L’arte di ottenere ragione: 10 semplici mosse per vincere un dibattito
Quante volte ci siamo tenuti in disparte durante una discussione in classe, o semplicemente al bar tra amici? Quante volte ci siamo sentiti in dovere di replicare ad una tesi per noi ingiusta, ma abbiamo sentito di non avere gli strumenti adatti per farci valere e conquistare l’approvazione altrui? Quante volte, insomma, avremmo voluto imparare l’arte di ottenere ragione?
Arthur Schopenhauer (1788-1860), filosofo tedesco, nel suo libro “L’arte di ottenere ragione” ci offre la ricetta perfetta per poter vincere un dibattito. Il libro è infatti composto da 38 stratagemmi, che corrispondono ad altrettante regole da seguire per smentire le argomentazioni del nostro avversario. Chi si avventura in una disputa è esattamente come un giocatore di scherma, e per avere in pugno il trofeo della vittoria non può non seguire delle mosse e strategie ben precise. Qui sotto verranno riportati gli stratagemmi più significativi da seguire se si vuole avere ragione.
1 – Il primo è quello che Schopenhauer chiama stratagemma dell’ampliamento, e consiste nell‘esagerare l’affermazione dell’avversario portandola oltre i suoi limiti naturali. Al contrario, se qualcuno prova ad usare questo stratagemma per batterci, dobbiamo invece restringere e puntualizzare la nostra tesi. Facciamo un esempio tra due interlocutori, A e B: A dice: “La pace del 814 restituì l’indipendenza a tutte le città anseatiche tedesche.” B applica lo stratagemma dell’ampliamento e risponde: “Con quella pace Danzica perse l’indipendenza.” A questo punto, A prontamente replica che Danzica è una città anseatica polacca, mentre lui si riferiva alle città anseatiche tedesche (A restringe l’ampliamento).
2 – Un altro stratagemma utile è quello di utilizzare l’omonimia per estendere un’affermazione anche a ciò che, al di là dello stesso nome, non ha nulla a che fare con essa. Anche qui ci è utile un esempio: A dice che tutti i lumi possono essere spenti. Per confutare la tesi di A, B fa notare che anche l’intelletto è un lume (infatti, spesso si parla di “lume dell’intelletto” in senso metaforico) e dunque anche l’intelletto può essere spento. Ciò suona irragionevole.
3 – Argumentum ad hominem: questo tipo di argomentazione è volta a dimostrare che la tesi dell’avversario, pur essendo coerente in se stessa, non concorda con ciò che egli ha affermato in un altro momento, con i principi portatori di un movimento o un partito di cui l’individuo fa parte, o addirittura con il suo stesso comportamento. Per esempio, se il nostro avversario sostiene il suicidio, chiediamogli perché non si impicca.
4 – Utilizzando invece l’istanza, si confuta la tesi dell’avversario presentando esempi di casi per cui la tesi non vale. Se, per esempio, l’avversario dice che tutti i ruminanti sono cornuti, gli si risponderà che i cammelli sono ruminanti, eppure non sono cornuti.
5 – Per arrivare a dimostrare la propria tesi è utile partire da lontano, ponendo all’avversario varie domande e inducendolo così a fare affermazioni parziali tra le quali lui non rileverà un nesso, ma che messe insieme alla fine porteranno alla nostra tesi. Se l’avversario ha capito la nostra tattica e risponde negativamente a tutte le nostre domande, chiediamogli il contrario di ciò che vorremmo chiedergli, così egli ci darà ciò che vogliamo.
6 – Un consiglio molto utile è quello di utilizzare sinonimi. Le parole che scegliamo di usare infatti non sono neutre, ma esprimono già in sé un giudizio. Se io voglio connotare positivamente una parola la chiamerò in un modo, viceversa, se voglio connotarla negativamente, la chiamerò in un altro. Per esempio, chiamerò un culto “devozione” o, in caso contrario, “superstizione“.
7 – Un altro metodo per demolire l’avversario è utilizzare la sua stessa argomentazione contro di lui. Se per esempio l’avversario, parlando di un terzo, afferma che egli “è un bambino, bisogna pur concedergli qualcosa” gli si risponderà che proprio perché è un bambino bisogna castigarlo.
8 – Uno stratagemma utile se si ha a che fare con un avversario o un pubblico poco colto è utilizzare il principio di autorità, ossia presentare una certa affermazione come valida perché sostenuta da un qualche esperto o perché, banalmente, essa è universalmente accettata.
9 – Per scansare l’affermazione dell’avversario la si può ricondurre a una categoria odiata, per esempio, esclamando: “Questo è razzismo”.
10 – L’ultimo stratagemma è chiamato argumentum ad personam, ed è diverso dall’argumentum ad hominem: consiste nel diventare offensivi e oltraggiosi nei confronti dell’interlocutore. Di solito questo stratagemma viene usato se non si ha nessun altro modo per ribattere all’avversario. Se questa strategia viene applicata contro di noi, per quanto possa essere utile mantenere il sangue freddo, non c’è molto che possiamo fare. Un consiglio prezioso è dunque quello di non discutere con il primo che capita, ma di essere sicuri che il nostro avversario sia abbastanza intelligente da non dover ricorrere a trucchetti di questo tipo. In fondo, come dice Voltaire, la pace è sempre preferibile alla verità.