Trento Film Festival: c’è vita oltre la morte

Di Stefano Piatti

“Trento città morta”.

Sembra un’opinione sterile e senza significato, quantomeno impulsiva; pare quasi un tentativo malriuscito di imitare un titolo rosselliniano. Nonostante ciò la Weltanschauung dello studente fuori sede, o almeno della maggior parte degli studenti fuori sede con cui ho avuto e ho a che fare (compreso il sottoscritto), ruota attorno a questo argomento.

Fatalità, capita di imbattermi in un volantino: Trento Film Festival (TFF) 67sima edizione: leggo bene? La Mostra Internazionale d’arte cinematografica a Venezia, il secondo più vecchio festival cinematografico al mondo, raggiunge quest’anno la 76sima edizione: “solo” nove ripetizioni di scarto. Proiezioni cinematografiche, mostre fotografiche, presentazione di libri ed eventi serali si alternano per otto giorni consecutivi: l’abbondanza è troppa, mi risulta impossibile partecipare a tutto.

Un festival simile in una città culturalmente deceduta? Più che sorprendente, lo trovo impossibile. La curiosità sale, inizio a sfogliare il programma, prenoto qualche biglietto. Mai scelta fu più giusta.

La poliedricità che caratterizza le offerte del festival concede a qualsivoglia avventore di individuare almeno un evento di proprio interesse. Non è da nascondere che sarebbe difficile, per un appassionato di alpinismo e di montagna, non entusiasmarsi alla lettura del programma; è però altrettanto evidente come molti degli appuntamenti proposti esulino dagli stereotipi comuni a cui potrebbero venire associati eventi come questo.

Ne è esemplificativa la giornata di domenica 29 aprile: nel pomeriggio mi sono profondamente emozionato alla visione di alcuni dei panorami più remoti del pianeta (ho infatti partecipato alla proiezione di alcune pellicole esclusivamente dedicate alle attività alpinistiche); e qualche ora dopo le parole di Vito Mancuso, la sua riflessione sulla bellezza e la fragilità dell’uomo e della natura, hanno provocato in me la stessa profonda reazione. Nel giro di poche ore, remoto e intimità, sublime ed autoriflessione, presenti grazie alla validità delle pellicole e alla qualità degli incontri. È forse il caso di dirlo: c’è vita oltre la morte, almeno a Trento.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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