Il Risveglio della Primavera, la Sex Education del 1891

Un gruppo di adolescenti affronta le prime esperienze sentimentali e sessuali, ma i loro dubbi riguardo alle “complicate questioni dell’amore” vengono incontrati con imbarazzo o ostilità dagli adulti, perciò non riescono a porre le loro domande ad altri se non ai loro coetanei. Non è la trama di Sex Education, ma de “Il Risveglio della Primavera”, scritta nel 1891 dal drammaturgo tedesco Frank Wedekind. Nel 2006 ne è stato tratto un musical rock, “Spring Awakening”, vincitore di otto Tony Awards fra cui quelli al Miglior Musical e Miglior libretto. Se non avete voglia di leggervi l’opera teatrale, consiglio caldamente di ascoltarvi l’album su Spotify- non solo per il cast eccezionale (fra cui due militanti di Glee, Jonathan Groff e Lea Michele), ma anche per la musica rock e i meravigliosi doppi sensi presenti nei testi di Steven Sater. Molto valido anche il revival del 2015 organizzato dal Deaf West Theatre, eseguito simultaneamente in inglese e lingua dei segni da attori non udenti.

Emma Goldman elogiò il lavoro di Wedekind nel suo saggio del 1914 “The Social Significance of Modern Drama”, ma in generale l’opera venne ritenuta oscena e immorale. La grandezza di Wedekind, che proprio con questo suo lavoro ha inaugurato l’espressionismo tedesco, sta nell’aver trattato con delicatezza temi come stupro, aborto, suicidio e violenza sui bambini, mantenendo al contempo una prosa schietta e limpida. Affrontare questi argomenti non è facile ora e sicuramente non lo era nella Germania del Secondo Reich, molto religiosa e conservatrice. Alla luce di questo è notevole anche che Wedekind abbia inserito nella sua opera una coppia omosessuale, cosa che molti media odierni non riescono ancora a fare; la coppia è trattata con estrema naturalezza e l’autore evita la purtroppo ricorrente associazione fra omosessualità e peccato, o “anormalità”. “Sex Education” e “Risveglio di Primavera” affrontano gli stessi argomenti, con lo stesso fine: privare la sessualità dell’aura di pudore e peccato che la circonda e mostrare la necessità di una corretta educazione (sessuale e non) dei figli, puntando il dito contro sistema scolastico, i genitori e la società rigida e pudica.

Wedekind utilizza principalmente tre personaggi per mostrare le varie mancanze educative e i risultati a cui possono condurre. Parte della morale è riassunta nell’avvertimento che la madre di Melchior dà al figlio quando scopre che questi sta leggendo Faust: “Anche le cose migliori possono avere effetti dannosi, quando non si ha la maturità di afferrarle giustamente.” Se non volete avere spoiler, vi consiglio di fermarvi qui e tornare a leggere dopo. Non aspettatevi un lieto fine però: il sottotitolo dell’opera è “La Tragedia dei Bambini”, siete stati avvertiti.

Spring Awakening, Broadwayda sinistra Moritz Stiefel, Melchior Gabor e Wendla Bergmann interpretati rispettivamente da John Gallagher Jr, Jonathan Groff e Lea Michele

Wendla Bergmann

“Mamma che mi hai portato in grembo/ mamma che non mi hai dato / nessun modo di comprendere le cose / che mi hanno resa così triste” – Mama Who Bore Me

“Mamma, come nascono i bambini?”: una domanda che tutti ci siamo posti e che anche Wendla Bergmann fa a sua madre. “A chi dovrei rivolgermi se non a te? [..] Non puoi pretendere seriamente che a quattordici anni creda ancora alla cicogna.” La madre si rifiuta di rispondere, convinta che farsi domande di questo tipo sia innaturale. Non si fa scrupoli però ad incolpare la figlia quando questa rimane incinta dopo essere stata violentata da Melchior Gabor. Si assolve con un: “Dire queste cose a una bimba quattordicenne! Vedi, ero prearata piuttosto a vedere spegnersi il sole.” Costringe la figlia ad abortire e la ragazzina muore in seguito a complicazioni con la procedura. Per tutta la storia Wendla viene manipolata: prima da sua madre, che le dice che i bambini nascono “dal grande amore di un uomo e di una donna”, poi da Melchior, che la spinge ad avere un rapporto con lui perché “È tutto interesse, tutto egoismo. Io non amo te come tu non ami me.”  Wendla avrebbe potuto riscrivere la sua storia e crescere. Nel musical, Sater lo esprime nei versi di Whisper: “Ho portato un ragazzo in ginocchio/[..] ho lasciato che mi amasse/ fate sì che sia questa la mia storia.” Sulla sua tomba invece la madre scriverà che è morta di anemia. Persino nella morte il destino di Wendla verrà deciso da altri.

Moritz Stiefel

“Okay quindi ora stiamo facendo quella farsa/ in cui fingete che ve ne importi qualcosa?/ Vuole scrivere ai miei genitori?/ […] forse ne rimarranno impressionati, forse no” -And Then There Were None

Moritz Stiefel è il classico adolescente turbato e angosciato. Per prima cosa, prova una grande angoscia rispetto alla sessualità poiché la ritiene fonte di peccato. Sente di non poter controllare i cambiamenti della sua età e questo lo spaventa enormemente, perché non ne capisce l’origine. Se fosse nato in un era più digitalizzata si sarebbe dato a Google; cerca invece le sue risposte in libri ed enciclopedie, senza risultato: “Parole, nient’altro che parole, parole. Non una sola spiegazione schietta. Oh, quanto pudore!”. Melchior, da novello Otis, si offre di spiegargli quello che sa ma Moritz non riesce a parlarne. Seconda cosa, è angosciato dalla scuola. Nonostante si sforzi di migliorare i suoi insuccessi scolastici rischiano di costargli l’anno ed il ragazzo teme di deludere i genitori, che credono che non si applichi abbastanza. Moritz arriva quindi a considerare il suicidio, anche se nessuno lo prende sul serio quando ne parla. La madre di Melchior, donna molto progressista e aperta, dà a Moritz dei consigli che rispecchiano molto le idee di Wedekind:“Secondo me è inammissibile giudicare un giovane dalle sue pagelle scolastiche. Abbiamo troppi esempi che pessimi alunni sono diventati uomini eccellenti e, viceversa, scolari distinti non hanno dato gran buona prova nella vita.” Suo padre non dimostrerà pietà nemmeno al funerale: “Il ragazzo non era mio … Fin da piccolo non mi era piaciuto.” Molto duri anche i giudizi morali del pastore e del preside della scuola: né la famiglia, né le istituzioni scolastiche né quelle religiose cercano di capire il motivo delle sue azioni – vogliono solo trovare un capro espiatorio per non addossarsi la colpa della sua morte. Prima di togliersi la vita Moritz riflette su tutte le opportunità sprecate, sulla vita che non ha vissuto e sulle esperienze sessuali che non ha avuto: “Ecco una cosa che potrebbe ancora interessarmi. Più che altro per curiosità. […] C’è da vergognarsi: essere stati uomini senza aver conosciuto ciò che vi è di più umano“.

Melchior Gabor

“Tutto ciò che si conosce/ sulla storia e sulla scienza/ viene rovesciato a scuola e a casa da uomini ciechi/ dubita di ciò che ti dicono/ e presto ti daranno la caccia e ti abbaieranno contro/[…] e nulla è permesso a meno che non sia scritto nella loro Bibbia”. -All That’s Known

Melchior si autodefinisce nel musical “un uomo ed un bambino”, ed è il personaggio che cresce di più nell’opera. Sua madre, avversa ai metodi educative rigidi del tempo, lo incoraggia spesso a farle domande e studiare al di fuori dalla scuola. Anche Melchior si trova spesso in disaccordo con i metodi dell’epoca “Io non credo che un ragazzo possa migliorare con […] le botte”. Apertamente ateo, dichiara di “non credere in nulla” e disprezza la religione perché a suo parere rende gli uomini ottusi e bigotti. Gli insegnanti lo cacciano dalla scuola quando trovano il tema che Melchior aveva scritto a Moritz, spiegandogli le dinamiche della riproduzione. Durante l’interrogatorio cui lo sottopongono gli insegnanti si nota il lato polemico di Melchior: “La prego, signor preside, di mostrarmi una sola oscenità che vi sia contenuta, […] di indicarmi in questo scritto un’offesa alla morale!” La sua arroganza di adolescente ha il sopravvento sulla sua buona educazione e lo porta a sbagliare. Alla fine dell’opera viene preso dalla disperazione perché si sente responsabile della morte di Moritz e Wendla. Nell’opera di Wedekind Melchior viene salvato dal suicidio dall’Uomo Mascherato, deus ex machina con il quale il ragazzo parla della vita, di Dio e della morale -nel musical invece Melchior viene fermato dai fantasmi di Wendla e Mortiz. Un’altra grossa differenza rispetto al musical sta nel modo in cui viene trattato lo stupro di Wendla. Nell’opera teatrale la ragazza esprime esplicitamente il suo dissenso a non avere un rapporto con Melchior, anche e soprattutto perché non capisce cosa stia succedendo in quel momento, e ripete ‘no’ più di una volta. Melchior si rende conto del suo errore e si sente grandemente in colpa per la cosa. Le scrive una lettera di scuse e di fronte alla sua tomba ragiona che “Qualunque cosa io faccia, resta il fatto che le ho usato violenza”. Nel musical invece la cosa è trattata in modo molto diverso ed è più velata. Wendla non dice esplicitamente di no; d’altra parte però non sa affatto che cosa stia facendo né è consapevole delle implicazioni delle sue azioni, motivo per cui quello di Melchior si potrebbe considerare stupro, secondo il principio del “if she can’t say no, then she can’t say yes.” Inoltre in “Word of your Body”, dove per la prima volta Melchior e Wendla ammettono l’attrazione fisica fra di loro, è molto evidente che Melchior si stia approfittando dell’innocenza della ragazza e se ne rende conto: ammette infatti di stare “adescando una ragazza con delle ipotesi”.

Ci sarebbero infiniti altri risvolti di questa tragedia che meriterebbero di essere esplorati; ogni singola canzone del musical necessiterebbe di un analisi a parte, sia per quanto riguarda il testo che la musica. Vi consiglio di esplorare il piccolo universo di Spring Awakening in tutte le sue sfaccettature – un film basato sul musical è in cantiere, su Spotify potete trovare l’Original Cast album ed il pdf dell’opera teatrale è facilmente reperibile gratis. Questo capolavoro di Wedekind, straordinario nella sua attualità e forza espressiva, a distanza di secoli ci può ancora parlare di problemi del nostro tempo. Ci mostra che i problemi di Maeve, Otis ed Erik sono gli stessi problemi di ragazzi del Secondo Reich come Mortiz, Melchior e Wendla e ci insegna che, già nel 1891, si credeva che la nostra società avesse bisogno di ‘sex education’.

Rebecca Franzin

Studio a Trento, ma sono di Vittorio Veneto (tecnicamente Solighetto). Forse un giorno mi laureerò in Studi Internazionali; nel frattempo, se siete credenti, sentitevi liberi di includermi nelle vostre preghiere.

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