Boy Erased: vite cancellate
Di Federico Pezzo
Boy Erased – Vite cancellate (2018)
Regia: Joel Edgerton
Sceneggiatura: Joel Edgerton
Cast: Lucas Hedges, Nicole Kidman, Joel Edgerton, Russell Crowe, Madelyn Cline
Durata: 1 ora e 54 minuti
Genere: Drammatico, Biografico
Vostro figlio è gravemente malato. Il morbo si è manifestato senza alcun preavviso e ora rischia di compromettere seriamente il resto della sua vita.
Cosa fareste in una situazione simile? Immagino che non restereste inerti, ma cerchereste subito una cura che possa portare il ragazzo sulla via della guarigione. E questo è proprio quello che decidono di fare i genitori di Jared Eamons, che in questa situazione effettivamente si sono trovati, o almeno così credono. Infatti Jared, il protagonista di questo film, in realtà è in perfetta salute, ha semplicemente fatto coming out.
Se pensate che l’idea di considerare l’omosessualità come una malattia da curare appartenga ad altri secoli, questo film vi mostrerà come ci siano persone che non solo a quest’idea credono ancora fermamente, ma che hanno dedicato l’intera vita al tentativo di metterla in pratica. Boy Erased infatti fa luce sul fenomeno dei centri di conversione per omosessuali, strutture deprecabili nelle quali si cerca di modificare l’orientamento sessuale dei “pazienti” con strategie simili a quelle usate per la cura dalle dipendenze. Il film è tratto dall’omonimo memoriale di Jared Eamons che descrive la traumatica esperienza dell’autore in uno di questi centri.
Nel film Jared (Lucas Hedges) viene spinto dai genitori (Russell Crowe e Nicole Kidman) a partecipare ad un programma di conversione forzata denominato “Love in Action”. Nel centro di conversione Jared subisce gli abusi del terapeuta Victor Sykes (Joel Edgerton), fino a che non decide di ribellarsi a queste vessazioni e di lasciare il programma.
La recitazione, a mio parere, è l’aspetto migliore del film. A cominciare da quella di Russell Crowe nel ruolo del padre di Jared, Marshall: una parte secondaria, ma nient’affatto banale per il Gladiatore. Marshall è un pastore battista ed è proprio lui a decidere di affidare il figlio alle cure di Victor Sykes ma, per quanto le sue scelte siano esecrabili, non si può non rimanere affascinati da questo personaggio così umano, realistico, complesso. La madre Nancy invece è interpretata della magnifica Nicole Kidman, una regina del grande schermo che con grande naturalezza gioca con le sfumature di un altro personaggio tormentato. Anche il giovane protagonista Lucas Hedges (che forse ricorderete in Manchester by the Sea e Lady Bird) è bravissimo nell’affrontare un ruolo dalle molte complessità. Infine Victor Sykes, l’odioso terapeuta, è interpretato da Joel Edgerton che di questo film è anche regista e sceneggiatore.
La regia di Edgerton, però, non convince affatto: è blanda, televisiva, noiosa, manca di qualsiasi intensità. Viene scelta sempre la soluzione più convenzionale e il risultato di conseguenza non supera la soglia della mediocrità. Ma, ancor più della regia, è la fotografia a risaltare in negativo. Quasi tutte le scene sono caratterizzate da una monotona luce plumbea che vorrebbe sottolineare la sofferenza interiore dei personaggi e che copre ogni cosa di una patina grigiastra, ma un film a tinte fosche non deve necessariamente rinunciare ad essere visivamente appagante come ha dimostrato recentemente l’ottimo First Reformed (2017) di Paul Schrader. Boy Erased e First Reformed sono entrambi film drammatici in cui predominano tinte tendenti al grigio, ma se proviamo a confrontarli notiamo come nel secondo la luce abbia tutt’altra vitalità e riesca ad essere meravigliosa pur comunicando un profondo sconforto.
Nel complesso credo che il film di Edgerton manchi totalmente il bersaglio: affronta temi molto delicati e importanti, ma non riesce a sviscerarli come dovrebbe. Non è in grado di veicolare con sufficiente forza il suo messaggio, manca di incisività e non riesce a sfruttare le potenzialità del materiale di partenza.
Boy Erased purtroppo ha la stessa energia dei film che ci sono stati propinati per anni durante le ore di religione: se quei film vi hanno emozionato allora non avrete problemi ad apprezzare anche questo. Per quanto mi riguarda però, avrei preferito uscire l’ora prima.