Temporary Future Store: la “Street Art” arriva in Via San Martino 53
In occasione dell’edizione 2019 della festa del quartiere di San Martino, il Comitato San Martino Dentro ha scelto di far rivivere a grandi e piccoli la fiaba del Pifferaio Magico portando danzatori, musicisti, giocolieri e artisti di ogni tipo nei luoghi più nascosti del quartiere. Camminando lungo il vicolo San Martino si rimane sorpresi nel vedere come lo spirito di Hamelin abbia conquistato l’attenzione di tutti i passanti che, come attratti dalla soave melodia del giovane musico, non possono fare a meno di fermarsi e prendere parte alla narrazione della fiaba.
È questo il contesto che ha permesso l’apertura del Temporary Future Store in via San Martino 53. Il progetto nasce dalla collaborazione della galleria d’arte contemporanea Cellar Contemporary (vicolo San Martino 52) di Davide Raffaelli e Caterina Nacci con il Trento Future Festival di Carlo Chiusi e Shengab Abdu Ahmed, e consiste nell’allestimento temporaneo di uno store di abbigliamento e oggettistica creativa all’interno di uno degli spazi di deposito della galleria. L’intento dello store, come ci spiegano Marco e Shengab, è quello di coinvolgere la comunità cittadina in un panorama artistico troppo spesso dimenticato come quello della street art e di mettere in contatto artisti emergenti in uno spazio che ne rifletta le diverse personalità. Gli artisti che hanno preso parte all’allestimento del Temporary Future Store sono stati selezionati da tutta Italia: nello store accanto ai lavori di artisti trentini come Laurina Paperina, Federico Lanaro, Marco Lastrada, Diego Santostasi e Atpko compaiono anche quelli del livornese A.star.bene, dell’emiliano Manette, del romano Pepemaniak, della bolzanina Beatrice Bergamo, del francese Karim Hadjab e dello statunitense Joe Grillo. Lo spazio diventa così una fucina creativa, ricca di suggestioni e confronti, nel quale gli artisti possono esprimere sé stessi e la propria vocazione in un clima di continuo e reciproco scambio di idee.
I lavori, tuttavia, per quanto belli, non sono sufficienti per “riempire” uno store: affinché questi convivano coerentemente all’interno di uno spazio ed esprimano in modo efficace le personalità di ciascun artista, è necessario riflettere sull’allestimento, di cui si è occupato Tobia Zeni. Tobia, aiutato dai suoi colleghi, è stato capace di trasformare uno spazio di deposito in uno spazio espositivo utilizzando materiali di riuso o di scarto, facendo sì che entrando nello store ci si senta letteralmente catapultati “sotto terra”: strati di fogli di giornale ricoprono le pareti e fanno da supporto alle scritte pulp a pennarello nero e rosso e ai graffiti stilizzati di Marco Lastrada; il nastro adesivo a bande rosse e bianche“incornicia” le nicchie della stanza e mette “in allerta” riguardo la presenza dei lavori degli artisti; la moquette grigia con inserti colorati allude ad un pavimento “imbrattato” ricollegandosi idealmente ai lavori di street art esposti e ispirati al mondo del graffitismo. Al centro della sala, appesi a due tubi di ferro collegati con delle catene al soffitto, ci sono i lavori di streetwear di Manette, Pepemaniak e A.stare.bene: giacche in jeans, felpe e t-shirts personalizzate, dipinte e cucite a mano dai ragazzi.
Ho chiesto ad A.star.bene, classe 1997 e studente di modellistica a Pontedera, di aiutarci a capire un po’ meglio le dinamiche del mondo dello streetwear:
Ciao, camminando per la stanza mi sono saltati subito all’occhio i tuoi lavori: quanto tempo fa ti sei immerso nel mondo dello streetwear?
Il mio primo approccio allo streetwear è stato nel 2016 quando un mio amico mi ha chiesto di personalizzargli una giacca di jeans per un concerto. Da quel momento in poi mi sono appassionato sempre di più al mondo della moda fino a trovare una mia strada di sperimentazione.
Come realizzi i tuoi capi?
Principalmente realizzo i miei capi tagliando e ricucendo i pezzi di stoffa e decorandoli con l’aerografo. Sono tutte operazioni di puro artigianato, in cui ogni volta ti devi “sporcare le mani”, ma è questo l’unico modo che concepisco di streetwear; mi piace sentire la consistenza del tessuto, dosare i colori per la tintura, vedere gli effetti sempre diversi della scoloritura da candeggina, cucire e “rattoppare” le singole parti del capo.
I tuoi lavori da cosa sono ispirati?
A dire il vero non parto mai da un modello preciso; sono stato molto ispirato da alcuni writers toscani, in particolare da Fra32, ma in realtà i miei lavori nascono dall’assimilazione di quello che vedo camminando per strada o per le periferie di Livorno e credo sia proprio questo il senso della street art: mettere in evidenza l’originalità dell’arte di strada, valorizzarne le espressioni, interpretare il linguaggio dei graffiti e tradurlo in forme sempre nuove. credo che lo streetwear sia un modo per esprimere la propria personalità e la propria adesione a certe idee a certi principi estetici.
Spostando lo sguardo dai customs di A.star.bene si rimane immediatamente colpiti da altri lavori esposti: nelle nicchie laterali troviamo la tavola da skate di Laurina Paperina e quelle di Atpko affiancate dalle sculturine di Diego Santostasi, mentre sulle pareti troviamo le opere di Marco Lastrada. Catturata da una delle tavole dipinte di Marco non ho potuto fare a meno di fargli una domanda.
Ciao Marco, mi ha colpito molto la coppia di tavole di legno dipinte che sono appese alla parete. Puoi parlarmene?
Certo, tralasciando il modo in cui ho ricavate i supporti per le mie tele (ride), quella sulla destra è il risultato di una collaborazione con un mio caro amico. L’abbiamo realizzata in un momento molto particolare della nostra vita: lui, per una serie di motivi, si era trasferito a casa mia e un pomeriggio colti da un senso di malessere abbiamo deciso di dipingere la tavola. Il soggetto è il mio balcone di casa- abbastanza spoglio, lo ammetto- su cui compaiono tre oggetti: un piccolo cactus, un vaso e un posacenere ricolmo di mozziconi di sigarette. Potrebbero sembrare tre oggetti banali, scontati perché quotidiani, eppure è attraverso il filtro di quei tre oggetti che guardavamo il mondo che ci circondava ed è solo attraverso questi che siamo riusciti ad esprimere tutta la tristezza, l’angoscia, la rabbia di un momento difficile della nostra vita. La seconda tavola è quella che mi è costata un po’ più di fatica e anche un maggiore sforzo di riflessione. Quello che volevo esprimere era il profondo senso di sconforto nei confronti del genere umano… non sono uno allegro (ride), ed è per questo che ho deciso di prelevare dall’iconografia religiosa l’immagine dei putti, tradizionalmente associata ad un’idea di serenità e gaiezza, e di inclinarla seguendo i dettami del mio stato d’animo. Il risultato, come puoi vedere, è l’immagine di tre figure alate inquietanti che sembrano usciti dalle gole dell’Inferno piuttosto che da uno squarcio di Paradiso. Sulla loro testa campeggia, infatti, la frase “La strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni” che racchiude tutto il senso che volevo dare alla tavola.
Dopo aver salutato Marco e le sue tavole esistenzialiste lo store prosegue in un’altra sala. Non appena si fa capolino dal secondo ingresso della sala ci si trova di fronte ad un vero e proprio studio d’artista: un tavolino di legno ricoperto di stencil, adesivi, locandine, spille; le illustrazioni e le shoppers personalizzate di Beatrice Bergamo; una lastra di metallo arrugginita con un graffita a simulare l’ingresso sbarrato ad un’altra sala e, sempre affissi a tubi di ferro, i capi di abbigliamento e le shoppers di Atpko. Atpko nasce come writer e da sempre lavora con gli stencil. Dopo la sua iniziale dedizione per i graffiti su muro si è dedicato ai graffiti su tela, su tessuto e su legno realizzando quadretti da camera, capi di abbigliamento e tavole da skate personalizzate. Atpko realizza i suoi capi utilizzando stencil, aerografo e tinte sgargianti simulando in alcuni casi le tecniche del dripping, del collage e del grattage. La sua linea di raffigurazione si ispira a personaggi iconici che hanno accompagnato la carriera dello street artist: sui suoi capi compaiono i volti di Salvador Dalì, Vincent Van Gogh, Tupac Shakur, Elvis Presley, Audrey Hepburn accostati ai loro nomi in carattere pulp. Non faccio in tempo a salutarlo che Atpko, da buon street writer, è sgattaiolato fuori dal negozio e si prepara a realizzare un altro quadretto. Tra una domanda e l’altra lo store si riempie di gente che, attirata dalla musica psichedelica del giovanissimo TRE FLIP si prova incuriosita i capi di abbigliamento. Direi che se l’idea era quella di “portare la street” all’interno di uno spazio chiuso, l’operazione si potrebbe dire più che riuscita.
Lo store rimarrà aperto fino a sabato 23 novembre; ormai in prossimità dell’ansia da regalo di Natale” è consigliata una visita allo store!
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