogia delle resistenze femminili”, con la moderatrice Marika Damaggio, presso il Festival delle Resistenze contemporanee a Trento. Il filo conduttore della serata è la forza della donna che non conosce il timore di affermarsi e autodeterminarsi di fronte a coloro che la accusano di essere esagerata, una “femminista isterica”. Le esperienze delle protagoniste dell’incontro mostrano come ci siano diversi modi per definirsi e realizzarsi, sempre con la consapevolezza di essere uniche ma unite.
Marta Cuscunà apre la serata con un piccolo spettacolo, che ritrae tre bambine ribelli vestite in modo ridicolo, da principesse. Da una semplice parolaccia, sfogano il sessismo che viene riversato loro dalla società: devono essere composte e cordiali, sposarsi con il principe azzurro, sono responsabili se vengono stuprate in quanto sono loro le provocatrici. In questo modo leggero e divertente Cuscunà riesce a trasmettere le contraddizioni della condizione femminile, senza sfociare nell’immaginario distorto della femminista “esaltata” e “comunista” come è stato rilevato nell’inchiesta di Giovanna Cosenza a Bologna. I pupazzi che utilizza nei suoi spettacoli sono una bandiera bianca, un’arma per dire la verità ricollegandosi ai pregiudizi sulle femministe per distruggerli.
Tiziana Ferrario nel suo libro “Orgoglio e pregiudizi. Il risveglio delle donne ai tempi di Trump” racconta l’esplosione della consapevolezza di sé e dei propri diritti nelle coscienze delle donne americane, vessate anche da una campagna elettorale come quella statunitense in cui sono state messe in discussione libertà acquisite e imprescindibili. La donna impegnata e autodeterminata è un bersaglio facile, in un ambiente quasi prettamente maschile come è quello della politica. Così facile che circa la metà delle donne bianche ha votato Donald Trump, nonostante il suo sessismo becero e feroce contro l’avversaria Hilary Clinton, definita “ambiziosa” solo per il suo impegno nella vita politica. Come sottolinea Ferrario, uno dei problemi delle donne è proprio la loro disunione, la riluttanza nell’unirsi e difendersi vicendevolmente nella lotta contro chi le vorrebbe angeli del focolare domestico. Questa situazione l’ha riscontrata molto di più in Italia che negli Stati Uniti, in quanto la marcia delle donne a Washington del 21 gennaio 2017 ha coinvolto milioni di donne di etnie diverse ma unite dalla stessa causa comune, mentre il femminismo italiano della quarta ondata è diviso in movimenti e realtà frammentate. A questo proposito Marta Cuscunà ribadisce la necessità dell’impegno civile delle donne, di una mobilitazione alle cui fondamenta vi sia una coscienza critica in grado di abbattere gli stereotipi e di conseguenza eliminare la violenza maschile contro la donna, per cui è necessaria anche una presa di coscienza da parte degli uomini stessi. Mobilitazione femminista che deve essere inclusiva e coinvolgere nella lotta per l’eguaglianza anche le altre minoranze.
Da un punto di vista diverso si colloca Ferrario, asserendo che il temine più appropriato nel 2018 sia quello di “lotta per la parità” invece che “femminismo”, includendo quindi per definizione ogni altra mobilitazione per l’eguaglianza all’interno dell’obiettivo delle pari opportunità.
In questa battaglia la stampa ha un grande potere di influenza e di conseguenza una responsabilità nel dar voce alle donne. Una voce forte, che scalpita per uscire dagli schemi in cui è stata speso segregata: come vittima dell’ennesima violenza di genere, come un mero oggetto sessuale, come al contrario l’ennesima femminista bastian contrario.
Un urlo che ribadisce il suo sdegno verso queste mortificazioni misogine, che si propaga anche tramite la testimonianza di queste donne.
di Paola Paccani