UN SAPERE ATOMISTICO
Átomos è termine greco e significa, letteralmente, “non tagliato”, quindi “non divisibile”.
Il concetto è chiaro: una sostanza individuale, unica, inscalfibile. Alcuni tra gli antichi, verosimilmente dai filosofi greci Leucippo e Democrito in poi, consideravano l’atomo il fondamento dell’universo: unità minima per la costituzione della realtà.
Ma l’indivisibilità non è forse l’unica cosa che contraddistingue l’atomo così come lo pensavano gli antichi, e come in parte ce lo figuriamo noi ancora oggi.
Irriducibili gli uni agli altri infatti, gli atomi si aggregano, creano giochi di combinazioni e ci restituiscono quindi il mondo così come lo percepiamo.
Questa concezione atomistica del reale è sopravvissuta, mutatis mutandis, nei secoli, fino ad affermarsi come caposaldo della concezione scientifica del mondo.
Il grande fisico Richard Feynman, nell’introduzione alle sue lezioni di fisica si interroga su quale sia l’idea più importante che l’umanità abbia mai formulato.
«Se, a causa di qualche cataclisma, tutta la conoscenza scientifica fosse distrutta e solo una frase potesse essere preservata per le future generazioni, quale affermazione conterrebbe il maggior numero di informazioni nel minor numero di parole? Io credo che questa sarebbe l’ipotesi atomica» risponde Feynamn, ovvero «che tutte le cose sono composte di atomi – piccole particelle che si muovono in virtù di un moto perpetuo, attraendosi quando si trovano a una breve distanza le une dalle altre, e respingendosi quando sono schiacciate l’una contro l’altra. In questa singola frase, come vedete, c’è un’enorme mole di informazioni sul mondo, se solo ci si riflette su con un po’ di immaginazione».[1]
Per certi aspetti, infatti, l’atomo rappresenta l’unione tra antichità e contemporaneità, di più: è individualità creatrice che sopravvive aggregandosi, è la filosofia che si esplicita in fisica, è la poesia di Lucrezio che abbraccia i quanti di Planck.
Tuttavia, sulla scia di Feynman, potremmo chiederci, quale differenza passi, in fondo, tra l’immaginazione di un Bohr, scienziato novecentesco di tutto punto, e quella di un Lucrezio, erudito latino del I secolo a.C., quando entrambi, a modo loro, si esercitavano a descrivere il mondo in termini “atomisti”.
D’altro canto, è inutile negare che, quando pensiamo all’atomo, tutti noi abbiamo in mente le descrizioni fisiche del danese Bohr, o tutt’al più l’atomo “planetario” dello scienziato britannico Rutherford: una struttura formata da un nucleo attorno al quale gravitano degli elettroni, piccole sfere in continuo movimento.
Nell’apparente semplicità di questa rappresentazione, la fisica moderna è riuscita a dar conto della complessità dell’atomo. Ebbene, da questa suggestione prendiamo spunto per il nostro intento: attraverso la semplicità, meglio, la chiarezza, illuminare la complessità delle discipline che studiamo. Il nostro obiettivo è quello di pubblicare una serie di contributi che siano allo stesso tempo rigorosi, chiari e accattivanti e che permettano a studenti iscritti ai più diversi corsi universitari di uscire dalle anguste mura del gergo accademico e di entrare in dialogo gli uni con gli altri.
Negli argomenti che tratteremo, vogliamo quindi evitare i gineprai arzigogolati di subordinate a cui certi saggi specialistici ci hanno abituati. Desideriamo fare un utilizzo ragionato di tecnicismi, i quali, senza una relativa spiegazione, correrebbero il rischio di risultare sterili e autoreferenziali, o – peggio – insignificanti.
Non avremo allora paura di utilizzare immagini, metafore, figure retoriche per rendere comprensibili le tematiche più varie, che altrimenti rimarrebbero nel cantiere degli addetti ai lavori.
Non vogliamo certo usare il linguaggio dei mistici accademici, o i codici linguistici degli iniziati al culto della subordinata inarrivabile, buona solo a disorientare.
Prenderemo in seria considerazione l’ironia: come risaputo, non vi è nulla di meglio dell’ironia per mettere alla prova la verità. Ma non temete: serietà e precisione saranno nostre fedeli compagne, e quindi anche vostre, se avrete la pazienza di seguirci, o la curiosità di leggerci.
Cercheremo di parlare con gli autori che studiamo, di dialogare con loro, e di arrabbiarci persino… senza però perdere di vista una sana oggettività; in altri termini proveremo a dare colori e sfumature alle tinte monocrome a cui certa saggistica ci ha abituati.
“Eppure… nessuna novità” starà pensando più di qualcuno. Su questo non c’è dubbio; vi sorprenderà scoprire che qui non è l’originalità per l’originalità ad essere ricercata, ma piuttosto la bontà di un contenuto e la chiarezza di un’argomentazione, che per essere solida non ha necessariamente da essere complicata.
Non la novità che si autocelebra quindi, ma la robustezza di una chiara spiegazione: questo è l’obbiettivo.
Letteratura, filosofia, neuroscienza, storia, sociologia, psicologia, tra il resto: atomi impazziti e caotici, che troveranno il loro posto e il loro ordine all’interno di questo progetto, in una concezione per così dire atomistica del sapere.
Proveremo a mettere alla prova le nostre conoscenze, e a combinarle tra loro; cercheremo di offrire un panorama inedito di quello che studiamo. Ma se nel nostro operato ci succederà di eccedere e -non lo voglia il cielo! – di divertirci persino, vi chiediamo di essere clementi: è il fuoco degli entusiasti quello che ci guida e agli entusiasti, si sa, capita di eccedere, talvolta, e di divertirsi, sempre.
Redazione átomos
[1] Richard P. Feynman, The Feynman lecture on physics, Volume I, 2005, http://www.feynmanlectures.caltech.edu/I_01.html [trad. nostra].