Una misteriosa sparizione a Trento
Parte 1
Da giorni ormai, tra le aule e i corridoi delle varie sedi dell’Università di Trento non si vocifera di altro che di uno strano sconvolgente fatto: la sparizione di Mattia Cavarretta, uno dei più brillanti studenti di economia. Il ragazzo frequentava il secondo anno della triennale, finché un giorno, dopo essere andato a lezione, non è più tornato al suo appartamento. L’ultimo avvistamento è stato proprio in sede da parte del professore e degli studenti, ma poi sembra che sia completamente svanito. A denunciarne la scomparsa è stata la coinquilina che non l’ha più visto rincasare all’ora di cena.
L’Ateneo, ritenendosi responsabile dell’accaduto, ma non volendo coinvolgere le autorità, ha deciso quindi di rivolgersi a una delle associazioni universitarie del luogo, tenuta segreta alla maggior parte del corpo docenti e studenti: la UniCrime. Lo scopo dell’associazione è solo uno: combattere il crimine, soprattutto se universitario. Avvalendosi infatti delle più moderne tecnologie sviluppate dalla facoltà di ingegneria e delle conoscenze maturate negli anni universitari, il gruppo ha assicurato più volte diversi criminali alla giustizia, anche al di fuori dell’ambito accademico, aiutando in segreto la polizia più volte.
Nessuno tuttavia conosce questa associazione: non viene mai pubblicizzata nei dépliant dell’università e non sembra cercare nuovi membri, bensì si tiene distante da qualunque apparizione pubblica. Persino l’identità dei componenti di questa squadra speciale non è del tutto nota: si dice che in totale ci siano tre membri, anche se alcune fonti dicono che potrebbero essercene di più, altre di meno, e ognuno di loro ha un nome in codice. Comunque, le voci più diffuse parlano principalmente di tre persone: il primo è Ris, uno studente di cui alcuni dubitano persino l’esistenza e che si dice essere di Scienze e Tecnologie Biomolecolari, un genio delle analisi di laboratorio; in seguito c’è Mika, una ragazza brillante di sociologia, con una grande passione per il crimine e una buona capacità di immedesimazione. Infine, il terzo ma non meno importante componente viene chiamato “L. Lawlet”, leader del gruppo: se già degli altri membri si sa poco, di lui nessuno sa nulla, nemmeno quale sia il suo corso di laurea o se si sia già laureato o sia magari un insegnante. Ciò che è certo è che non gli può sfuggire nessun crimine e ovviamente anche questo caso non sarà certo un’eccezione… Riuscirà il detective a trovare il colpevole?
Mentre leggeva l’articolo dell’Universitario, Lawlet sbuffò di disappunto: aveva sempre amato mantenere l’anonimato e per diversi anni c’era riuscito benissimo… ma da quando Mika era diventata amica di uno studente che scriveva in quel giornalaccio, l’Universitario, quel tale, non appena aveva scoperto della loro esistenza, si era inventato di scrivere su di loro, sfruttando il recente caso di sparizione. Purtroppo, rispetto a molti altri casi, la notizia aveva suscitato molto scalpore stranamente e in tanti si domandavano perché non avessero già chiamato la polizia, per cui forse sarebbe stato inevitabile. Almeno, così cercava di rassicurarsi Lawlet.
Sospirando, Lawlet ripose il telefono nella sua tasca e si concentrò su ciò che aveva davanti: l’ingresso della sede della facoltà di economia lo sovrastava in tutta la sua magnificenza. A suo parere era una delle sedi più belle, un vero peccato che fosse al centro di così tanti pettegolezzi a causa della sparizione di uno studente: giravano voci che fosse la sede infestata e i più fantasiosi avevano inventato una storia ben poco credibile con tanto di spettri, mostri e fantasmi.
Lui però non era lì per questo. Era razionalmente impossibile che una persona sparisse nel nulla senza una valida ragione, bastava solo capire quale e quello era il suo compito.
Senza perdere ulteriore tempo, entrò nella sede e si diresse nel luogo dell’ultimo avvistamento, una delle numerose aule del dipartimento, giustificando la sua entrata con un pass speciale concessogli dall’ateneo. L’aula si trovava al primo piano e, stando ai compagni di corso dello studente, gli ultimi che lo avevano visto, pare che si fosse attardato nell’aula perché aveva smarrito una penna a cui teneva molto. Lawlet non si aspettava di trovare grandi prove, come impronte digitali, dal momento che l’aula era stata disinfettata subito dopo la lezione e della sparizione del ragazzo, ma c’era la possibilità che ci fosse stato qualche indizio che magari gli altri non erano riusciti a cogliere.
Ciò che era certo era che il ragazzo era entrato in sede, ma non ne era mai uscito per tornare a casa, dimenticando di scannerizzare i QR-code per andarsene, quindi in quel lasso di tempo qualcuno potrebbe averne approfittato, ma la domanda era: chi? E soprattutto: per quale ragione? D’altronde, aveva saputo dall’intelligence dell’ateneo che era sempre stato un buono studente, con dei voti nella media, ma mai bassissimi; l’unico suo difetto era la ripetitività nei gesti quotidiani. Aveva saputo da voci di corridoio (fonte poi confermata dalle videocamere a cui aveva avuto accesso) che era solito sedersi sempre nella quarta fila a destra e cercava di prendere sempre lo stesso posto. Era una persona molto abitudinaria, il che significava un facile bersaglio… Proprio in quel punto si avvicinò Lawlet, analizzando il posto di Mattia. Non c’era niente di rilevante, sembrava sparito nel nulla: nessun segno di aggressione, né di lotta, proprio come se fosse un posto come un altro. A un tratto però, Lawlet si accorse che c’era qualcosa in fondo all’aula, tra le ultime file dei banchi. Si avvicinò e notò che, sopra uno di questi, c’era una penna verde a forma di cactus, quasi come fosse stata lasciata lì apposta. Poteva forse trattarsi dell’oggetto a cui teneva tanto il ragazzo scomparso? Se fosse stato così, perché si trovava in quel posto? Significava forse che la sparizione era avvenuta prima che trovasse la penna? Questo però non aveva senso, anche perché era lì in bella mostra ed era impossibile che non fosse riuscito a trovarla subito, quindi questo poteva significare due cose: o qualcuno era rimasto dentro l’aula con lui nascondendogliela per trattenerlo, oppure era stata messa dopo. Entrambe le ipotesi però erano teoricamente impossibili: la prima perché, da quanto avevano detto gli ultimi che erano usciti dall’aula, lui era rimasto solo, e la seconda perché l’aula era sempre stata chiusa dal giorno dopo della sparizione del ragazzo…
Lawlet sorrise: si prospettava un caso interessante.
Attento a non contaminare quella penna con le sue impronte digitali, la mise in un sacchettino di plastica e, controllando nuovamente ogni singolo anfratto della stanza, senza tuttavia trovare nulla, si decise infine a lasciare l’aula e in seguito la sede con la stessa velocità con cui era entrato. Stava già iniziando ad avere un paio di ipotesi sull’accaduto, ma ciò che lo disturbava di più era quella penna, che sembrava essere stata lasciata appositamente lì. Inoltre, facendo una rapida ricerca sugli archivi con le credenziali fornitegli dalla polizia, aveva trovato molto poco su Mattia e anche sulle persone che lo circondavano, che era una cosa molto sospetta: soprattutto, mancavano molti dati sulla coinquilina che ne aveva denunciato la sparizione. Non aveva molte alternative, doveva scendere in campo, magari utilizzando i distintivi ad honorem forniti dalla polizia. Però, prima di ogni altra cosa, avrebbe dovuto sentire la sua squadra.
Lawlet prese il suo cellulare e fece partire la chiamata:
“Pronta per il nuovo caso, Mika?”