L’Europa da costruire: più opportunità che vincoli.
L’Europa da costruire: più opportunità che vincoli.
- col governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e i giornalisti Ferruccio de Bortoli e Valentina Romei | domenica 2 giugno, Sala Filarmonica, 12.00 | a cura di Michele Bargagli
Nel giorno conclusivo del Festival dell’Economia di Trento, presso la Sala della Filarmonica, è stato invitato il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, al quale sono state poste varie domande sia in materia di politica economica nazionale, vista la rilevanza istituzionale dell’ospite, sia domande riguardanti le politiche passate e future dell’Unione europea, sempre con uno sguardo ai provvedimenti in materia economica.
A condurre erano presenti Ferruccio De Bortoli (ex direttore del Corriere della Sera) e Valentina Romei, giornalista del Financial Times.
Il primo quesito che è stato rivolto al numero uno della Banca d’Italia riguarda la crescita economica italiana, che risulta ormai in stagnazione da quasi vent’anni. Visco ha individuato le ragioni nell’incapacità del mercato italiano di creare capitale fisico per investire in imprese, innovazione e ricerca. Inoltre, vi sarebbe una persistente carenza di domande e di consumi, soprattutto a causa dello stallo demografico che attanaglia la popolazione italiana, sempre più vecchia e povera di energie giovanili da immettere sul mercato del lavoro e nelle imprese. L’Italia avrebbe anche pagato la concorrenza dei paesi emergenti nei settori in cui non è riuscita ad innovarsi e ritagliarsi fette importanti di mercato.
La seconda questione che viene affrontata da Visco è particolarmente scottante, e riguarda la Flat Tax. A suo parere, risulta difficile valutare l’impatto che un sistema fiscale di questo tipo possa avere sul paese, ma appare fondamentale «che qualsiasi intervento fiscale vada inserito in un quadro organico di revisione del sistema. Occorre riflettere sugli effetti redistributivi degli interventi». Ha aggiunto anche che prima di effettuare un intervento su una singola imposta bisogna avere presente che con le nuove tecnologie è possibile disegnare e anche raccogliere in modo diverso le tasse e fronteggiare il problema dell’evasione con programmi mirati ed efficienti. Per Visco «bisogna procedere a una riforma organica del fisco che tenga presente la capacità di favorire lavoro e imprese».
Poi viene toccato il tema dell’Italia all’interno del processo d’integrazione europeo, e i benefici da esso portati al paese. Visco sottolinea come per le aziende sia indispensabile poter contare sulla libera circolazione all’interno del mercato europeo e di come sia fondamentale che si adotti una politica di comune accordo in materia economica e monetaria da parte della Banca centrale europea e dei paesi membri.
Proprio la BCE e il suo ruolo all’interno dell’UE è protagonista della domanda successiva. Visco parte dal presupposto che la Banca centrale europea non può sostituirsi alle politiche economiche nazionali e per questa ragione è necessaria una maggiore responsabilità da parte delle istituzioni nazionali. Loda, inoltre, il ruolo fondamentale recitato dalla BCE all’interno della crisi economica degli ultimi anni e auspicato una maggiore coordinazione tra essa stessa e le banche centrali dei paesi europei.
Per restare in tema comunitario, interessante è la risposta di Visco alla domanda di quanto conti la credibilità dell’Italia all’interno dell’Unione europea. Egli afferma che negli ultimi anni si è sviluppata una sfiducia di fondo tra i paesi membri. È assolutamente necessaria una stabilità d’intenti nelle politiche economiche nazionali che possa permettere alle imprese di fare ragionamenti d’investimento a lungo termine. Una continua bagarre in materia economica scoraggia sia gli investimenti interni sia eventuali investimenti stranieri. Visco ci mette anche in guardia rispetto all’importanza della comunicazione e dei toni che si utilizzano nel dibattito pubblico, invitando ad evitare di fare dichiarazioni che possano destabilizzare ed infuocare la discussione, soprattutto in materia economica.
A riguardo, gli viene posta anche la questione della sfiducia che paesi dell’Europa meridionale (in particolare l’Italia) soffrono nei confronti dei paesi del nord. Visco indirizza la risposta su un doppio binario: il primo conduce ai problemi strutturali che affliggono da decenni il nostro paese, come il divario tra nord e sud, l’elevata disoccupazione e l’ormai strabordante debito pubblico italiano, ai quali non si è riusciti a dare una risposta adeguata e di lunga prospettiva. La seconda motivazione riguarda invece il ritardo che l’Italia ha accumulato nell’affrontare le numerose sfide che le si sono poste a partire dall’inizio di questo millennio, come la rivoluzione tecnologica e l’apertura dei mercati a nuove frontiere.
L’ultima domanda è anche quella che forse riguarda da più vicino il Governatore di Bankitalia. Verte sul dilemma nel affrontare il salvataggio di una banca. È sempre giusto sanarla o a volte è meglio lasciarle fallire, trattandosi alla fine d’imprese commerciali?
Visco ha spiegato che il fallimento di una banca è diverso dal fallimento di un’impresa in un altro settore. Se fallisce una banca, infatti, vi è il rischio di avviare un contagio tra banche. Per evitarlo servirebbero delle istituzioni come i fondi di garanzia che gestiscono questi rischi evitando che si trasferiscano ad altri istituti.
Detto ciò, afferma Visco, non significa che le banche non possano fallire, portando l’esempio del grosso numero di banche americane di medie dimensioni fallite o comunque inglobate in seguito all’intervento di terzi.