Suoni Universitari 2018, atto primo: la sfida ha inizio!
Sono finalmente ricominciati i Suoni Universitari, il concorso musicale indetto dall’Opera Universitaria di Trento che ogni anno porta alla ribalta i migliori gruppi e cantanti che gravitano attorno alla nostra città ed al nostro ateneo. Come di consueto, i ventuno gruppi in gara si esibiscono in una fase preliminare composta da quattro challenge, al termine della quale una giuria di esperti selezionerà i quattro finalisti. Al termine di ogni serata, inoltre, anche il pubblico può dire la sua e votare la migliore esibizione. Ciò non influisce sulla scelta dei giudici (che possono selezionare anche più di un concorrente della stessa serata), ma premia la band vincitrice con un buono omaggio da spendere in musica.
La giuria di quest’anno è composta da Katia Casagranda, giornalista de Il Trentino; Luca Bocchio, Maria Pia Carosella e Mauro Giordano, esponenti delle associazioni studentesche UDU ed UniTiN che co-organizzano la manifestazione, aventi consolidate competenze in campo musicale. Ed infine Cristina Degli Agli, station manager di Sanbaradio. La direzione artistica è affidata a Fabio De Santi, senza ombra di dubbio uno dei più grandi intenditori di musica della scena trentina. Assieme agli amici di Sanbaradio abbiamo posto delle domande ai partecipanti alla prima serata, per conoscerli un po’ meglio. Noi abbiamo cercato di rimanere seri, ma abbiamo chiesto a ciascun concorrente di fare anche una domanda spiritosa ai loro avversari!
A rompere il ghiaccio col pubblico la settimana scorsa è stato Mezzo Tono, il progetto solista del polistrumentista Sebastiano Beozzo. La sua esibizione è iniziata con dei brani molto intimi e personali, suonati alla tastiera, seguiti da dei pezzi assai più vivaci alla chitarra.
- Tu sei un polistrumentista e questa sera sul palco ci hai fatto vedere diversi strumenti. Ma qual è quello in cui ti riconosci di più?
- La batteria, senza ombra di dubbio.
- Se potessi aprire il concerto di un qualunque artista, chi sceglieresti?
- I Radiohead.
- La domanda dei Blend: sai suonare l’Inno alla Gioia soltanto con gli anulari?
- [ride] Oddio non saprei… è una bella sfida!
È stato dunque il turno dei The Semifreddi che, malgrado il nome, si presentavano in formazione solista, col solo cantante Stefano a calcare il palco del teatro Sanbapolis. La sua esibizione si è contraddistinta per i testi divertentissimi e per un umorismo oscillante tra il deadpan ed il demenziale, che hanno scatenato l’ilarità della platea e, malgrado il nome della band, riscaldato l’atmosfera della competizione.
- Le vostre canzoni possono sembrare poco serie… ma hanno un significato profondo nascosto?
- Certo che hanno un significato profondo, per esempio “Anna di Brescia” è in tutti voi… non so se qui c’è qualcuno di Brescia che si innamorerà, ma anche di Milano, di Bergamo… beh, tutti voi vi innamorerete prima o poi, più profondo di così c’è solo la Fossa delle Marianne.
- Una cosa importante: ma visto che vi chiamate così… il The Semifreddo lo preferisci al limone o alla pesca?
- Pesca.
- La domanda che facciamo a tutti: se ti trovassi a dover aprire un concerto, di che band sarebbe?
- Chi suona dopo di me? I Killbilly’s? Beh, allora i Killbilly’s.
- Ora arriva la domanda importante, la domanda che ti fa Sebastiano: ma voi i The Semifreddi, prima di esibirsi, lo bevono il the semifreddo?
- Sempre. Colazione, pomeriggio, sera. Ci alziamo alle due di notte per bere il the semifreddo.
- …e la granita?
- Quella mi ha lasciato.
La serata è esplosa con l’arrivo sul palco dei Killbilly’s, che hanno proposto un rock esplosivo e durissimo. La loro virtuosa esibizione, da veri e propri animali da palcoscenico, ha fatto scatenare il pubblico e ci ha riportato indietro nel tempo grazie a sonorità che richiamavano il rockabilly del dopoguerra americano ma anche i grandi classici dell’hard rock degli anni ‘70.
- Ci avete parlato di influenze che arrivano da molte epoche diverse. Potendo scegliere, in che periodo storico vi sarebbe piaciuto suonare?
- Negli anni ‘70!
- Ma senti un po’… per quale motivo avete scelto di chiamarvi Killbilly’s? Un riferimento particolare a Tarantino?
- In realtà è un’idea del contrabbassista che voleva finire il concerto con una scena splatter… ma poi per ovvi motivi non possiamo farlo quindi abbiamo tenuto il nome ma rinunciato alla scena.
- In caso quale avrebbe dovuto essere questa scena splatter?
- Ovviamente il contrabbasso in testa al chitarrista! Un omaggio ai Clash
- Ecco la domanda che facciamo a tutti gli artisti in gara. Se poteste aprire un concerto, di chi sarebbe?
- Queens of the Stone Age.
- Passiamo alla domanda fulcro della serata, quella proposta da Stefano dei Semifreddi. Batman o Superman?
- Uhm… Superbat non si può dire, vero? [ride] allora dico Superman…
Dopo l’energia dei Killbilly’s è arrivata l’esibizione di Joan Quille, alias Annalisa Mazzolari, che ha coinvolto il pubblico allo stesso modo toccando però delle corde completamente diverse. La giovane studentessa di filosofia, armata solo di una tastiera, ha proposto delle canzoni estremamente delicate e personali, guidando il pubblico tra un pezzo e l’altro con un racconto delle sensazioni e delle emozioni nascoste dentro ai suoi testi.
- Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sappiamo che sei in procinto di laurearti…
- Forse [ride] se tutto va bene, speriamo!
- Hai detto che sta per uscire un nuovo disco…
- Sì, il secondo, che è la storia che ho raccontato stasera in versione completa. L’album contiene sette tracce tra cui quelle che ho suonato stasera e s’intitola Joan Quille. Dovrebbe essere in uscita questa primavera. Adesso chiudo, se tutto va bene, il progetto laurea per poi dedicarmi alla musica!
- A proposito di laurea… proprio perché studi filosofia abbiamo preparato per te delle domande lampo. Dacci di pancia la prima risposta che ti viene. Platone o Aristotele? Fichte o Feuerbach? Hobbes o Locke? Schopenhauer o Kierkegaard? Kant o Hegel? Heidegger o Scheiermachel? Freud o Jung?
- Platone, Feuerbach, Locke [esita un po’] mmmh… Schopenhauer, [esita ancora] Hegel… ma solo perché ce l’ho nella tesi, Heidegger, Freud.
- Ma se potessi aprire il concerto di un artista, chi sarebbe?
- Mah, diciamo che il sogno della vita è Elton John…
- La domanda che ti fa Raffaella dei Killbilly’s è… ma non ti senti nuda sul palco senza un gruppo intorno?
- A volte sì in realtà, però ho il vantaggio che la tastiera è, insomma, grande come strumento, quindi mi ripara… è il mio scudo!
L’ultimo gruppo in gara della prima serata erano i The Blend. Questa band, proveniente da Reggio Emilia ma con un frontman iscritto alla nostra università, si considera di genere funkadelico e ha più volte ribadito di proporre un “rock buonista”, con dei testi molto divertenti ed un’ottima tenuta del palcoscenico.
- Ci avete rubato la domanda sul “che genere fate” e allora ci tocca improvvisare… Ci spieghi il perché del tuo cappello?
- Beh, la domanda non è perché io porto il cappello, la domanda è perché non dovrei portarlo!
- No dai, la domanda è perché tu ce l’hai e i tuoi amici non ce l’hanno!
- Eh questa è una domanda che dovresti chiedere a loro!
- Passiamo alla domanda che abbiamo fatto a tutti i gruppi: se poteste aprire un concerto, di chi sarebbe?
- Tralasciando Johnny Mox, che è sempre stato la prima scelta- in realtà da una decina d’anni eh, non ci abbiamo pensato stasera- abbiamo pensato ad Elio e le Storie Tese… o i The Maschilisti per essere aggiornati con la nuova versione.
- La domanda che vi fa Joan Quille è… se doveste salire sul palco travestiti da animali, che animale sareste?
- “Sicuramente un bradipo o un koala”
- “Io sarei una mucca.”
- “Io una tartaruga.”
- “E io voto sempre bradipo.”
Al termine di quest’ultima esibizione, il pubblico ha potuto esprimere la propria preferenza e votare per la migliore performance della serata. Mentre avveniva lo spoglio delle schede, è salita sul palco la guest star della serata: Gianluca Taraborelli alias Johnny Mox, che ha presentato il suo ultimo lavoro in uscita: “Future is not coming – but you will”. Il virtuoso musicista trentino ha proposto un’esibizione molto intensa, intervallata anche da qualche riflessione sul recente sgombero di una realtà a lui cara- il Bamboo di Roma. Dopo avere caricato per bene il pubblico presente, è giunto l’annuncio: il premio del pubblico alla prima serata è andato all’ultima band ad essersi esibita: i The Blend!
La nostra opinione
Marco: per me non è stato facile scegliere un gruppo per questa sera dato che il livello dell’esibizione è stato abbastanza equilibrato. I Killbilly’s ci hanno messo energia e virtuosismo, i The Semifreddi mi hanno conquistato per simpatia e originalità, mentre i testi di Joan Quille mi hanno conquistato per la loro intimità; alla fine mi sono allineato alla maggioranza votando i The Blend, poiché in loro ho ritrovato un po’ tutte queste cose- mi sono stati simpatici, hanno suonato bene delle canzoni molto orecchiabili e con dei testi interessanti.
Cecilia: devo dire che il mio giudizio è stato dettato dalla pancia. I The Semifreddi mi hanno conquistata con la loro autoironia. Sebbene Stefano fosse solo sul palco credo si sia difeso bene: simpatico, coinvolgente e ironico, dai testi apparentemente scherzosi, ha saputo, secondo me, sdrammatizzare con i giusti toni questa prima data di Suoni Univeristari, motivo per cui il mio voto è andato a lui.
I complimenti, però, vanno estesi a tutti i partecipanti della serata, che è letteralmente iniziata col botto; quest’anno il livello del contest musicale trentino si prospetta alto, ciascun gruppo ha saputo mettere in campo proposte interessanti. Vedremo chi sarà in grado di catturarsi i consensi della giuria. Per ora non mi resta che augurare un grande in bocca al lupo a tutti!
L’appuntamento per la seconda serata è per mercoledì 21 al Teatro Sanbapolis alle ore 20.00. I cinque artisti in gara saranno Coesione Negativa, Faultier, Il Grigio x Frankie C, Maude e Undertone.