Combattere la storia con le storie
Se non siete medici, infermieri, ministri o impiegati nei laboratori dove si stanno testando i primi vaccini contro il Covid-19, non potete fare altro che starvene a casa. Se non state combattendo gli effetti fisici del virus come stanno facendo tutti coloro che in questi giorni sono in prima linea, dovrete comunque lottare contro gli effetti narrativi che inevitabilmente sta provocando sulla nostra vita. Come fare? La gloria e la rovina di noi esseri umani consiste nel fatto che ciò che ci fa temere di più il virus, ovvero la capacità di parlarne, comprenderlo e renderci conto della sua esistenza, è anche ciò che ci permette di sfuggire a quella paura: l’immaginazione.
Nessuna altra specie sulla faccia della Terra potrebbe mai sapere di essere sotto l’attacco di una pandemia; i cavalli subirebbero la pandemia, noi invece la stiamo combattendo, come se fosse un nemico intenzionalmente deciso a farci del male. Per i cavalli non esisterebbero confini, misure governative, cordoni sanitari, crollo delle borse, quarantene, perché tutto ciò dipende dalla capacità di noi esseri umani di parlare di cose che esistono solo nella finzione condivisa di miliardi di menti. La globalizzazione è il trionfo di questo comportamento e come dicevo prima è la nostra gloria e la nostra rovina.
La nostra capacità di parlare di cose che esistono solo nello spazio della nostra immaginazione ci permetterà di sconfiggere il Covid-19 con la stessa velocità con cui la globalizzazione ne ha decretato la diffusione pandemica. Per questo motivo il modo con cui affronteremo la battaglia dipenderà, in parte, dalla capacità della nostra mente di tessere storie alternative a quella che stiamo vivendo. Al posto di cedere la vostra libertà narrativa ad un’unica visione totalizzante, tornate a meravigliarvi immergendovi in storie sempre nuove.
Ecco alcuni consigli bibliografici e cinematografici per questa quarantena (per ogni voce ci sono dei filosofi di riferimento le cui idee sono presenti nelle storie che consiglio).
SERIE-TV
- Westworld. Come è nata la coscienza umana? Il libero arbitrio esiste o è solo una bella storia che ci raccontiamo? Potremo mai raggiungere l’immortalità? Queste sono le tre domande cardine della narrazione di Westworld, la serie ideata da Jonathan Nolan (sì, il fratello di Christopher) e Lisa Joy per HBO. La serie è ambientata in un parco iperrealista popolato da androidi che, dotati di linee narrative preimpostate, hanno come obiettivo quello di far vivere agli esseri umani un’esperienza ludica di livello superiore. Tutto sembra andare secondo i piani se non fosse che, ad un certo punto, i circoli narrativi degli androidi iniziano a deragliare. Attraverso il filtro degli androidi e della loro epopea verso la riscoperta della coscienza, la serie sembra parlare proprio di noi, del nostro bisogno di credere in una dimensione ultraterrena a causa della difficoltà di creare una storia originale per la nostra vita. (Consigliata per chi ama Nietzsche, Feuerbach e la filosofia della mente).
LIBRI
- Guida Galattica per gli Autostoppisti. E se la Terra venisse distrutta per fare spazio a una autostrada intergalattica? Bè, saremmo costretti a smettere di pensare di essere al centro dell’universo. Dalla distruzione della Terra iniziano le avventure a improbabilità infinita di un gruppo ancora più improbabile di personaggi. Tra robot depressi, alieni poeti e uno sprovveduto essere umano armato di asciugamano, la saga scritta da Douglas Adams è un libro molto divertente e mentre lo leggerete, vi stupirete di quanto le parole scritte possano far ridere più di un film di Jim Carrey. In un universo fatto di satira, fantascienza, filosofia e scienza, Douglas Adams, con irriverenza e una montagna di battute, crea una mitologia del ridicolo e ci insegna a non prenderci troppo sul serio e a ricordarci che l’intelligenza consiste molto di più nel fare le domande giuste, che nel dare le risposte corrette. Perché l’unica risposta sensata alle domande stupide è un sonoro e sbeffeggiante 42! (Consigliata a chi ama Wittgenstein e Spinoza).
FILM
- Il grande Lebowski. Dubito ci sia qualcuno che abbia bisogno di un consiglio per vederlo, ma non si sa mai! I fratelli Cohen sono una garanzia, e in questo film emerge tutta la loro poetica: la nostra vita è in balia del caso, di forze impreviste che non possiamo controllare. L’unica cosa che possiamo fare è prenderla alla leggera come fa Drugo, perché Drugo voleva soltanto il suo tappeto. Tra una partita di Bowling, deliri sulla guerra del Vietnam, valli di lacrime, scambi di valigette, tutto precipita in una spirale di follia, mentre Drugo mantiene la calma, tra uno spinello e un White Russian. Grande metafora dell’insensatezza dell’esistenza, il film insegna che l’unico modo sensato di vivere è con la leggerezza di cui parlava anche Calvino, che non è superficialità e che ci permette di vedere le cose da un’altra prospettiva. Come dice il narratore alla fine del film, tutti ci sentiamo più tranquilli sapendo che in giro c’è il Drugo che prende la vita come viene e ne fa quello che vuole, senza scomodare nè massimi sistemi nè movimenti apocalittici. (Consigliato a chi ama gli stoici e Kurt Vonnegut).
DOCUMENTARIO
- Capitalism. A love story. Dopo una breve rassegna delle opere che più amo, è arrivato il momento di citarne una che, pur non entusiasmandomi per quello che dice, mi affascina molto per come lo dice. Sto parlando del documentario di Micheal Moore sulla crisi del 2008. Moore propone un’immagine fortemente critica del capitalismo e dei meccanismi che secondo lui hanno portato alla crisi ma lo fa in modo accattivante, discreto e con un montaggio originale, senza cadere in una cieca esaltazione della controparte del capitalismo, il comunismo, come potrebbe sembrare in apparenza. Moore propone infatti una sorta di terza via, che lui chiama “via democratica“, una via intermedia, originale e interessante da approfondire. (Consigliato per chi ama Marx e odia Soros).