LORO, quello che UDU e UNITiN non vi dicono | KAFFEE

La rubrica d’opinione IL KAFFEE potrebbe ricordare Il Caffè di Massimo Gramellini, sul Corriere della Sera. Il maestro la descrive come una tazzina di parole al giorno, per discutere, scherzare, sfogarsi, consolarsi. Invece no. IL KAFFEE è più di una tazzina; è più lungo del dovuto, ma serve a tenerti sveglio. Solitamente parte positivo, commenta l’argomento in questione e conclude demoralizzato; ma mai senza speranza. Come quando, dopo un pessimo caffè, si spera nel sapore del prossimo. Perché c’è sempre un KAFFEE dopo un KAFFEE. E se dici che questo è l’ultimo, stai mentendo a te stesso.

 

Poplar, il Festival gialloverde. Abbiamo visto il meglio del mondo associazionistico in azione per regalare (letteralmente: al lavoro duecento volontari e nessun ticket all’ingresso) agli studenti e alla cittadinanza tutta un evento come non se ne vedono spesso. Musica – ce n’era davvero per tutti i gusti, a dispetto di ogni critica – e Cultura. Ma i due attori principali in che rapporti sono, a quasi un mese dalle elezioni studentesche?

 

Parliamo di UDU e UNITiN, che hanno speso buona parte del loro organico in questa attività e hanno visto un ritorno diverso in termini di immagine, come spesso accade quando collaborano con un fine comune aggregazioni di stampo diverso. Si tratta in generale di ragazzi fantastici, di talento e inventiva, ma le due associazioni, nonostante si impegnino al massimo per fare una buona rappresentanza in concerto tra loro e organizzare aperitivi o incontri culturali, alla fine dei giochi si trovano a competere per la visibilità agli occhi degli studenti.

UDU ha iniziato molto prima di UNITiN a costruire il proprio “brand”, con una comunicazione dai tratti caratterizzanti (si vedano i colori o lo stile di post e manifesti) sia per aperitivi sia per conferenze, un’azione compatta e una chiara direzione politica. UNITiN d’altro canto ha raggiunto la visibilità del partner con aperitivi di stampo simile e altre conferenze o Festival (come Co.Scienza o il recente U|man). Tuttavia, quando guardano al Poplar, gli studenti vedono – se decidono di guardare dietro le quinte – un gruppo di studenti, non associazioni, non brand. Di conseguenza il brand più caratterizzato e colorato finisce per perderci, a vantaggio delle singole personalità. Un Festival da 18000 ingressi non è certo uno scherzo in termini di visibilità.

Inevitabilmente i militanti dell’associazione che più passa in secondo piano finiscono per chiedersi se ne sia valsa la pena, e questo si aggiunge ad altri dissapori presenti nella coalizione vincente delle elezioni studentesche 2016, UDU – UNITiN. Purtroppo il futuro più quotato è quello in cui distinguo e personalità forti prevalgono sulla collaborazione. Una collaborazione nei fatti, che ci ha offerto molto negli ultimi anni. Pur dichiarando di correre assieme, la competizione tra le associazioni ha spesso la meglio già in questi ultimi giorni di ottobre, nelle negoziazioni circa candidati e programma; questo di certo non migliora l’ambiente di lavoro.

Chi vi scrive spera che la “carriera” non prevalga sulla “famiglia” e che il mondo associazionistico universitario a Trento – anche quello extra Università – possa lavorare in maniera sempre più coesa, cosicché il polo UNITN rimanga un esempio, in virtù della sua didattica di qualità e dell’ambiente ludico-culturale stimolante. La prima si raggiunge con una rappresentanza unita e decisa, il secondo con il lavoro di squadra – come insegna il Poplar.   ■

 

di Francesco Desimine

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