Dritto al Cuore di Poplar: intervista a CLAVDIO
di Valentina Chelodi, con la collaborazione di Erica Turchet
Claudio Rossetti, in arte CLAVDIO, ha pubblicato solo quest’anno il suo primo album Togliatti Boulevard, ma ha già conquistato tutti con il singolo Cuore. Il palco del Poplar ha avuto l’onore di ospitare l’ultimo concerto del suo tour.
Non si sa molto su di te, si sa che fai l’operaio…
Facevo, ora non lo faccio più.
Quindi ora ti dedichi completamente alla musica. Com’è nata questa tua passione?
È nata quando io ero piccolino, quindi ho sempre inventato canzoni. All’inizio raramente, finché non ho ricevuto il primo strumento, e poi ho continuato da lì, lavorando nel frattempo…
Alla faccia di Marx, che diceva che gli operai si alienavano lavorando, invece tu porti l’alienazione nelle tue canzoni…
Sì, esattamente! Nel senso che alienandomi dal lavoro mi è stato possibile accumulare quella carica che poi rimettevo nelle canzoni e da lì è un percorso che ho sempre portato avanti finché non è andata così.
Ci siamo invece chiesti del titolo del tuo album, Togliatti Boulevard. Hai associato il nome di una via poco nota di Roma (via Togliatti ndr) ai viali francesi. Qual è quindi il tuo rapporto con la tua città? È un punto di ispirazione o è più un caos da rielaborare attraverso la musica?
Mah… Roma è caotica e io l’ho vissuta in vari modi. Lavorando a 30 km da casa delle volte passo per il centro, altre volte prendo il raccordo. Non so quanto ciò abbia influito nelle cose che ho scritto, ma sicuramente ha influito. Ad esempio, tornando a casa mi è capitato di fermarmi in macchina a completare un pezzo, perché altrimenti sarei arrivato troppo tardi, e magari avrei perso una vena. Per questo disco, per andare al lavoro tenevo la chitarra in macchina dalla mattina e così finivo i pezzi. È un po’ questo il rapporto con Roma. Poi la città ha un milione di quartieri, c’è chi è a Trastevere, io invece sto a Roma est e quindi mi sono venute in mente delle figure di quella zona
Tornando invece al tema dell’alienazione, che viene trattato all’interno delle tue canzoni, come ad esempio il tema dei social network, secondo te è uno stereotipo quello di relazionarsi mediante la rete?
No, non è uno stereotipo, per me è così. È così e che dobbiamo fa’… purtroppo viviamo una modernità in cui la gente si rapporta così. Però questo mi dà da pensare, perché magari io o un tuo parente ti dice “Perché fai questo, invece di fare quell’altro?”. E lì dove sta la verità? Nel senso se loro si lamentano di come noi ci rapportiamo e noi di come gli altri si rapportano, qual è la verità? A volte le cose fanno il loro corso e tu ti devi adegua’.
Infatti, dalle tue canzoni emerge un po’ questo pessimismo, ma la speranza un po’ la ritrovi. La musica ti aiuta in questo o è il tuo modo di affrontare la vita?
Nel mio caso la musica è la soluzione, ma ognuno dovrebbe trovare la propria motivazione, quindi di base dipende dalla coscienza di ognuno che può essere più o meno sviluppata, per rimediare a delle cose moderne. C’è uno sviluppo di coscienza personale, ma la musica è solo un modo di esprimere il tuo modo di essere.
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