“Un calcio agli stereotipi!” Una riflessione su calcio e genere

Sebbene il dibattito sulla parità di genere sia oggi sempre più partecipato, e nonostante i numerosi passi avanti indubbiamente ottenuti a diversi livelli negli ultimi anni, la strada da percorrere è chiaramente ancora lunga. Ci sono ambiti della società in cui purtroppo si è lontani anni luce da una situazione di reale equità, e lo sport è uno di questi. A dispetto del grande numero di donne appassionate di sport, nonché di giocatrici e campionesse, nel nostro immaginario l’ambito sportivo rimane infatti un qualcosa di naturalmente destinato agli uomini, in cui le donne costituiscono solo una parte marginale e minoritaria. Per non parlare dei tantissimi stereotipi legati all’idea della donna sportiva. Lo sport rimane, nell’opinione di molti, l’ambito per eccellenza del protagonismo degli uomini. Quella che molti definirebbero “una cosa da maschi”. Data la centralità in Italia del calcio, sport in assoluto più seguito, in questo particolare ambito la disparità emerge in modo ancora più evidente e desta moltissime domande.


Martedì 26 gennaio 2021 si è svolto in modalità online un evento molto interessante organizzato dal Cus Unitrento Calcio a 11 in collaborazione con l’Università di Trento, che ha coinvolto i calciatori del club e le giocatrici del Trento Calcio Femminile ASD. Scopo dell’evento, intitolato “Un calcio agli stereotipi!” era infatti riflettere insieme su calcio e genere: una discussione in cui atlete ed atleti potessero esprimere le loro opinioni e condividere le proprie esperienze personali. Come relatori sono intervenuti Alessia Tuselli, sociologa presso il Centro di Studi di Genere dell’Università di Trento, e Alberto Zanutto, sociologo presso la Scuola di Preparazione Sociale di Trento. Patrizia Tomio, responsabile dell’Ufficio Equità e Diversità dell’Università di Trento, ha poi curato le conclusioni. L’incontro era il quarto e ultimo di un ciclo di formazione che il CUS Unitrento Calcio a 11 ha realizzato su aspetti quali l’alimentazione sportiva, l’importanza della motivazione nella prestazione, l’approfondimento di nuovi modelli tattici nel calcio e, per l’appunto, la parità di genere.

Tuselli ha introdotto l’argomento con una breve riflessione sul significato di genere come costruzione sociale e su tutti gli stereotipi ad esso legati. Successivamente ha illustrato il grande divario che ad oggi separa il calcio femminile da quello maschile. Se il calcio maschile è incluso nei quattro sport professionistici in Italia e garantisce ai giocatori i diritti dei lavoratori – inclusa la possibilità di intraprendere una vera e propria carriera – il calcio femminile è ancora trattato alla stregua di uno sport dilettantesco. Le calciatrici non possono quindi godere di nessun diritto del lavoro, non si vedono garantito uno stipendio al pari degli uomini e non ricevono quasi mai sponsorizzazione. Inoltre, l’offerta di strutture e società sportive femminili è decisamente carente. La riflessione di Tuselli si è poi soffermata su alcuni cambiamenti incoraggiati negli ultimi anni, quali gli incentivi per il calcio femminile di serie A e una maggiore promozione mediatica. A questo punto è intervenuto Alberto Zanutto, illustrando nello specifico la situazione in Trentino. L’indagine presentata, relativa all’anno 2018, ha evidenziato una percentuale elevatissima di tesserati (quasi 7000) a fronte di sole 319 tesserate, e non solo. Anche salendo alle categorie dirigenziali e tecniche i numeri non migliorano: all’interno della componente dirigenziale si evidenzia un 93% di uomini contro solo il 7% di donne e lo squilibrio è altrettanto ampio anche all’interno della componente tecnica e tra Presidenti e Consulta.

Zanutto ha anche sottolineato le tante difficoltà pratiche incontrate dalle giovani calciatrici nell’avvicinarsi al mondo del calcio, tutte in qualche modo legate a giudizi e stereotipi imperanti: le atlete testimoniano di resistenze familiari, assenza di veri modelli femminili, scarsa considerazione da parte dei colleghi uomini, bassa attenzione o preparazione degli allenatori alle tematiche di genere, e così via. A queste difficoltà se ne aggiungono altre, altrettanto numerose, di natura organizzativa e logistica. L’intervento di Zanutto si è concluso con la proposta di alcune possibili soluzioni da attuare sul territorio, concernenti la facilità di accesso, la formazione e la visibilità.


Dopodiché l’evento è proseguito in maniera più interattiva. Ragionando su alcune interviste le atlete e gli atleti hanno lavorato in gruppi confrontandosi sul tema, condividendo esperienze personali e proposte per rendere più inclusiva e formativa l’esperienza dello sport. Dall’incoraggiante esito di questa interazione è scaturita la volontà da parte del Cus Unitrento Calcio a 11 di poter riprendere e approfondire questi temi
anche in incontri futuri.

Iniziative come questa costituiscono davvero una ricchezza, in quanto sottolineano l’importanza del confronto. Non può esserci lotta alla disparità senza la partecipazione attiva di tutte e tutti: l’equità di genere deve essere un obiettivo fondamentale partecipato e non un problema “delle donne”. La costruzione di una società inclusiva ed immune dagli stereotipi è nell’interesse di chiunque e può essere ottenuta solamente grazie ad un lavoro collettivo, di cui le calciatrici e i calciatori delle squadre di calcio di Trento ci hanno dato una prova molto preziosa.

Sara Nichiri

Sono una studentessa di Letterature, traduzione e critica letteraria presso l'Università di Trento. Mi piace leggere e condividere riflessioni, amo la musica e mi interesso anche di attualità, femminismo e sostenibilità.

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