Sex Education. L’utopia di cui abbiamo bisogno

Spoiler Alert: ti indignerai (sì, dico a te, boomer).

Masturbazione, erezione, sesso anale, pompini, ditalini, clisteri anali. Se vi siete imbarazzati mentre leggevate questa veloce lista, allora Sex Education è la serie che fa per voi; anzi, questo significa che di una serie così abbiamo un disperato bisogno. È appena uscita su Netflix la seconda stagione della serie allo stesso tempo più politicamente scorretta e corretta che ci sia in circolazione al momento. Vi starete chiedendo come diavolo sia possibile che sia allo stesso tempo due cose non solo diverse ma anche contraddittorie. Dividiamo il problema in due parti:

  1. Perché è politicamente scorretta?

Be’ è semplice: parla di sesso, il tabù per eccellenza di una società occidentale che si è ammantata di progressismo e pluralismo ma ha nascosto la polvere sotto un tappeto, fingendo che fosse tutto pulito- e quando non ci pensa, si convince anche che è così. Poi arriva qualcosa come Sex Education che butta in aria tutti i tappeti e ci costringe a fare i conti con le nostre illusioni, le nostre paure e i nostri tabù. Perché per quanto fingiamo che non lo sia, il sesso è ancora un tabù, forse per una sua caratteristica intrinseca ed evolutiva, oppure per motivi sociologici, psicologici e politica. Fatto sta che, come dice uno dei personaggi durante la seconda stagione, parlare di sesso era trasgressivo negli anni ’80, ora dovrebbe essere normale, ma in realtà non è ancora così. Ovviamente abbiamo fatto notevoli progressi, a livello sociale: cos’è il Gay Pride, ad esempio, se non proprio il tentativo di rompere un tabù? Ovvio che per farlo bisogna spingere sull’acceleratore dell’eccesso e della stravaganza, ed è proprio ciò che fa Sex Education, parlando di cazzi, vagine, masturbazione e clisteri anali (e sappiate che se vi state indignando a leggere questo articolo, siete dalla parte sbagliata della Storia). Questa serie ci fa fare i conti con i nostri tabù, le nostre paure. Anche noi giovani progressisti delle nuove generazioni rimaniamo sorpresi e disorientati quando la guardiamo, e mentirei se vi dicessi che ci lascia indifferenti; non lo fa, il suo scopo è proprio quello di provocare. Sex Education dice molto più su di noi che sul sesso in sé. Ma arriviamo al secondo punto del problema:

  • In che senso è politicamente corretta?

Anche rispondere a questa domanda è semplice: Sex Education parla di tutti. È una normalizzazione del diverso, dell’emarginato, ed anche dello strambo. Tutti sono inclusi: gay, lesbiche, sesso anale, sesso etero, bisessuali, pansessuali, giochi erotici perversi, gli asessuali, i disabili. Tutti. E la cosa straordinaria della serie è che parla di questa diversità con una spontaneità e una normalità rivoluzionarie, dandola quasi per scontata. Il suo tono non è moralistico o pedante, e nemmeno forzato, tutto fila liscio (con un po’ di lubrificante si risolve tutto!). Questa serie Netflix è rivoluzionaria perché parla di tabù come se non lo fossero e questo è il modo migliore per abbatterli. Come dice la madre di Otis, “questo è un posto sicuro”; infatti quando vediamo Sex Education ci sentiamo al sicuro, sappiamo che le nostre diversità non solo saranno accettate, ma anzi non verranno nemmeno prese in considerazione come qualcosa da ammettere o proibire, perché nel mondo di Otis e compagni ognuno può esprimere se stesso come meglio crede, senza nessuna autorità esterna che possa decidere cosa è normale e cosa è inaccettabile. Su che base dovrebbe decidere in effetti? Sulla base della tradizione? Se la tradizione fosse un criterio di giudizio della normalità, allora saremmo restati a vivere sugli alberi in cerca di banane; ora invece le banane possiamo scegliere di mettercele in culo e nessuno può impedircelo. Lo slogan della serie è “messy is normal”, perché dopo tutto, noi viviamo il casino, l’incertezza, la diversità, la differenza, ma sono proprio queste, paradossalmente, le uniche cose normali della vita, perché le condividiamo tutti. Non guardate Sex Education per indignarvi (non solo per quello che dice, ma nemmeno per quelli che si indignano per quello che dice) ma per scoprire qualcosa su voi stessi e per imparare ad accettare quello che scoprirete. E ricordatevi sempre: “Messy is Normal”.

Angelo Andriano

Nelle feste piccole, non c'è intimità.

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