“Il lato sbagliato di via Verdi” colpisce ancora, ottenuta l’aula Rostagno autogestita a Sociologia
Avete sentito dell’ultima autogestione? Probabilmente no. Conoscete il significato tra occupazione e autogestione? Probabilmente sì, ma se aveste chiesto in giro ultimamente, pochissimi vi avrebbero saputo dire se si trattasse di una o dell’altra. Quando abbiamo iniziato a chiedere informazioni, c’hanno detto “dei tipi leggono comunicati e si fanno gli applausi da soli in aula studio a Sociologia”, quella che alcuni giuristi chiamano in maniera poco simpatica “il lato sbagliato di via Verdi”. Avremmo potuto chiuderla qui.
Non possiamo certo scrivere di ogni ragazzata. Noi de l’Universitario non si viene pagati, altresì ognuno ritaglia tempo dallo studio e dagli interessi privati solo se lo ritiene necessario. Ma soprattutto impara a informarsi scrivendo, articolo dopo articolo – ricordando che “dò nsciùn nasc ‘mbaràt” (letteralmente “qui nessuno nasce imparato”) come si dice a Bari.
Ma si tratta davvero di una ragazzata?
No. È una questione che dovrebbe interessare tutti gli studenti, quella dell’autogestione degli spazi, non solo a Sociologia. La politica universitaria non si fa da sola; la fanno gli studenti, a volte in dialogo con le istituzioni, a volte in contrasto. E questo i ragazzi di AULA (Assemblea Universitaria di Lotta e Autogestione) l’hanno capito e messo in pratica nelle “nove giornate di Sociologia”. Magari non hanno ancora imparato ad esprimerlo in maniera efficace e comunicativa: i ++COMUNICATI++ non sono esattamente il modo miglior* di coinvolgere la popolazione studentesca, ma “v u ha disc arrèt? nsciùn nasc ‘mbaràt” (“ve lo devo ripetere? nessuno nasce imparato”). Hanno fatto quello che dovevano e han pure ottenuto l’autogestione fissa dell’aula Rostagno stando a quanto dicono: «ora vogliono la Luna», e io non posso che augurare confuso buona fortuna, qualsiasi cosa rappresenti la Luna per loro.
Qualche studente male informato potrebbe inoltre pensare si tratti di iniziative legate agli anarchici, poiché l’aula autogestita in passato era frequentata principalmente da loro, anche se ogni tanto qualcuno ci studiava e organizzazioni non anarchiche vi organizzavano eventi. Questo merita approfondimento.
La compagine che compone AULA è eterogenea e si tratta di persone di stampo molto diverso da quelle incontrate da me al Brennero, il 7 maggio 2016 – infatti di quella manifestazione contro il muro al confine con l’Austria trovate testimonianza in scritte sui muri dei palazzi storici del centro.
Invece l’autogestione di Sociologia merita l’appellativo di rispettosa (per quanto ho potuto verificare personalmente, ma sono sempre in tempo per farmi cambiare idea). Certo, la pulizia non è stata maniacale, ma era evidente il rispetto dello spazio concesso dal Dipartimento; un’altra lezione che molti studenti universitari dovrebbero ripetere, quella del rispetto degli spazi comuni: se volete una “sbobinatura”, chiedete ai ragazzi di AULA.
Quando una ragazza de l’Universitario, studentessa di Sociologia, ha provato a raccogliere informazioni direttamente dai partecipanti delle iniziative di AULA, è stata trattata con diffidenza.
Ma come? Era l’occasione giusta di spiegare tutti i distinguo tra dicerie e realtà sull’autogestione! Spiegare a chi? A lettori più numerosi dei “follower” delle loro iniziative, sicuramente più eterogenei dei partecipanti e tendenzialmente disinformati sulle finalità dell’iniziativa. Invece nulla. Avremmo potuto chiuderla qui, di nuovo.
Una breve cronaca delle “nove giornate di Sociologia”
Tuttavia Gresa, la redattrice, ha deciso comunque di realizzare una breve cronaca delle giornate, con quello che è riuscita reperire da Facebook e dall’assemblea interna alla quale è riuscita a partecipare. Se vi interessa, basta cliccare su questa frase. L’articolo è stato inoltre aggiornato – cosa che con un cartaceo non sarebbe possibile – con le informazioni che i ragazzi di AULA hanno preferito scrivere in un simpatico commento su Facebook, anziché avvisare la redattrice, che aveva mandato loro preventivamente la bozza, allo scopo di evitare rifusi o inesattezze. Che ci vogliamo fare, o viviamo in un’epoca dalle tastiere passivo-aggressive, o le persone che commentano su Facebook sono diverse da quelle che ricevono i messaggi.
Che bello il progresso, gli editorialisti di 25 anni fa se lo potevano solo sognare il “clicca qui” o il “modifica articolo”. Ce lo vedete un giovane Mattia Feltri a scrivere ++AVVISI DI GARANZIA: DI PIETRO ASFALTA IL SISTEMA, CLICCA QUI++? Nonostante i tempi che corrono, non ce lo vedrei nemmeno oggi.
Con tutto il progresso accessibile senza busta paga (come il nuovo sito, costruito in mesi di lavoro, che l’Universitario lancerà nel 2019), noi non s’arriva ad essere una testata famosa. Tuttavia, quando si tratta di questioni universitarie – elezioni studentesche, occupazioni, autogestioni, Festival studenteschi, discriminazioni di studenti meridionali – l’Universitario è fonte di prima mano per altre testate locali e nazionali, con i suoi post, comunicati e articoli.
Quindi quale migliore occasione di mettersi a lavoro gratuitamente se non quella di raccontare l’autogoverno degli spazi universitari, pensa la nostra redattrice. Magari in futuro ci saranno due studenti in più a fare colazione sociale o pulire uno spazio dopo la visione di un film istruttivo. Che gran risultato!
Sono ironico? Certo che no. Se si fosse voluto catalizzare l’attenzione studentesca in un solo post, sarebbe bastatato un culo con scritto UNITN. Certamente una rivoluzione dai molti like, ma non avrebbe insegnato molto. Invece s’è scelto il metodo antico, quello del lavoro di gruppo e dell’auto-formazione.
[immagine di repertorio di un culo UNITN]
In conclusione l’auspicio è quello di vedere in aula Rostagno, in piazza Santa Maria e nelle periferie di Trento più attività come quelle che si sono svolte nelle “nove giornate di Sociologia”, che coinvolgano associazioni diverse, compagini eterogenee e la cittadinanza più attempata. Rispettose dello spazio comune. Ricche di inventiva. Inclusive e utili (c’è bisogno di molti spazi studio in più). Magari meglio organizzate e meglio comunicate. Tuttavia, come si dice a Bari …
… hai rotto con le frasi in dialetto.
L’immagine dell’articolo utilizza uno schizzo di Davide Tomazzoni, del Collettivo Canederli.
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