Quando la politica fa ricerca
di Lorenzo Pisetta
Roberto Battiston la comunica su Twitter la propria rimozione da Presidente dell’Asi. Se persino lui può cadere per problematiche ignote, quale futuro per la meritocrazia?
Arriva come un fulmine a ciel sereno la rimozione di Roberto Battiston dalla presidenza dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). In quattro anni di attività, il professore ha portato l’agenzia sul tetto del mondo e oltre. Le innumerevoli collaborazioni e progetti internazionali, non solo in supporto all’Agenzia spaziale europea, hanno marchiato un quadriennio pieno di successi importati. Tutto ciò è reso possibile dalla figura di un professore di Fisica sperimentale, laureato con 110 e Lode, che ha collaborato con il Nobel Samuel C.C. Ting per la realizzazione di uno spettrometro magnetico (AMS-2).
Il sogno di vedere sempre più Italia nello spazio è stato brutalmente troncato da un decreto firmato dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: Marco Bussetti. Vi si legge che sarebbe necessaria “una verifica formale relativa alle modalità in cui è avvenuta la nomina”, verifica “che non necessita di una particolare e pregnante motivazione”. Sul vizio formale si è pronunciata anche chi quella nominata l’ha fatta, ovvero l’ex ministra Valeria Fedeli che spiega, in un articolo su Huffington Post, come sia stato tutto svolto in linea con le normative. Non rimane quindi da attendere che la replica di Bussetti.
Rimane, invece, il dubbio che il vizio di forma sia solo una scusa di facciata per poter sostituire il vertice di un’agenzia che muove 1.5 miliardi di euro ogni anno, di cui un terzo come finanziamenti pubblici. Soldi che, in tempo di deficit eccessivo e lettere dall’Europa, potrebbero essere un’insperata boccata di ossigeno.
Certo vedere uno stimato professore ed eccellente direttore essere licenziato in tronco fa impressione e non può non sollevare interrogativi. Non ci sono risposte, le carte in tavola sono ancora parzialmente coperte, ma dobbiamo comunque prendere posizione. Sotto attacco è la libertà di ricerca, quell’amore per il sapere e la sua trasmissione che spinge tanti di noi a salire sul 5 sovraffollato e raggiungere la collina. Non possiamo stare zitti perché sotto attacco ci siamo anche noi studenti, il nostro diritto e il nostro sogno di vivere in un paese meritocratico, dove vince il migliore e non chi ha gli amici giusti.
In particolar modo noi studenti di UNITN non dobbiamo permettere che questa rimozione ingiustificata di un altissimo profilo passi in silenzio: Battiston è anche un nostro professore. Se è vero che l’università è più di un insieme di persone, se è vero che c’è qualcosa di profondo che ci unisce tutti, dalla matricola al rettore, ora è tempo di dimostrarlo.