Le “sardine” arrivano anche a Trento
Apartitico, ma non apolitico: così inizia la descrizione del gruppo Facebook “Sardine per Trento”, il movimento di protesta nato sulla scia della manifestazione tenutasi a Bologna e poi propagatosi in altre città italiane. Il gruppo, creato da poco più di tre giorni, ha già superato gli ottomila iscritti.
Nonostante si definiscano apartitici, hanno ben chiaro il loro scopo: opporsi alle politiche sovraniste propugnate dai partiti di estrema destra, in particolare la Lega di Salvini, e combattere il pesante clima sociale venutosi a creare nella pancia del paese.
Come nelle altre città, anche a Trento l’iniziativa ha preso piede a partire da quattro giovani fra i 20 e 21 anni ed iscritti all’Università di Trento, tutti frequentanti corsi di studio diversi. Si tratta di Lisa Schivalocchi, 21 anni, studentessa d’informatica, Lorenzo Lanfranco, 20 anni e iscritto a Sociologia, Marta Pelizzaro, 21 anni, di Giursprudenza e Alissa Sech, 20 anni e iscritta al corso di Studi Internazionali. Nessuno di loro è trentino, ma hanno a cuore il futuro della città e le prossime elezioni comunali a Trento.
Nonostante sia il seguito dei più giovani a prevalere, i quattro ragazzi, intervistati dal quotidiano “Trentino”, hanno affermato che il contributo potrà essere apportato da chiunque abbia voglia di far sentire la propria voce, come dimostrano le numerose richieste d’iscrizione provenienti anche da adulti sopra i cinquant’anni.
Uno dei principi cardine del movimento sta nel dissociarsi da qualsiasi simbologia partitica, tenendo un clima moderato ed esente da ogni tipo di linguaggio volgare ed offensivo. A riguardo, significativa è la risposta dei ragazzi nel momento in cui il “Trentino” chiede di potergli fare una foto: acconsentono, ma alla condizione di tenere nascosto il viso dietro a dei fogli raffiguranti il loro simbolo. «Lo facciamo perché non vogliamo personalizzare troppo la questione. Far credere sia una cosa solo nostra. Invece è un progetto che parte dal basso, aperto a tutti quelli che condividono i nostri principi» hanno dichiarato al quotidiano.
Gli organizzatori fanno sapere che ancora non si è decisa la data della manifestazione, ma contano di comunicarla molto presto.
Ma cosa si può trovare e cosa si dice nel gruppo delle sardine?
Scorrendo la bacheca, nonostante il clima appaia molto propositivo, sembra che per ora manchi una reale unità d’intenti. Vi è comunque un consenso di massima per quanto riguarda alcune tematiche, come quella della tutela dei diritti civili e della società aperta, e soprattutto la contrapposizione alle politiche di Matteo Salvini, considerate xenofobe e dannose per il paese. Nonostante il gruppo sia composto da numerosi giovani, l’età media degli utenti che partecipano alle discussioni su Facebook è piuttosto elevata, talvolta non creando propriamente dei virtuosismi digitali che spesso sfociano in banali diatribe territoriali.
Si possono ritrovare i vizi e le virtù delle comunità politicizzate sul web, ma è bello notare come si possa rintracciare un generale senso di speranza e rifiuto del modello politico vigente in questo momento, caratterizzato da aggressività, rancore, astio ed impetuosità. Si avverte una forza genuina e sincera, che dovrà però essere incanalata sui giusti binari. Questo dipenderà dall’evoluzione del movimento. Fatto sta che i numeri non mentono e non è possibile ignorarlo.
I quattro fondatori del gruppo di Trento hanno voluto lasciarci un messaggio: “Le sardine nascono come reazione spontanea e pacifica al clima d’odio che alcune forze politiche da qualche anno stanno propagando e a un discorso politico intriso di bugie e xenofobia che non si ferma più di fronte a nulla pur di racimolare una manciata di voti in più. Non vogliono essere un movimento esclusivamente contro Salvini, che però in questo momento di fatto incarna il tipo di politica contro cui le sardine protestano, ma contro l’intolleranza e l’incitazione all’odio e alla violenza e per il rispetto dei diritti civili e politici. Vogliono contrapporre al dibattito divisivo e polarizzato un discorso costruttivo, che metta al primo posto la dignità degli esseri umani, cittadini o stranieri che siano, vista come elemento imprescindibile e inviolabile.
Le sardine non sono istituzionalizzate, si tratta di persone che tramite i social si mettono d’accordo e riempiono una piazza per far sentire la loro voce, per far capire che non esiste solo un unico punto di vista e che c’è una grande parte della società civile che non condivide la retorica d’odio che oggi tanto va di moda. Non pretendono di diventare una forza politica con un suo programma ma vogliono, anzi, essere il più inclusive possibile, coinvolgendo chi condivide i valori della democrazia e della Costituzione quali il rispetto e la solidarietà, valori che, in ultima istanza, rappresentano il cuore stesso della nostra identità come cittadini. Non sono apolitiche, ma apartitiche: accolgono persone appartenenti a partiti, movimenti, gruppi diversi, che però in piazza si presentano senza bandiere e senza simboli, come singoli individui.
In Emilia Romagna il movimento è nato in occasione delle elezioni regionali da cittadini che hanno deciso di alzare la voce per farsi sentire contro l’ennesima campagna elettorale basata sull’odio e sulla discriminazione, in Trentino nasce anche in vista delle prossime elezioni comunali. La Lega è già arrivata in provincia e ha dimostrato di non voler rinunciare alla linea politica basata sull’intolleranza: è importante quindi scendere in piazza, uniti, a dimostrare che c’è un mare di sardine che non ci sta, che non accetta di vedere diritti civili e politici passare in secondo piano, che non accetta la retorica dell’opposizione tra italiani e stranieri. Noi siamo cittadini e, come tali, abbiamo diritti e doveri. Chi siede nelle istituzioni è nostro rappresentante, è chiamato a rispondere a noi del suo comportamento e delle sue parole e far valere questa responsabilità è uno dei nostri compiti più importanti. Se è vero che le istituzioni sono il riflesso del Paese, è vero anche che noi, con le nostre azioni e tramite il voto, possiamo modificare questo riflesso!”