Cambiamento climatico? No, il cambiamento siamo noi!
Lo scorso 8 Marzo abbiamo incontrato Silvia Rigo, una delle promotrici di Fridays For Future – Trento, che in vista della manifestazione globale del 15 Marzo stava preparando un cartello nell’ambito dell’evento “Pimp your Strike – Trento” in piazza Duomo, lanciato dallo stesso comitato. Noi de “l’Universitario” ne abbiamo approfittato per farle qualche domanda.
Che cosa vi ha spinto ad aderire a questa proposta di mobilitazione?
L’ispirazione viene da Greta (ndr: Thunberg, l’attivista svedese che ha dato il via al movimento). L’argomento è già sensibile e suscettibile di essere al centro dell’attenzione. Sappiamo quanto sia importante l’istruzione, se però poi non ascoltiamo i moniti degli scienziati che ci aprono gli occhi innanzi a problematiche reali che ci riguardano da vicino come l’ambiente, tutto diventa inutile: che valore avrebbe la cultura? Bisogna occuparsi del posto in cui viviamo.
Quali risultati vi aspettate di ottenere dopo questa manifestazione?
Speriamo che chi ha la possibilità di fare veramente qualcosa si mobiliti per far sì che si abbia un cambiamento verso l’ecosostenibile e un mondo più green, ma non in maniera fittizia quanto piuttosto in modo coerente e concreto. È importante cambiare obiettivi, bloccando la produzione e il consumo incontrollati, considerando molto di più l’impatto ambientale più che quello economico. È importante sostenere le zone più fragili e a piccoli passi tutelare sempre più l’ambiente.
Quale attività pensate di svolgere il 15 marzo?
Raduno alle 9.00 in via Verdi in mezzo alle due università, poi parte un corteo che passa per Torre Vanga, Torre Verde, il Castello del Buoncosiglio e arriverà in Piazza Duomo, dove ci sarà la possibilità di confrontarsi sul tema. Ma il grosso del lavoro arriverà dopo la manifestazione, quando si tratterà di attuare ciò che chiediamo.
Come vi proponete di collegare gli studenti delle superiori e dell’università e gli appartenenti agli altri gruppi sociali e generazionali?
La distinzione tra universitari e ragazzi delle superiori non si pone, si pone piuttosto una divisione generazionale: sono i giovani che fanno un po’ i conti in tasca alla generazione passata. Però, cerchiamo di coinvolgerla il più possibile: ad esempio, le maestre del Trentino, che non si possono permettere di accompagnare i loro alunni alla manifestazione, organizzeranno qualcosa nelle loro classi.
Ci siamo rivolti anche al mondo dei sindacati, considerando l’interconnessione tra lavoro e ambiente. A tal proposito è importante anche il sostegno ai Paesi in via di sviluppo, che non possiamo ignorare. La tematica è particolarmente calda, perché si tratta di riconsiderare il modo in cui l’economia lì è percepita: trattasi di luoghi molto ricchi a livello di giacimenti e risorse, che vengono sfruttati in lungo e in largo a favore delle multinazionali. Così la tematica ambientale si mischia con la tematica dello sfruttamento dei lavoratori. Ci vogliamo rivolgere, in realtà, a tutti a prescindere dalla fasce d’età, perché l’ambiente riguarda tutti noi e vogliamo che il cambiamento sia un cambiamento mondiale e non settoriale o regionale. Perché va bene guardare al nostro piccolo, ma per cambiare le cose bisogna agire tutti insieme.
Come pensi che si possano attuare le proposte di riduzione delle emissioni e in generale di sviluppo ecosostenibile?
Bisogna in questo caso distinguere tra il piccolo di una persona e il piano governativo. Le persone possono scegliere responsabilmente, ad esempio preferendo i mezzi pubblici a quelli privati. Il governo, invece, deve fornire gli strumenti per attuare queste scelte e renderle più accessibili: per ridurre l’utilizzo di plastiche e favorire quello di altri materiali ecosostenibili, bisogna rendere questi ultimi più appetibili anche in termini economici. Infatti, sappiamo tutti che il consumatore tra un prodotto eco o green ma costoso e uno altamente impattante ma economico, preferirà sempre il secondo.. Bisogna cercare di far convergere progresso tecnologico, tutela ambientale e efficienza dei servizi pubblici.
Al di là del settore dei trasporti, un altro settore molto inquinante è quello industriale. Come pensi che il governo possa incentivare le grandi imprese a produrre in modo più sostenibile, sia per quanto riguarda l’energia che i beni?
Per quanto riguarda l’energia, bisogna limitare l’utilizzo di combustibili fossili. Controverso è il dibattito sul nucleare. Attualmente il problema delle scorie è reale, ma passando ad una fissione totale avremmo energia pulita e zero o quasi zero scorie. Inoltre, le fonti di energia rinnovabili dovrebbero essere impiegate maggiormente. A tal proposito essenziale è l’investimento nella ricerca scientifica per poter impiegare questi modelli di produzione energetica a livello nazionale nel modo più efficiente possibile. Si può fare se si consente alla scienza di svolgere il proprio lavoro.
Per quanto riguarda la produzione di beni, anzitutto, dovremmo risolvere il problema della sovrapproduzione e dell’immenso spreco che caratterizza le nostre società consumistiche. Sarebbe necessario riequilibrare la distribuzione di beni e costruire un modello produttivo funzionante. Non banali sono anche le modalità di produzione nonché di consumo: occorrerebbe di orientare le persone verso scelte più ambientaliste, indirizzandole verso i prodotti a km zero, lo slow food ecc… Se abbiamo un mutamento delle scelte d’acquisto, possiamo avere anche un mutamento del mercato e ciò è possibile con una rivoluzione culturale, un cambiamento di mentalità, oltre alle politiche attive dei governi.
A cosa pensi sia dovuto il negazionismo climatico della nostra classe dirigenziale?
Gli aspetti economici valgono di più di qualsiasi altra questione, per cui gli Stati non si preoccupano nemmeno di un possibile bilanciamento di interessi: ciò che è fondamentale è il guadagno economico. Inoltre, si tende a procrastinare. Finché non ti cade la trave sulla testa non pensi si possa rompere, che tradotto significa che finché non si toccherà il punto di non ritorno allora non si farà nulla a proposito, perché ciò che conta è il denaro.
Ti aspettavi tutto questo coinvolgimento e interessamento delle persone, anche solo sui social?
L’andamento globale è buono e ci faceva pensare bene. A Trento, ci siamo trovati per caso su Facebook e non eravamo molto fiduciosi. Ma gli eventi sono andati bene e abbiamo acquisito popolarità. Speriamo che venga molta gente, perché più siamo, più il nostro potere aumenta.
di Erica Turchet e Lorena Bisignano.