Una misteriosa sparizione a Trento ~ terza parte
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PARTE 1
PARTE 2
Parte 3
“… E qui direi che ci fermiamo” concluse il professore, chiudendo il libro che aveva davanti, mentre gli studenti iniziavano a mettere via quaderni e portatili.
L’aula, prima affollata di persone, iniziò a svuotarsi sempre di più, ma non per questo Lawlet e Mika persero di vista il loro bersaglio, che stava sistemando quaderno e astuccio dentro al suo zaino. Quando ormai metà stanza era già vuota, si avvicinarono al loro sospettato principale: Stefano Stellini. Dopo aver raccolto la testimonianza della coinquilina, tutti gli indizi andavano nella direzione di quel ragazzo, che in effetti aveva svolto un lavoro di gruppo con la vittima, era alto e robusto sufficientemente per rapire un suo coetaneo e, guarda caso, aveva anche le iniziali che coincidevano con la lettera minatoria.
Tuttavia, c’erano molte cose che ancora non convincevano Mika e, soprattutto, Lawlet: prima tra tutte, il vero movente per arrivare a far sparire e probabilmente uccidere un compagno di corso. Infatti, guardando il curriculum di Stefano, si vedeva a colpo d’occhio che non aveva voti alti già di suo ed anzi sembrava molto più preoccupato di riuscire a gestire entrambi i suoi lavori part-time. Questo faceva emergere spontanea una domanda: perché avrebbe dovuto provocare tanto rumore per un lavoro di gruppo?
“Mi scusi lei è Stefano Stellini?” chiese il detective.
L’interessato sembro bloccarsi per un momento sentendo quelle parole e, senza nemmeno alzare lo sguardo per vedere chi fosse, rispose: “Io non c’entro con la scomparsa di Mattia.”
“Questo dovremmo deciderlo noi.”
A quel punto Stefano alzò gli occhi, azzurri e gelidi come quelli di un predatore: “Così siete voi quelli di cui avevo letto, quelli che indagano sul caso… Beh, buon per voi, ma io ora dovrei andare a studiare, per cui se non vi dispiace…” e fece per andarsene.
“Sì, ci dispiace. Abbiamo delle domande da farle” disse Lawlet, mostrando i distintivi.
“Oh, che paura!” ironizzò. “E se non volessi? Che fareste? Andreste a dire in giro che sono stato io perché non vi ho risposto? Come se già non lo facessero tutti!” rispose sprezzante.
“Quella sarebbe diffamazione. Comunque no, abbiamo altri metodi: per esempio, possiamo fare in modo che per il viaggio Erasmus trovino qualcuno di migliore” disse Lawlet, colpendo su un punto che sapeva essere molto sensibile: nel curriculum di Stefano c’erano state diverse richieste per un tirocinio all’estero. Infatti, come previsto, il ragazzo si fermò: “Che cosa volete sapere?”
Ormai l’aula era completamente vuota, ad eccezione di loro tre. Stefano e Lawlet si guardavano reciprocamente in cagnesco, ma a interrompere quella catena di sguardi fu Mika, che con tutta la tranquillità del mondo e un bel sorriso, gli disse: “Non vogliamo sapere altro che la verità: non siamo qui per accusarti, ma perché vogliamo davvero conoscere come siano andate le cose, pertanto è fondamentale per noi sapere in che rapporti stessi con Mattia.”
Stefano, pur restando guardingo, sembrò rilassarsi un pochino: “Non è che ci sia molto da dire: ogni tanto studiavamo insieme, ma non è che fossimo grandi amici, semplicemente ci conoscevamo perché prendevamo lo stesso treno.”
“E riguardo al lavoro di gruppo? Abbiamo saputo che hai avuto un piccolo litigio con lui.”
La faccia di Stefano si scurì: “In sostanza, dovevamo fare questo lavoro di gruppo per il prof Reatti, ma qualche giorno prima della consegna del documento c’è stato un diverbio per quanto riguardava le fonti: abbiamo infatti scoperto che una delle ragazze nel nostro gruppo aveva preso alcune informazioni da un sito che il professore non voleva che consultassimo. Così è sorta una discussione e, nonostante io non fossi d’accordo, alla fine è stato deciso di non citare questa fonte e fingere che non avesse preso informazioni da lì, dato che ormai era troppo tardi per rimediare. Il professore però se ne è accorto e, essendo io a capo del gruppo, me ne sono assunto la colpa, per poi scoprire che era stato Mattia che aveva detto tutto al prof… Abbiamo litigato davanti a tutti e poi lui è sparito nel nulla. Da qui si è sparsa la voce che sia stato io a fargli del male, quando in realtà ci siamo sentiti il giorno dopo il litigio che abbiamo avuto in ateneo, poco prima che sparisse, e ci siamo chiariti” concluse.
“Ci sono per caso dei testimoni di questa riappacificazione?” chiese.
Stefano prese il cellulare e mostrò la chat che aveva con Mattia, dove si scusava per ciò che aveva fatto: non sembrava contraffatta e i tempi coincidevano. Avrebbero comunque fatto fare un controllo a Ris.
“Va bene, ti crediamo” disse Mika “Però, c’è una cosa che non torna…”
“Di che si tratta?”
“Hai per caso scritto tu la lettera che ha ricevuto Mattia?”
“Lettera?” chiese Stefano confuso. “Di che state parlando? Non gli ho mai scritto lettere, perché avrei dovuto farlo?”
“Neanche questa?” chiese Lawlet, mostrandogli il foglio che la coinquilina aveva trovato nella stanza di Mattia.
Stefano spalancò gli occhi dallo stupore: “Non penserete mica che sia opera mia questa spero?!”
“Se non è tua, allora di chi altro sarebbe? Le iniziali coincidono e la calligrafia corrisponde, di chi altro dovrebbe essere?”
“Io…” esitò. “Non lo so, ma è evidente che non sia stato io! Chiunque sia… Sta cercando di incastrarmi, dovete credermi!”
“Mi pare un po’ difficile al momento… Avanti, dove si trova Mattia in questo momento?”
“Vi giuro… l’ultima volta che l’ho visto è stato quel giorno… Sono uscito dall’aula insieme a un mio amico, Gianfranco Rossi, ed io e lui eravamo gli unici rimasti ad eccezione di Mattia e del prof Reatti, ma non gli ho fatto niente, lui era con me e mi crede… potete anche contattarlo, sono certo che potrà dirvi la verità. Non so chi sia stato!”
“Chi ci dice che non l’hai convinto a dirci così?”
Stefano sospirò: “Pensavo che voi sareste riusciti a capirlo, ma evidentemente mi sbagliavo: credete anche voi che sia io che l’abbia fatto sparire, quindi qualunque cosa io dicessi sarebbe inutile” disse con tono rassegnato. “L’unico consiglio che posso darvi, se possibile, è invece di guardarvi dal prof Reatti: c’era anche lui nella stanza, era venuto a cercare Mattia per chiedergli qualcosa. Aveva una grande simpatia per lui, forse fin troppa…”
“Cosa intendi dire?”
“Bah chi lo sa, magari vi sto sviando? Comunque sia non credo che quella” disse indicando il foglio, “sia una prova sufficiente per accusarmi. Vi ripeto che non sono stato io, sono pronto anche a scendere in tribunale, non ho la minima intenzione di buttare via la mia possibilità di andare in Erasmus per questa stupidaggine… Ditemi se riuscite a trovarlo” concluse, e se ne andò.
Lawlet lo lasciò andare, con lo sguardo pensieroso, mentre Mika diceva ciò che anche lui pensava: “A quanto pare non è lui, ma possiamo davvero fidarci?”
“Credo di sì, non ha il temperamento di un rapitore, si fa prendere troppo dalle emozioni e per far sparire un ragazzo della sua età ci vuole molta organizzazione, oltre che una certa stazza.”
“Inoltre, non risultava che ci fosse anche il prof Reatti nella stanza quel giorno… Forse se lo è inventato, ma credo che sia comunque il caso di controllare se ci sono dati disponibili a riguardo.”
“Va bene, chiedi a Ris di indagare, nel frattempo inizio a informarmi su come contattare il professore e ci aggiorniamo martedì, al solito posto.”
“D’accordo.”
Mika e Lawlet si separarono, prendendo due direzioni opposte. Un paio di ore dopo, Lawlet ricevette un messaggio da parte di Ris:
“Confermata la presenza del prof.”