Acqua a pagamento in UniTrento: sperimentazione “congelata”
No, chiaramente non è mai stata l’acqua in sé a costare 40 centesimi al litro, o meglio, 20 centesimi per a ricarica da mezzo litro – liscia o gasata, secondo gusto. Andavano coperti i costi di manutenzione della macchina e di “sterilizzazione” dell’area di erogazione. Si volevano adattare le fontanelle agli standard igienici imposti dalla legge italiana e al contempo implementare una misura di sostenibilità ambientale. L’errore? Riversare la spesa sulla popolazione accademica, in mancanza di un piano ben strutturato.
di Francesco Desimine
attualmente redattore della sezione Attualità, delegato alle Attività Speciali per l’Universitario e delegato per la Sostenibilità Ambientale dal Consiglio degli Studenti
Come s’è arrivati a decidere di “congelare” la sperimentazione degli erogatori d’acqua a pagamento? Partiamo dal principio: c’erano una volta nei Dipartimenti di Sociologia, Giurisprudenza ed Economia, oltre che a Mesiano, delle fontanelle d’acqua ad uso gratuito – installate dieci anni fa nell’ambito del progetto «Soddisfa la tua sete» di Ingegneria Senza Frontiere, finanziato da Dolomiti energia. Le fontanelle non erano mai state installate presso il Centro Linguistico di Ateneo, i dipartimenti di Rovereto e Povo, e Lettere (nonostante le ultime due strutture fossero state realizzate più di recente rispetto alle altre).
Recentemente era sorta l’istanza di migliorare le suddette fontanelle, con getti che consumassero meno acqua, manutenzioni regolari e pulizia più frequente (in linea con la normativa italiana), oltre all’esigenza di installare gli erogatori d’acqua nei dipartimenti nei quali mancavano. Chi scrive questo articolo in novembre ha ricevuto la delega alla sostenibilità ambientale dal Consiglio degli Studenti, proprio per occuparsi di tali questioni. Tra le varie “sul tavolo” anche la firma (avvenuta) dell’SDG Accord in vista della COP25 che si sarebbe tenuta a Madrid nel mese di dicembre (vertice che, malgrado la gran fanfara iniziale, è finito malissimo), e la transizione, da parte delle associazioni universitarie e dell’Ateneo tutto, all’uso di carta riciclata non trattata chimicamente e proveniente da foreste correttamente curate. In poche settimane era stato ideato un piano che prevedeva, tra le altre cose, di trovare un modo per quantificare i metri cubi d’acqua utilizzati dalle fontanelle, così da calcolare un preventivo di spesa per l’Ateneo, mettendo in conto meccanismi di risparmio idrico, manutenzioni più frequenti e la pulizia (preferibilmente automatica) degli erogatori. Al rifacimento delle fontanelle sarebbe stata affiancata la distribuzione di borracce targate UniTrento per tutte le matricole in arrivo, e la possibilità di acquistarle presso i distributori automatici per noi vecchi – altra questione di complessa gestione, se si cerca un fornitore che rispetti i criteri di sostenibilità ambientale in fase di produzione e trasporto delle stesse.
Non è mai stata considerata, com’è lapalissiano precisare, la possibilità di far pagare l’acqua al consumatore finale, tuttavia andava fatto un serio studio dei costi aggiuntivi, necessari per avere presso gli erogatori un servizio efficiente e sostenibile dal punto di vista ambientale. Lo stesso Consiglio degli Studenti si è espresso in tal senso, ma quest’ultima informazione non è immediatamente verificabile, dato che i verbali dell’organo di rappresentanza per quanto concerne l’anno 2019 non sono ancora reperibili online.
Nonostante nell’elaborazione del piano di sostenibilità fossero stati coinvolti sia il delegato di Ateneo per la sostenibilità ambientale sia la rappresentanza studentesca, l’Ateneo (probabilmente non edotto a sufficienza) a metà di questo mese ha deciso di avviare la “sperimentazione” degli erogatori d’acqua a pagamento (20 centesimi per mezzo litro d’acqua, liscia o gasata), sostituendo con questi ultimi le fontanelle di Sociologia ed Economia e installandone uno ex novo nel Centro Linguistico di Ateneo, al primo piano dell’ex Palazzo Cavazzani. Unica comunicazione quella coi Direttori dei Dipartimenti interessati. Peraltro, gli erogatori “sperimentali” non sarebbero dovuti essere tre, bensì cinque; tuttavia a Lettere non c’era abbastanza spazio nella sala macchinette e la comunità accademica di Giurisprudenza – nella quale è presente l’ultima fontanella del polo cittadino – ha negato l’assenso all’installazione. La negoziazione per gli erogatori sperimentali (la cui installazione è avvenuta senza alcun costo per l’Università di Trento) è avvenuta con “Dolomatic”, gruppo del quale fanno parte “Buonristoro”, che attualmente fornisce un centinaio di distributori automatici, e “Aquà”, il cui nome è stampato a caratteri cubitali sulle nuove macchinette.
Com’era prevedibile la sperimentazione è stata immediatamente congelata, così da comunicare meglio tra organi di Ateneo, di rappresentanza e delegati vari. L’obbiettivo di questa “comunicazione migliore”? Oltre a quello di istituire ad inizio 2020 un chiaro tavolo di lavoro per le politiche di sostenibilità ambientale, anche quello di mantenere il servizio di erogazione d’acqua gratuito al momento della fruizione. La fornitura di acqua infatti è ben diversa dai caffè e dagli altri prodotti di consumo offerti dai distributori automatici. «L’acqua deve rimanere un bene a fruizione gratuita, altrimenti non si combatte efficacemente l’abitudine all’utilizzo di plastica» ha dichiarato coerentemente Edoardo Meneghini, Presidente del Consiglio degli Studenti, e con lui molte associazioni di rappresentanza.
Purtroppo l’acqua dei bagni non «è la stessa», come si trova scritto sull’erogatore del Dipartimento di Economia, poiché non è microfiltrata nello stesso modo e la pulizia dei rubinetti nei bagni ha seguito fino ad oggi un iter diverso rispetto alle fontanelle, la cui igiene invece sarebbe dovuta essere controllata più spesso. Gli erogatori esterni ai bagni sono usati nello specifico per bere e sono numericamente inferiore rispetto ai lavabi, quindi vengono utilizzate relativamente più di frequente. Inoltre non tutte le borracce che le studentesse e gli studenti portano con sé tutto il giorno entrano nei lavandini dei bagni.
Spiace deludere il rappresentante Giovanni Lombardi – o chi si è firmato per lui, sempre sull’erogatore di Economia – il quale ha scritto «nelle prossime elezioni aumenterò il prezzo dell’acqua in modo che costi più delle bottigliette», poiché quando a persone competenti e volenterose viene permesso lavorare assieme ad un Ateneo d’eccellenza, non certo carente di risorse o famoso per la sua tassazione bassa, è possibile conciliare serie misure di sostenibilità ambientale e lotta alla produzione di rifiuti in plastica non eco-compatibile con sostenibilità economica e diritti degli studenti.
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