Test d’ammissione – intervista ai futuri studenti universitari
In questi giorni il sistema universitario italiano non sembra essere una questione all’ordine del giorno per la stampa nazionale, indaffarata com’è a inseguire le polemiche più recenti relative al calmieramento dei prezzi delle mascherine o all’ultimo bisticcio tra i presidenti di regione e il governo. Eppure, nel pot-pourri mediatico che abbiamo imparato ad assaporare dall’inizio dell’emergenza targata Covid-19 non sembra mai mancare un posticino per qualche proclama emanato dalla ministra all’istruzione Lucia Azzolina. In attesa di un protagonismo altrettanto massiccio del ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, proviamo a fare il punto della situazione su una questione che interessa direttamente il mondo universitario, o – per meglio dire – che più interessa chi vorrà entrare a farne parte presto, ossia i maturandi 2020. Tra i molti problemi che l’attuale stato d’emergenza ha fatto emergere nel mondo dell’Università infatti, uno dei più scottanti è quello che riguarda le iscrizioni alle cosiddette “facoltà a numero chiuso”, cioè a quei corsi di studio che prevedono un numero limitato di immatricolazioni, per accedere alle quali è necessario superare una prova d’esame, il famoso “test d’ingresso”. A questo proposito il già taciturno ministro Manfredi avrebbe ben poco da dire, dal momento che le Università possono provvedere, ciascuna per conto suo, alla risoluzione di tale problema. L’Università degli studi di Trento, con la proposta approvata la settimana scorsa dal Senato Accademico, ha deciso di mantenere i test d’ingresso, sebbene in modalità online, per quanto riguarda i corsi di studi di indirizzo “scientifico” (per intenderci, il centro di Rovereto e il “polo collina” di Mesiano e Povo), mentre la tornata primaverile dei test d’ingresso previsti per i corsi di studio di indirizzo “umanistico” (Giurisprudenza, Economia, Sociologia, Lettere Moderne, Lettere Classiche, Beni Culturali, Lingue, Filosofia, Studi Internazionali) non si svolgerà. Ne discutiamo con due ragazzi trentini all’ultimo anno di scuola superiore: Marco Gavazza, rappresentante degli studenti del Liceo Scientifico Martino Martini di Mezzolombardo e presidente della Commissione Istruzione presso la Consulta Provinciale degli studenti, ed Eros Molinari dell’Istituto Tecnico Economico A. Tambosi di Trento, rappresentante della Commissione Pari Opportunità nella Consulta Provinciale. La questione, come leggerete, è urgente, e Marco ed Eros non parleranno in quanto rappresentanti, per conto degli organi di cui fanno parte, ma in quanto studenti preoccupati per il loro futuro.
La situazione è quella che sapete: per coloro che vorranno iscriversi ai corsi di studio di indirizzo umanistico offerti dall’Università di Trento varrà quanto deciso dal Senato Accademico, che ha optato per prendere in considerazione solo ed esclusivamente la votazione conseguita alla fine del IV anno di scuola superiore. Quali sono i vostri pensieri a riguardo?
EROS: Si, la situazione è quella che hai descritto. Che dire? Tutti i ragazzi che ho sentito negli ultimi giorni concordano sul fatto che noi studenti non siamo stati ascoltati: la stiamo vivendo come una posizione presa dai piani alti, per così dire. Le problematiche che la scelta del Senato Accademico comporta sono numerose: alcuni ragazzi hanno avuto svariati problemi durante il IV anno di liceo, problemi di cui ha risentito soprattutto la loro media scolastica. Inoltre vi è una certa discrepanza tra i vari istituti trentini nei parametri di valutazione. Oltre a ciò, ad oggi non si sa bene come verrà sviluppata la cosa, se, ad esempio, queste supposte qualità attestate dai voti di quarta verranno poi verificate da qualche test durante l’anno. Tra l’altro, si tratta di autocertificazioni: si provvederà al controllo di queste dichiarazioni? E in che modo? Non sappiamo ancora di preciso come l’Università si farà carico del problema.
Dunque mi confermate che si tratta di “autocertificazioni”? Come funzionerà esattamente?
MARCO: Riguardo alle autocertificazioni dei voti di quarta è già stata rilasciata qualche informazione: si tratta di un documento in cui verranno dichiarati i voti conseguiti nel quarto anno di Scuola Superiore relativamente a cinque materie: quattro uguali per tutti, e una a scelta in base al corso di studi per cui si farà richiesta. Tra le materie a scelta non rientrano educazione fisica e religione. A quanto ne sappiamo, queste autocertificazioni saranno sottoposte a dei controlli. Personalmente, concordo con Eros quando dice che questa decisione non tiene conto del fatto che il quarto anno possa aver rappresentato un anno problematico per gli studenti, per diversi motivi.
Potresti essere più specifico?
MARCO: Quando Eros parlava della disparità di votazione tra i diversi istituti, è tutto vero, ma è solo uno dei problemi. Bisogna tenere in considerazione anche il gruppo degli studenti che hanno trascorso il quarto anno all’estero e che non hanno conseguito voti davvero equiparabili a quelli conseguiti dagli studenti rimasti in Italia. Nell’ambiente liceale non ci si bada, ma ovviamente nell’ottica di una selezione universitaria in cui si guarda alla media di quarta Liceo per l’immatricolazione il discorso si fa decisivo.
EROS: Esatto. Ci è stato comunicato dell’esistenza di un una griglia di conversione dei voti conseguiti all’estero, ma non è stata ancora resa pubblica, né conosciamo i canoni su cui si baserà (ndr, la griglia è stata resa pubblica in alcuni bandi, usciti successivamente all’intervista)
Che cosa dicono i vostri colleghi e i vostri amici di questa situazione? Immagino che sia difficile rimanere attivi al fianco dei vostri compagni in questo periodo di quarantena. Riuscite comunque a discutere di questa cosa?
MARCO: Personalmente, sento spesso gli studenti del mio Liceo; i maturandi in particolare mi scrivono tutti i giorni, per chiedermi chiarimenti e informazioni in merito alla questione dei test di ingresso. Molti, io per primo, vorrebbero iscriversi all’Università di Trento, ma trovano profondamente ingiusta la decisione che è stata presa. Va detto che si tratta di una cosa molto soggettiva; alcuni studenti giovano della nuova situazione e non tutti la vedono allo stesso modo. Certo è che molti studenti che al quarto anno avevano una media bassa, o una media discreta sono fortemente penalizzati. Inoltre, c’è anche da considerare il fatto che la quarta superiore rappresenta un anno “di mezzo”, in cui molti insegnanti non danno un voto pieno a giugno, per spronare gli studenti a impegnarsi di più l’anno successivo, insomma per poter premiare lo studente quando darà il massimo nell’ultimo anno.
Quindi ci sono anche studenti per cui questa situazione è vantaggiosa.
EROS: Si certo, insomma domani (4 maggio, ndr) riaprono le iscrizioni ai “test d’ingresso”. Molti che non erano convinti di provare il test per paura di non superarlo nonostante la media buona, ora non hanno nulla da perdere e quindi ci provano. Per loro si tratta di una specie di “iscrizione facilitata”. Il problema non è da poco. Personalmente mi sono confrontato con i maturandi del mio istituto. Con alcuni con cui sono in confidenza abbiamo discusso e sono emerse situazioni molto rilevanti: per alcune persone, che non hanno la possibilità economica di uscire dalla provincia, Trento è l’unica chance che hanno di frequentare l’Università. Molti di questi si trovano in difficoltà perché nel quarto anno non hanno ottenuto dei buoni risultati ed ora sono in una situazione in cui non sanno cosa fare: insomma, devono scegliere tra l’Università a Trento o il lavoro, e se la media del quarto anno non è il massimo…
E voi studenti cosa state facendo per farvi sentire?
MARCO: Abbiamo pensato ad una proposta che potesse venire incontro agli studenti. L’idea più seria è quella di rimandare le immatricolazioni a quest’estate, posticiparle di qualche mese per provare a capire se ci sarà la possibilità di fare i test in presenza. In Corea del Sud ad esempio hanno deciso di radunare gli studenti in uno stadio, con le adeguate distanze di sicurezza: in questo modo ogni studente può svolgere il proprio esame. Se fare lo stesso da noi non sarà possibile, e se malauguratamente ad agosto saremo di nuovo in lock down, l’Università di Trento potrà effettuare dei TOLC online con gli strumenti di sorveglianza necessari. Fare test online è sicuramente meglio che valutare solo i voti di quarta. La facoltà di Economia di Bologna e il Politecnico di Milano hanno già optato per questa soluzione. Pensa che a noi studenti era stato detto che per Economia, Giurisprudenza e Studi Internazionali da quest’anno non avrebbe fatto testo il voto di quarta!
Come mai non siete riusciti a farvi sentire prima che fosse presa questa decisione dal Senato Accademico?
EROS: Noi ci siamo sentiti con i rappresentanti universitari, ma l’opportunità di confrontarsi con il Senato è mancata, ed è un peccato. Se hai un organo disponibile con cui confrontarti (Consulta Provinciale degli Studenti, ndr), perché non lo fai? Ora stiamo lavorando al documento da far girare nelle varie commissioni: vogliamo mettere in chiaro agli occhi dei vari organi decisionali e a quelli della società civile quali sono le discrepanze che noi studenti intravediamo nella decisione che è stata presa. Vogliamo creare un’opportunità di confronto con le varie istituzioni universitarie, sarebbe un peccato sprecare quest’occasione.
Se è mancato il confronto, come avete appreso della decisione riguardo ai test d’ingresso?
MARCO: Io ero in contatto con Paola Paccani di UDU, perché mi tenesse aggiornato sull’esito della votazione in Senato Accademico. Ad oggi non siamo in possesso del verbale della seduta.
EROS: Io invece ero in contatto con Andrea Santoni e con la consulta degli universitari, tramite cui ho appresso man mano quello che stava accadendo, ma non mi è stato notificato niente in maniera ufficiale.
MARCO: Gli studenti non sono stati interpellati. Se c’è stata una comunicazione tra Senato e Consulta, noi non ne siamo stati avvertiti. Credo che un comunicato in cui ci venissero fornite le ragioni di queste scelte fosse quantomeno il minimo.
Quindi non vi è stata fornita alcuna spiegazione delle ragioni sostanziali che hanno portato a una soluzione di questo genere?
MARCO: Proprio così. Quello che credo è che si faccia meno fatica a valutare semplicemente i voti di carta, piuttosto che procedere all’organizzazione di test online anche per i numerosi corsi di studio di indirizzo umanistico. Comunque, pare che il problema principale fosse la non trasparenza di una valutazione telematica. Si sa che le varie associazioni di rappresentanza studentesca hanno votato contro questa proposta, ma a noi studenti non è stato detto perché alla fine si è comunque deciso di prendere in considerazione solo i voti di Quarta… Eppure era già stato proposto in Senato di posticipare i test, che è quello che auspicavamo anche noi. Sappiamo che non si tratta di una decisione presa direttamente del rettore Collini, ma dai vari presidi di dipartimento: è a loro che vorremmo rivolgerci.
Ormai però la decisione è stata presa, almeno per quanto riguarda la sessione primaverile. In cosa sperate ora?
MARCO: Sì, i giochi sono chiusi. Stiamo pensando di scrivere una lettera ai vari organi istituzionali dell’Università, ma non posso dirti di più al momento, perché dobbiamo ancora discutere la cosa. Noi speriamo che facendo sentire le nostre ragioni qualcosa succeda. Speriamo che si prenda coscienza dell’ingiustizia di quello che sta accadendo. Ma sì, le immatricolazioni di primavera saranno queste, ormai.
EROS: È così. Al momento non ci sono direttive particolari per quanto riguarda la prossima sessione estiva dei test d’ingresso, quindi forse riusciremo ad incidere sulle decisioni che verranno prese a tal proposito. Ritengo comunque probabile che in futuro ci potranno essere dei ricorsi riguardanti le misure prese recentemente dal Senato Accademico.
Cosa non ha funzionato secondo voi? Perché non siete stati interpellati?
EROS: Non saprei, ma la scelta è stata presa dall’Università. Noi studenti abbiamo la nostra parte di responsabilità, certo. Una cosa che manca è la visione dell’organo di rappresentanza dal punto di vista degli studenti nei licei e negli istituti; la nostra realtà non è mai stata vista in modo attivo, da parte degli studenti per primi. L’Università ai nostri occhi è molto più solida, si vede una buona rete di rappresentanza. È un peccato notare come per noi non valga lo stesso. Non stiamo svolgendo il nostro ruolo al 100%. Stiamo provando a smuovere la mentalità anche dei più giovani tra di noi, per sensibilizzarli sull’importanza di una rappresentanza studentesca liceale. Questa battaglia rappresenterà un’occasione di metterci alla prova.