Preappelli, pochi appelli e gli appelli dei rappresentanti degli studenti
La questione del numero degli appelli è un tema molto spinoso della vita studentesca trentina: sta molto a cuore agli studenti, e i loro rappresentanti si sono sempre battuti molto. Abbiamo ricevuto a questo riguardo due comunicati che condividiamo. Il primo ci è giunto dai rappresentanti del dipartimento di Economia e Management, che si schierano apertamente a favore di una “regolarizzazione” delle prove parziali e dei preappelli che alcuni membri del loro Consiglio di Dipartimento vorrebbero invece abolire:
dai rappresentanti degli studenti del Dipartimento di Economia e Management
Al tipico studente di Mesiano o di Povo capita e capiterà di sostenere una “provetta” (con un linguaggio più aulico “Prova parziale”). Allo stesso modo lo studente medio di giurisprudenza affronterà un preappello, probabilmente un “semplicissimo” diritto romano. Lo studente di economia selvatico, invece, potrebbe non vedere più queste creature nel suo habitat dipartimentale. Il consiglio di dipartimento di economia, infatti, si accinge a modificare il regolamento di dipartimento per impedire di effettuare queste prove di valutazione. Non sarà più possibile per i professori che lo ritengono opportuno, e che magari fino ad oggi lo facevano, dividere la valutazione sui contenuti dei propri corsi in più momenti o anticiparla di qualche settimana.
L’attuale regolamento interno non accenna minimamente né alla questione delle prove parziali né tantomeno a quella dei preappelli. Di recente si è reso perciò necessario porsi la questione se fosse il caso di rendere questa consuetudine norma scritta, per usare termini cari ai giuristi. A riguardo sono venute a crearsi due “scuole di pensiero” diverse che hanno spaccato il consiglio: da un lato chi sostiene la validità di parziali e preappelli e quindi la loro regolarizzazione; dall’altro, invece, chi non li condivide e ne propone un’abolizione. Noi come rappresentanti degli studenti di economia ci siamo schierati apertamente con il fronte dei favorevoli.
Crediamo, innanzitutto, che un professore debba essere libero di scegliere le modalità che ritiene più adeguate a valutare i propri studenti senza alcun vincolo. La nostra proposta non verte, infatti, sull’imporre categoricamente a tutti i docenti lo svolgimento di prove parziali, ma, come avviene già in altri dipartimenti, di lasciare a ciascuno la libera iniziativa. Riteniamo, inoltre, che la divisione delle prove in più parti o la loro anticipazione per corsi dalla durata non molto estesa permetta a tutti gli studenti di organizzare al meglio le proprie tempistiche di studio oltre che ad essere incentivati a seguire a pari passo con lo studio le lezioni. Essendo la frequenza dei corsi e la partecipazione agli esami nelle varie sessioni assolutamente facoltativa nell’università italiana, uno studente è libero di poter scegliere se voler aderire o meno a tale tipologia di valutazioni oppure di sostenere gli esami secondo una strada “tradizionale”.
Per capire se gli studenti che rappresentiamo la pensano allo stesso modo e sono o meno favorevoli a parziali e preappelli, ancora due settimane fa, abbiamo lanciato una raccolta firme con un banchetto nell’atrio di ingresso per entrare ulteriormente in contatto con coloro che rappresentiamo. In tantissimi hanno già sottoscritto la proposta e abbiamo potuto riscontrare grande entusiasmo e partecipazione. Nelle prossime settimane l’argomento verrà ulteriormente discusso all’interno del dipartimento e noi porteremo fermamente avanti la nostra idea ormai accolta da un’ampia fetta degli studenti. Il banchetto non ci sarà più ma se tu, proprio tu che stai leggendo, vuoi firmare, puoi passare pure dal nostro ufficio al secondo piano il martedì e il mercoledì dalle 15:00 alle 17:00 o mandare i tuoi amici o coinquilini se non sei un economista.
Il secondo appello ci giunge invece dai rappresentanti presso il dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale della lista Fronte della Gioventù Comunista e riguarda la loro lotta per l’aumento del numero di appelli, che ritengono essere attualmente troppo basso.
dai rappresentanti degli studenti del Fronte della Gioventù Comunista presso il Dipartimento di Sociologia
Dalla scorsa settimana abbiamo attivato all’interno del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale una raccolta firme volta ad aumentare il numero degli appelli attualmente messi a disposizione dal Dipartimento. Nonostante si parli spesso dell’ateneo di Trento come un’eccellenza, sono ancora presenti numerose problematiche che pesano sulla maggior parte del corpo studentesco: tra queste il numero di appelli disponibili, che rimane tra i più bassi in Italia.
A soffrire questa situazione sono tutti gli studenti del Dipartimento ed in particolar modo i borsisti, spesso studenti lavoratori, vincolati dalla necessità di mantenere l’idoneità ai finanziamenti per il diritto allo studio ad accettare l’esito di tutte le prove e procedere nella propria carriera universitaria; unica alternativa per questi ragazzi sarebbe quella di rinunciare alla borsa, sottraendo però ulteriori tempo ed energie allo studio, dovendo questi lavorare ancora di più per pagarsi l’università. La situazione si complica maggiormente nel momento in cui i professori praticano il “salto dell’appello”, secondo criteri che sono a nostro parere frutto di una loro scorretta visione dell’università e degli studenti. In ultima istanza tutto ciò rallenta notevolmente i tempi entro cui gli studenti possono laurearsi, costringendoci a pagare le tasse universitarie per più tempo.
Già in campagna elettorale avevamo posto l’attenzione su questo tema, riscontrando verso le nostre posizioni un largo consenso da parte degli studenti del Dipartimento. Infatti, dopo appena una settimana di raccolta firme, sono già centinaia le adesioni a quest’importante iniziativa.
Di seguito lasciamo una dichiarazione di Carlo Maria Dimitri, rappresentante degli studenti nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e militante del FGC.
“L’attuale situazione mette in grave difficoltà gli studenti del dipartimento – dichiara Dimitri – colpendo in modo particolare i borsisti e gli studenti lavoratori, mentre l’università fa cassa con le nostre tasse. A creare maggiori disagi ci pensano poi i professori che ancora applicano la prassi del salto dell’appello.
Non c’ è alcun motivo didattico per cui gli appelli disponibili nel corso di un anno debbano essere solo 5 e concentrati nelle sessioni: vogliamo un minimo di 8 appelli al di fuori del periodo di svolgimento dei corsi e la garanzia che il dipartimento sanzioni i professori che non li concedono. Chiediamo la partecipazione della componente studentesca poiché in passato è già stato proposto di aumentare gli appelli all’interno del Dipartimento, ma queste richieste non si possono fermare alla rappresentanza universitaria; solo la lotta studentesca organizzata può dare vero protagonismo a chi vive l’università”.