27 marzo, Giornata Mondiale del Teatro

“Benvenuti nel teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso”
(Gigi Proietti)

Cosa c’è di meglio di una considerazione del compianto attore Gigi Proietti per celebrare uno dei posti più millenari, magici ed imprevedibili del mondo?
Il teatro è da sempre un luogo dove le persone si siedono nella platea in attesa di assistere ad una storia, fantasiosa o verosimile, trasposta sul palco a partire dalla penna di un drammaturgo e che spesso racchiude una critica o una denuncia. Questo luogo ha portato alla nascita di varie professioni: alcune legate alla creazione di una storia da portare in scena, altre alla preparazione tecnica e logistica di uno spettacolo, altre ancora alla ideazione di tecniche di comunicazione particolari per trasmettere uno stesso messaggio in modi diversi.
Oggi, 27 marzo, Giornata Mondiale del Teatro, celebriamo questo luogo spesso dimenticato, specie nell’attuale situazione in cui qualsiasi spazio culturale è chiuso già da un anno. La pandemia ha mostrato a tutti quanto sia ormai sottovalutato il ruolo del teatro, un mondo in cui i rischi e i possibili ostacoli (spesso burocratici) da superare sono moltissimi.

In Francia chi lavora nel teatro si è veramente stancato di aspettare un’ulteriore data per una riapertura e di non ricevere degli aiuti sufficienti per uscire quantomeno dalla precarietà economica. Perciò il 4 marzo il Teatro dell’Odéon è stato occupato per protestare contro una classe dirigente politica che non solo non è riuscita a dare un supporto adeguato, ma che ha anche implicitamente detto che chi lavora in questo settore è un lavoratore di seconda categoria. Dopo questa manifestazione, nei giorni successivi al 4 marzo si sono tenute numerose occupazioni in altri teatri sparsi nel territorio francese. Anche in Italia non sono mancate le proteste per sensibilizzare i cittadini sulla situazione di grave crisi del settore teatrale. Nei giorni scorsi, a Reggio Emilia, varie associazioni culturali hanno manifestato e hanno ribadito la necessità di sostenere la cultura, motore per il progresso materiale e spirituale di una società. Queste hanno anche invitato a sostenere quella rete di rapporti sociali che ha attuato progetti, rivitalizzando le realtà locali, e dato uno spazio ai giovani per poter esprimere la loro opinione.

Nell’ultimo anno, le associazioni teatrali si sono adeguate spostando tutta la preparazione e la messa in scena su piattaforme streaming, un processo per niente semplice e che purtroppo ha portato all’esclusione di persone a causa di ostacoli strutturali (il digital gap) e tecnici (il numero limitato dei posti prenotabili). Federico Garcìa Lorca disse che “Un popolo che non aiuta e non favorisce il suo teatro, se non è morto, è moribondo”. Dunque, se non prendiamo posizione e se non aiutiamo il mondo del teatro, non avremo alcun modo per poter raccontare la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori.

Con la crisi del teatro, si perde anche uno spazio in cui lo spettatore viene catapultato, attraverso la messa in scena, nella storia in atto e, immedesimandosi in uno o più personaggi, può sviluppare un pensiero critico e comprendere meglio le meraviglie o le assurdità della società in cui vive. Solo sul palco, inoltre, citando Oscar Wilde, possiamo essere autentici: “Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità”.

Lasciando morire il teatro, dunque, acconsentiamo all’essere trasformati in esseri mediocri, privi di un pensiero critico individuale, di una personalità unica e, infine, di immaginazione. Per evitare che ciò accada, dobbiamo – finché non sarà possibile tornare nei teatri – trasportare questo luogo universale nelle nostre case, attraverso la partecipazione a spettacoli trasmessi online, in modo da dimostrare il nostro sostegno a coloro che lavorano sul palco dando voce alle storie che ancora oggi definiscono la nostra identità.

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