Lo sciopero dei mezzi aiuta le battaglie delle donne?
di Miriam Rochi
L’8 Marzo, ricorre la Giornata Internazionale della Donna. Una data molto importante che è bene ricordare, figlia di lotte storiche, che ha come obiettivo quello di sensibilizzare contro la violenza e la discriminazione di genere.
Per avere una minima idea di cosa si parli, ricordo che, solo in Italia, una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima della violenza di un uomo; quasi 7 milioni di donne hanno subito violenza fisica e sessuale ed ogni anno vengono uccise circa 200 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Un milione e 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni di età. Un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri. 420 mila donne hanno subito molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro. Meno della metà delle donne adulte è impiegata nel mercato del lavoro ufficiale, la discriminazione salariale va dal 20% al 40% a seconda delle professioni ed un terzo delle lavoratrici lascia il lavoro a causa della maternità.
A questo giorno, però, si accompagna anche uno sciopero generale che coinvolge i trasporti, le scuole ed anche la sanità, che avranno pesanti effetti a livello nazionale, soprattutto nelle città di Roma e Milano.
Nella capitale, il ministero dei Trasporti ha annunciato diverse possibili proteste a livello nazionale, dal trasporto ferroviario a quello aereo. Il personale Alitalia ha scioperato dalle 10 alle 14, mentre altre compagnie si sono invece fermate per 24 ore.
I lavoratori di Trenitalia hanno scioperato da mezzanotte alle 21, garantendo però i servizi essenziali (dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21) tra cui treni regionali, Leonardo express (Roma Termini – Fiumicino) e frecce. Anche l’Anas, sotto la sigla sindacale Cobas, si è fermata per 24 ore.
Si è aggiunto poi anche lo sciopero dei taxi, dalle 8 alle 22. A fermarsi anche il sistema scolastico, con diverse sigle sindacali coinvolte: Usi, Usb confederazione, Cobas con adesione dell’Anief, Cub Confederazione unitaria di base e Sgb.
A Milano, la situazione non è di certo diversa: la circolazione è stata regolare sulla M1 e M3, sospesa invece su M2 e M5. Trenord ha comunicato che i treni regionali, suburbani, a lunga percorrenza e i collegamenti aeroportuali con l’aeroporto di Malpensa (Malpensa Express e Malpensa-Bellinzona) potrebbero subire ritardi, limitazioni o cancellazioni. Tra le 18 e le 21 sono state garantite le corse indicate sul sito trenord.it e negli avvisi in stazione.
Si è fermato anche tutto il personale dipendente del settore sanitario nazionale, garantendo però “adeguati livelli di funzionamento dei servizi pubblici mediante l’erogazione delle prestazioni indispensabili”. Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di dar vita a un’iniziativa unitaria nazionale. Alle 9,30 al Policlinico Umberto I (aula di Patologia generale, ingresso viale Regina Elena) s’è tenuto infatti l’evento “Si Chiamerà Futura”. La contrattazione di genere protagonista del cambiamento, a cui hanno partecipato Susanna Camusso per Cgil, Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl, e Ivana Veronese, segretaria confederale Uil.
Ciò che mi lascia perplessa è l’efficacia di questo come strumento.
I motivi dello sciopero sarebbero la sensibilizzazione contro “la violenza maschile sulle donne, le discriminazioni di genere, la precarietà e la privatizzazione del Welfare e a favore del diritto ai servizi pubblici gratuiti e accessibili, al reddito universale e incondizionato, alla casa, al lavoro, alla parità salariale, all’educazione scolastica, alla libertà di movimento, per le politiche di sostegno alla maternità e paternità condivisa”. Tutti motivi, che io stessa da donna, condivido; e se le motivazioni mi sono chiare, altrettanto non posso dire degli obiettivi che questo sciopero vorrebbe raggiungere. Anzi, se si vuole creare solo disagi, ci si è riusciti, impendendo sia a uomini che a donne di potersi muovere per andare a studiare o a lavorare; ma i benefici, invece, non sono chiari.
Avremo solo sprecato una giornata, non potendo invece essere produttive per raggiungere i nostri obiettivi personali, dimostrando giornalmente che valiamo quanto un uomo. Forse, per riscuotere le coscienze e avere una maggiore attenzione sul tema da parte delle istituzioni, le manifestazioni di piazza sono lo strumento migliore. Crei sì disagi, ma obblighi le istituzioni a darti ascolto. Ed è per questo che a mio avviso la parità di genere non si raggiunge con scioperi ma attraverso altre forme di comunicazione. Il messaggio in sé dello sciopero è chiaro e condivisibile, meno il suo strumento.