Istruzione e mobilità sociale. LA SCUOLA ITALIANA: UN ASCENSORE GUASTO

“La scuola è importante, mi ringrazierai in futuro quando capirai perché ho insistito tanto perché tu potessi studiare”. Molto spesso ti sarai sentito dire da genitori, zii o nonni che dovevi impegnarti a scuola, perché solo studiando avresti potuto avere una vita migliore della loro. Forse non avevano completamente torto! L’istruzione è uno dei principali mezzi di mobilità sociale: è ciò che permette a un individuo di spostarsi e cambiare classe sociale, ceto o status all’interno di una società stratificata nel corso della propria vita. Infatti la società racchiude una pluralità di gruppi sociali e ognuno di loro ha dei ruoli e un diverso accesso alle risorse (economiche e non solo). Il passaggio da un gruppo ad un altro può quindi fornire possibilità differenti su cui basare e costruire la propria vita.

Ma, prima di parlare di mobilità sociale, vediamo alcuni dati ISTAT riguardanti il livello d’istruzione. Queste statistiche ci mostrano come ad ottenere il diploma di scuola superiore sia il 61,7% dei cittadini tra i 25 e i 64 anni, un valore nettamente inferiore a quello europeo (78,1%). Anche le università, nonostante accolgano molti studenti e abbiano visto un trend di laureati in crescita tra il 2014 e il 2018, in Italia vedono laurearsi meno di due giovani su dieci, valore inferiore alla media europea (che è superiore a tre su dieci).                                                                                                                     

Già i dati di partenza non sono ottimi, ma si ha un ulteriore peggioramento dal momento che, tra gli studenti laureati, solo una minima parte sono figli di persone che non hanno raggiunto un livello d’istruzione terziaria: è il 6% delle persone con genitori senza un titolo di studio secondario superiore ad ottenere una laurea.

Stando ai dati di un recente sondaggio OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nel 2018 in Italia il 34% delle persone ritiene che sia importante avere genitori con un buon livello d’istruzione per proseguire gli studi e il 71% dei genitori italiani teme che i loro figli non raggiungano il loro stesso status e benessere, considerandolo un rischio a lungo termine.

Cosa capiamo da tutti questi dati? Che in Italia lo status economico delle persone è decisamente correlato a quello dei loro genitori. Se teniamo conto della mobilità retributiva da una generazione all’altra potrebbero essere necessarie almeno cinque generazioni per i figli di genitori con un basso reddito per raggiungere il reddito medio.

Come agire per migliorare la mobilità sociale di un paese come l’Italia, bisognoso di persone istruite e di un ricambio generazionale anche nelle fasce più alte della società? Le decisioni politiche svolgono un ruolo cruciale nel meccanismo di mutamento della struttura sociale e possono affiancarsi a processi economici di trasformazione dei gradi di mobilità, come l’industrializzazione.

Ed è qui che torniamo alla nostra amata scuola, poiché alcuni degli obiettivi che l’Italia si è posta per migliorare la mobilità sociale hanno a che fare proprio con lei. Tra questi troviamo un miglioramento dell’accesso all’istruzione di qualità, dagli asili nido alle università, per i soggetti svantaggiati, i quali sono anche coloro che vanno ad influire sui tassi di abbandono scolastico. Altro limite da combattere sono i NEET, giovani che non studiano e non lavorano, e in questo modo non apportano nessun contributo alla società.

Ancora una volta riconosciamo che una riforma del sistema scolastico potrebbe rendere l’Italia competitiva rispetto ad altri paesi europei e migliorarne il tessuto sociale (E che i nonni hanno sempre ragione).

Fonti:

https://www.treccani.it/enciclopedia/mobilita-sociale

https://www.rapportodiritti.it/istruzione

https://www.oecd.org/italy/social-mobility-2018-ITA-IT.pdf

Per approfondire sulla mobilità sociale:

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