Un mercoledì senza leoni
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»
Mi sembra doveroso partire dall’articolo 21 della Costituzione Italiana che parla della libertà di manifestare il proprio pensiero per esprimere la mia modesta opinione, da studentessa, su ciò che è accaduto mercoledì sera nel Dipartimento di Sociologia.
Via Verdi ieri sembrava un campo di guerra, che doveva essere protetto da chissà quale pericolo. Si percepiva il clima teso semplicemente affacciandosi lungo la strada. Due schieramenti opposti, in mezzo la polizia antisommossa: già lì si capiva che la situazione non sarebbe stata idilliaca. All’interno del dipartimento di Sociologia le cose non andavano meglio, con agenti della sicurezza ad ogni angolo; chi entrava alla conferenza lo faceva da una porta secondaria. “Manco fossimo al G8”, ho pensato. Fausto Biloslavo, a sua volta, è stato fatto entrare dalla porta della sala che dà sull’esterno dell’edificio. Ma i fatti di quella sera li avete già letti nell’articolo precedente.
Quello che non avete letto è che le due ore di conferenza sono sembrate molte di più e che presenziarvi è stato emotivamente stancante. Nessuna delle due parti, opposizione e non, ha reso facile la serata. I bodyguard alle porte dell’aula Kessler davano l’impressione che non tutti fossero i benvenuti alla conferenza, che invece era aperta a tutti; questo ha fatto sì che fuori dall’aula si ammucchiasse un sacco di gente. Così è iniziata la conferenza, tra grida e urla. Biloslavo ha invitato gli oppositori ad entrare, ma loro hanno rifiutato. Questo gesto, ha dato al relatore, almeno in apparenza, la possibilità di passare dalla parte della ragione; solo per poco però, perché quella che doveva essere una conferenza sulla guerra in Libia è diventata una conferenza sulla espressione dei propri ideali. I contestatori, teoricamente lì per contestare ogni forma d’odio, hanno sminuito la loro stessa protesta vandalizzando la loro stessa casa con calci e pugni, dimostrando a loro volta chiusura e incapacità diplomatica. Dulcis in fundo, gli oppositori degli oppositori a Biloslavo hanno solo dimostrato che altro non sanno fare che cavalcare l’onda con la loro aggressività e il loro odio per tutto ciò che li circonda.
Ecco, l’articolo 21 della nostra Costituzione ha permesso quello che è accaduto mercoledì: i ragazzi avevano diritto a protestare quanto Biloslavo aveva il diritto di tenere la conferenza. E il risultato è stato che nessuna idea è stata ascoltata. Questo, purtroppo, è quello che è successo, ed ha finito per sminuire tutto il resto: quello che si è percepito è che nessuno aveva diritto a fare quello che ha fatto.