L’affaire manifesti del CNSU: le dichiarazioni di Link e UDU, metodo fascista?
Prefazione: il 14 e 15 maggio in tutte le sedi universitarie si terranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, conosciuto meglio come CNSU. Nel weekend usciranno le nostre interviste ai candidati che studiano nella nostra Università, a cura di Lorena Bisignano.
Il Fatto
La candidata al CNSU Eva Specchi, l’8 maggio, denuncia sul suo profilo Facebook che i cartelloni elettorali e volantini della lista Link, lasciati da poche ore in Università, sono strappati o sono stati buttati. Inoltre, nella Facoltà di Giurisprudenza, uno dei loro cartelloni è stato coperto da volantini e adesivi della lista dell’Unione degli Universitari (UDU). Dopo poco tempo, il tutto sparisce; ma la foto è già nei social network e diventa rapidamente argomento di discussione.
Le Dichiarazioni
Quello che è successo, per quanto in molte università e competizioni elettorali sia la normalità, è sotto ogni punto di vista una pratica di mala politica – o meglio, di cattiva campagna elettorale. È importante segnalare casi come questo, discuterne e imparare dai propri errori.
Abbiamo raccolto la dichiarazione della candidata al CNSU Eva Specchi “Link – Studenti indipendenti è una lista completamente indipendente da lobby, partiti e sindacati ed è completamente autofinanziata tramite le attività che propone di giorno in giorno negli Atenei e nelle varie città. Per questo interfacciarsi alla campagna elettorale per noi spesso è complesso e difficile: i materiali che stampiamo sono pagati da noi e facciamo fatica a ristamparli una volta che questi vengono rovinati o buttati. Tuttavia la campagna elettorale, per noi, non è fatta solo di materiale cartaceo: crediamo che una campagna si faccia stando nelle università, nelle strade e nelle piazze, parlando con le studentesse e gli studenti, facendosi conoscere e rispondendo ai loro dubbi e curiosità. A Trento, purtroppo, non avendo una sezione dell’associazione è ancor più difficile muoversi, perché una persona singola non può certamente riuscire a raggiungere capillarmente tutti gli studenti e le studentesse, e nemmeno tutte le sedi dell’ateneo. Non è piacevole vedere vanificato, nel giro di poche ore, l’impegno, i soldi e il tempo investiti; considerato poi che abbiamo fatto in modo di rispettare gli spazi già occupati dai manifesti altrui, affiancando i nostri e avendo cura di non sovrapporli a quelli di altre liste, per evitare eventuali ritorsioni (e, a quanto pare, i fatti ci hanno smentito). Ritengo che sia giusto che tutti possano avere lo spazio per fare conoscere i propri ideali, il proprio programma, la propria presenza. Le azioni di chi vuole fare campagna cercando di nascondere la nostra candidatura a Trento non ci intimoriscono: anche se utilizziamo pratiche diverse e ci troviamo manifestamente ad armi impari, credo che sia importante che quanti più studenti e studentesse conoscano il programma di Link, per essere informat* e sapere come votare e chi votare, consapevolmente.”
Sofia Giunta, candidata al CNSU per UDU – Unione degli Universitari “Di questa cosa sono purtroppo venuta a conoscenza a fatti già accaduti. Non è questo il modo di fare campagna e l’ho fatto presente ai militanti di UDU Trento. Per quanto si tratti di un episodio isolato. Il lavoro sulla candidatura va svolto dimostrando di aver fatto un buon lavoro di rappresentanza e di essere stati presenti sul territorio – e nelle Facoltà; rimanendo nel merito delle problematiche degli studenti: è questo che loro chiedono ai candidati al CNSU. Spero di potermi scusare quanto prima coi diretti interessati e che gli studenti non generalizzino tali atteggiamenti, facilmente strumentalizzabili.”
Il Metodo
Sui social network e nel chiacchiericcio universitario un’azione (discutibile) come quella sopra raccontata è stata accostata al cosiddetto “metodo fascista” – a volte utilizzando un’iperbole, a volte seriamente. Questo anche perché ultimamente la carta stampata e la discussione pubblica sono state dominate dalla discussione sulla Fiera del Libro a Torino e dal sempreverde “fascismo degli antifascisti”. La nostra dimensione universitaria spesso coglie gli strascichi del “paese reale” e li replica a modo suo. A costoro mi piacerebbe precisare che il “metodo fascista” si ascrive ad azioni quali intimidire una specifica confessione religiosa o minoranza etnica con atti violenti organizzati – con la connivenza di grandi partiti politici, di movimenti “antisistema”, di Ministri e delle Forze dell’Ordine (che per molto meno hanno carcerato preventivamente o manganellato) – o dichiarare pubblicamente che servirebbe il Partito Fascista di Mussolini perché un po’ di dittatura non ha mai fatto male.
Le parole “fascismo” e “antifascismo” sono già inflazionate da anni, non diamo aria alla bocca e click alla tastiera per niente. L’episodio accaduto in UNITN inerente ai manifesti va chiamato col suo nome: campagna elettorale scorretta. Una cosa da cui si può guarire, a differenza di altre.
Ma perché parlare, quando nell’epoca dei meme un paio di riquadri valgono quanto 3 saggi di approfondimento, 10 telegiornali e 7 opinionisti.