Un fiocco verde contro lo stigma sulla salute mentale
Immagina di dover andare a una festa con degli amici, ma di sentirti male all’ultimo momento. Proveresti più imbarazzo a confessare di avere un forte mal di testa o di essere depresso? Preferiresti dire che hai l’appendicite o che la sola idea di metterti davanti allo specchio ti fa venire un attacco di panico? Se a entrambe le domande hai risposto con la prima l’opzione, probabilmente sei affetto dallo stigma sulla salute mentale.
Secondo uno studio pubblicato nel 2018 dall’OMS, il 12% della popolazione europea soffre di un disturbo psichico, eppure questo tema resta ancora oggi uno dei più grandi tabù della società contemporanea. Infatti, la malattia mentale viene vista o come un qualcosa di cui vergognarsi oppure viene sottovalutata a tal punto da ritenere che una persona depressa debba solo ‘pensare positivo’ o ‘stringere i denti che prima o poi andrà tutto bene’. Solo il tempo quindi – e il tenere ben nascosto sotto il tappeto il problema, in modo da non venire etichettato come ‘il pazzo’ o ‘quello che ha bisogno di attenzioni’ – può risolvere il disagio psichico. Questi sono consigli che sarebbe impensabile dare ad una persona affetta da una qualsiasi altra malattia: non ci sogneremmo mai, ad esempio, di dire a una persona con il cancro di ‘non curarsi, tanto il problema si risolve da solo’.
Un primo passo verso la distruzione di questo stigma è certamente la sensibilizzazione. In occasione della giornata mondiale della salute mentale, che si tiene il 10 ottobre da ormai quasi trent’anni, il Servizio di Salute Mentale di Trento ha organizzato in piazza Fiera una biblioteca vivente. I passanti e gli interessati, dopo aver sfogliato il catalogo di ‘libri umani’, venivano condotti a delle poltroncine, dove potevano ascoltare e fare domande a persone che hanno vissuto l’esperienza del disagio psichico. L’espediente della biblioteca vivente, introdotto in occasione del festival Roskilde in Danimarca nel 2000, consente all’ascoltatore di informarsi su temi delicati parlando di questi con le persone che li vivono in prima persona tutti i giorni. È un modo per infrangere le barriere del pregiudizio e di comprendere che disturbi come l’ansia, la depressione, e anche quelli legati al comportamento alimentare non sono qualcosa di cui vergognarsi, ma ostacoli superabili e che accomunano più persone di quante pensiamo.
A questo stesso scopo, ovvero la sensibilizzazione al tema della salute mentale, è stato pubblicato nel 2018 il libro ‘Life Inside My Mind’. Nella raccolta, composta da 31 brevi testi, altrettanti autori si sono raccontati parlando della propria esperienza, e quella dei propri familiari, con i disturbi psichici, da Lauren Oliver, che scrive del proprio rapporto con la depressione, che la accompagna dagli anni delle medie, a Dan Wells, che racconta dell’Alzheimer del nonno. La raccolta punta a rivolgersi agli adolescenti sensibilizzandoli sul tema della salute mentale grazie alle voci dei loro scrittori preferiti. ‘Non solo non sei da solo – sei nella maggioranza’, scrive Maureen Johnson nel primo racconto, riassumendo perfettamente il l’intento del libro.
Un secondo passo per eliminare lo stigma sui disturbi psichici, nonché tema della Giornata mondiale della salute mentale 2020, è quello di rendere più accessibile il servizio di salute mentale. Secondo un sondaggio condotto dall’OMS infatti, la situazione di crisi globale portata dalla pandemia di Covid ha provocato interruzioni nel servizio nel 93% dei Paesi del mondo. Pertanto, se giornate come quella del 10 ottobre sono importantissime in anni ‘normali’ per spingere le persone in difficoltà a chiedere aiuto, lo sono ancora di più nel 2020, anno in cui la situazione è peggiorata a causa del lockdown.
Sono moltissimi i modi in cui possiamo informarci su questo tema, che senza dubbio ci può spaventare poiché spesso non disponiamo degli strumenti necessari per aiutare chi ci è vicino ed è in difficoltà. Però, indossare un fiocco verde il 10 ottobre, oppure leggere un libro che tratti il tema della salute mentale, o ancora partecipare a eventi dove si possono ascoltare gli interventi di psicologi, volontari e persone in generale che vivono l’esperienza del disturbo psichico nel quotidiano possono essere dei primi passi per cancellare quell’alone di stigma e di vergogna che circonda il tema della salute mentale. Perché informarsi resta sempre il modo più semplice per schierarsi dalla parte giusta della storia.