La matematica è come la musica? No.
Festa. Amici di amici.
«Sai, fino all’anno scorso frequentavo il Conservatorio, ma poi ho iniziato l’Università e mi sono dedicato alla matematica.»
«Ah, ma che bello! In fondo, si sa, la matematica è come la musica.»
Ouch. Colpo al cuore.
Glielo dico?
Guarda, è una cazzata. E sinceramente mi fa anche innervorsire.
Certo, la musica è suono, e il suono è studiato dall’acustica, che come il resto della fisica utilizza strumenti matematici.
E certo, dietro alla consonanza ci sono leggi descrivibili matematicamente, gli armonici e tutto il resto. Ma la cosa finisce lì: se la teoria musicale si basasse sullo studio delle leggi dell’acustica, ascolteremmo solo quinte giuste.
No, non mi sto spiegando, devo usare categorie familiari… ecco, vedila così: il calcio può essere ridotto alla fisica del moto del proiettile, che peraltro è programma di liceo. Ma ti sogneresti mai di dire che le competenze richieste per giocare bene a calcio si limitino, o anche in misur minima coincidano, con la conoscenza della fisica liceale?
Peraltro, a Matematica non ho ancora sentito parlare mezza volta di acustica, e in Conservatorio “Acustica” è un corso da tre crediti.
Proprio identiche, eh.
Scusa, lo so che sono pesante; è che mi fa incazzare, perché sembra il tentativo di dare alla matematica una poeticità che non ha. E non credere che non mi piaccia la matematica, altrimenti perché la studierei? Beh, di sicuro non perché è come la musica. Questo tentativo di rendere le cose più poetiche di quello che sono ne sminuisce il valore reale; è come se non andassero sufficientemente bene così. La matematica è meravigliosa, e non ha certo bisogno di essere agghindata con vesti altrui.
Mi vengono in mente le parole di Tasso:
Così a l’ergo fanciullo porgiamo aspersi / di soavi licor gli orli del vaso: / succhi amari ingannato intanto ei beve, / e da l’inganno suo vita riceve.
É così che la vedi? La matematica è qualcosa di amaramente necessario che va somministrato con l’inganno addolcendolo? No, io non ci sto.
O forse è solo un problema di linguaggio. Non ragioniamo a sufficienza sul significato che diamo alle parole, non c’è molto da fare. É un inganno semantico. Quando dici che la matematica è come la musica fondi la tua affermazione sul significato fisico del termine, ma poi ne estendi il valore alla connotazione quotidiana, e da qui scaturisce l’equivoco.
Non sto dicendo che sia colpa tua. Ma aveva ragione il buon Moretti: chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste; le parole sono importanti. Le parole sono importanti.
Meglio di no.
«Ahah, sì, in effetti… ma dimmi, tu cosa studi?»