System Change not Climate Change: uno slogan per il futuro
di Laura Badolato e Nadir Crocella
Gli effetti del riscaldamento globale, come desertificazione, scioglimento dei ghiacciai, crescita del livello del mare o eventi climatici estremi come inondazioni e uragani, sono da tempo una drammatica realtà. L’impatto devastante sull’ambiente dovuto alla costruzione di grandi opere e all’operato di industrie inquinanti è sotto gli occhi di tutti. Eppure, rimaniamo perlopiù freddi e indifferenti fino a quando non siamo sconvolti nella nostra quotidianità. Ma forse oggi qualcosa può cambiare, e siamo noi giovani, più che mai, i depositari di questo compito.
È stata la voce di Greta Thunberg, una ragazza svedese di 16 anni, a smuovere le coscienze e riscaldare gli animi dopo un lungo, apatico letargo. Una voce sentita e alimentata da giovani e studenti belgi, francesi, spagnoli e australiani, e che attraversa anche le piazze italiane da Milano a Torino, Brescia, Genova, Roma sino a Bari. Il prossimo 15 marzo, Greta chiama a raccolta tutti i giovani del mondo per La Marcia per il Clima. Una mobilitazione mondiale, insomma, che vuole ribadire ai governi di tutto il pianeta, la necessità di invertire radicalmente la rotta e non solo di allentarla (come di fatto hanno proposto i quasi 200 Paesi che hanno partecipato alla COP 24 lo scorso anno). Secondo la Thunberg, e oramai migliaia di giovani che lei stessa ha ispirato, “non possiamo più salvare il mondo rispettando queste regole, le regole devono essere cambiate”. Non basta, dunque, prevedere misure che limitino semplicemente i danni, ma bisogna mutare di segno: serve un cambiamento del sistema politico ed economico a livello mondiale.
È un doppio gioco quello messo in piedi dai governi e dalle grandi industrie. Questi, negli ultimi tre lustri, infatti, hanno illuso i cittadini del mondo, pitturandosi di verde e facendosi essi stessi promotori di uno sviluppo sostenibile che, nell’impossibilità di avviare un cambiamento radicale di rotta, svela la sua contraddizione ed anche il suo fallimento.
Gioco a cui non sono stati, nei giorni scorsi, i cittadini tarantini che non hanno accettato la bandiera sventolata a mezz’asta con orgoglio da parte di ArcelorMittal nella giornata dedicata al ricordo delle “piccole” vittime delle produzioni industriali altamente inquinanti, data l’enorme criticità ambientale prodotta dalla fabbrica in ogni sito.
Gioco a cui non stanno nemmeno i giovani e le giovani di diversi paesi del mondo, che come Greta ogni venerdì danno corpo alla protesta, scioperando davanti alle sedi delle istituzioni con il loro hashtag #Fridaysforfuture. Perché “se il sistema non trova soluzioni, bisogna cambiare il sistema e noi che siamo la prima generazione a sentire gli effetti del cambiamento climatico, siamo anche l’ultima generazione a poter fare qualcosa”. Iniziamo dal 15 marzo.
fonte iconografica: slowfood.it