Donne e diritti negati: le rinnovate battaglie degli antiabortisti statunitensi
di Ludovica Gaffuri
In Alabama diventerà impossibile abortire. Le donne potranno accedere all’aborto solo in caso di pericolo per la loro salute, unica eccezione concessa da una legge così restrittiva da non prevedere spiragli neanche in caso d’incesto o di stupro. La norma, votata in Senato con una maggioranza di 25 contro 6, prevede anche una pena dai 10 ai 99 anni di reclusione per il medico che esegue la procedura, arrivando a configurare un reato punito in misura maggiore rispetto allo stupro. Il governatore repubblicano dell’Alabama, Kay Ivey, nota per le sue tesi antiabortiste, ha firmato lo “Human Life Protection Act” e ha dichiarato che il testo rappresenta una potente affermazione della sacralità della vita in Alabama. Neanche le dichiarazioni dei 25 senatori che hanno votato a favore, tutti uomini e bianchi, si sono fatte attendere e attraverso il relatore del disegno di legge, Clyde Chambliss, affermano che un bambino è tale fin dal concepimento e la vita non ammette eccezioni. Le associazioni per i diritti civili si stanno impegnando per impugnare il provvedimento davanti ai tribunali, misura che potrebbe ritardarne l’entrata in vigore, ma potrebbe allo stesso tempo rafforzare il vento antiabortista che soffia in tutti gli USA in caso di pronuncia positiva.
Diversi stati infatti stanno presentando mozioni a favore dell’abolizione dell’aborto o di una fortissima restrizione, come nel caso del Wisconsin o dell’Oklahoma, nei quali ogni anno vengono ripresentate mozioni per restringere il diritto, o come in Georgia, Ohio o Tennessee, in cui ci si accinge a votare un disegno di legge che vieta l’aborto dopo le 6 settimane di gravidanza, prendendo come parametro medico di riferimento il battito cardiaco: dal momento in cui il cuore comincia a battere non è più possibile ricorrere all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza). La soglia delle sei settimane però si rivela essere profondamente difficile da superare: molte donne non sanno ancora di essere in uno stato di gravidanza in quel momento e questo si traduce in un’abolizione indiretta del diritto.
L’obbiettivo dichiarato dei repubblicani più conservatori è quello di ottenere un overruling della sentenza della Corte Suprema degli USA Roe vs Wade, che sancisce il diritto di aborto per le donne in tutti gli Stati Uniti. Nel 1973 la Corte Suprema venne chiamata a pronunciarsi sulla questione di legittimità costituzionale di una legge texana che impediva la possibilità di accedere all’aborto se non in caso di stupro, incesto e pericolo di vita della madre. Con lo pseudonimo di Jane Roe, Norma L.McCorvey si appellò prima alla Corte distrettuale e poi alla Corte Suprema. Entrambe dichiararono incostituzionale la legge e la Corte Suprema, in particolare, si appellò al Right to privacy ricavabile dal Bill of Rights, riguardante la libertà di scelta nelle decisioni sulla propria persona. La Corte configurò inoltre una prevalenza della salute della madre su quella del feto e ribadì come il diritto federale non consideri il nascituro come una persona titolare di un patrimonio completo di diritti.
La pronuncia permise alle donne degli Stati Uniti di ricorrere all’aborto, seppur con le limitazioni previste dal sistema sanitario americano, ma il partito repubblicano ha già affermato di voler rivedere la legislazione sull’aborto in tutta la federazione ed ha trovato un forte appoggio nel presidente Trump. Tra i primi atti del presidente dopo l’insediamento c’è stata la cancellazione dei fondi alle organizzazioni che forniscono assistenza e supporto medico-informativo, minacciando non solo il diritto all’aborto ma anche alla contraccezione ed alla sessualità consapevole. La presidenza Trump sembra aver sposato in pieno le battaglie antiabortiste: mentre gli USA avevano minacciato di porre il veto alla risoluzione ONU contro gli stupri di guerra se non fossero stati cancellati i riferimenti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, perché avrebbe implicitamente indicato un sostegno agli aborti, Trump ha nominato alla Corte Suprema Brett Kavanaugh e Neil Gorsuch, giudici noti per le loro posizioni contrarie all’IVG. La nuova composizione della Corte Suprema potrebbe dunque cambiare gli equilibri e procedere con un overruling della storica Roe vs Wade.
Gli osservatori delle Nazioni Unite e dell’OMS ricordano come è ormai evidente che a soffrire delle restrizioni in materia di aborto sono soprattutto le minoranze e le donne più povere, che saranno costrette e ricorrere alla procedura clandestinamente. La negazione del diritto all’aborto infatti non diminuisce la pratica, la rende solamente sommersa con conseguenze devastanti sulla salute femminile.
Nella storia rimane esemplare il caso della Romania. Negli anni ’60 il dittatore rumeno Ceausescu decise di bandire completamente l’aborto per aumentare la natalità: la misura funzionò per il primissimo periodo ma poco dopo diede vita ad un fiorente mercato degli aborti clandestini, che colpì ovviamente soprattutto le donne e le famiglie più deboli. La mortalità materna riuscì a raddoppiare fino al crollo del muro ed il numero dei bambini abbandonati negli orfanotrofi aumentò enormemente.
Imporre quindi la cancellazione di qualsiasi strumento di decisione sul proprio corpo non riuscirebbe comunque ad arginare un fenomeno che, contrariamente a quanto si crede, è in calo, grazie ad un maggiore accesso alla contraccezione e all’educazione sessuale. I dati dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi registrano una diminuzione degli aborti pari al 26% tra il 2006 e il 2015, dovuta anche alla riforma sanitaria nota come Obamacare, che ha permesso una maggiore accessibilità ad alcuni strumenti contraccettivi.
Come ha ricordato Kate Gilmore, vice alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, le limitazioni all’aborto costituiscono una forma di tortura e dagli USA arrivano ormai sempre più frequenti attacchi alla salute psico-fisica delle donne.
Presidiare e lottare per i diritti, mai definitivamente acquisiti, è necessario in un paese che presenta ancora aree profondamente retrograde e maschiliste, per le quali la donna vive solamente in funzione del proprio utero.