QUESTIONE MOVIDA: FACCIAMO IL PUNTO

Quante volte al giorno ci lamentiamo perché dopo una giornata intera divisa tra lezioni e biblioteche varie la sera abbiamo a malapena la possibilità di uscire per uno spritz in compagnia? Tante, troppe per una città che dice di essere universitaria ma che di fatto è sprovvista di uno dei requisiti fondamentali per esserlo davvero: la vita notturna.

È proprio quest’ultima la grande incriminata e noi studenti universitari con lei, sì perché i devianti sotto accusa siamo proprio noi, la cosiddetta comunità studentesca, rei di uscire la sera dopo una lunga giornata passata tra 8 ore di lezione e altrettante di studio matto e disperatissimo. 

Insomma dai, come ci permettiamo di rifornire le tasche dei commercianti trentini? Una cosa davvero improponibile!

Per fortuna c’è il sindaco, paladino dei cittadini di serie A (ovvero quelli che valgono voti elettorali), che riporta la situazione sotto controllo a colpi di ordinanze.

Ed infatti nuovo mese, nuove restrizioni. Ottobre è iniziato così qualche settimana fa, con la consueta ordinanza restrittiva volta ad evitare la degradante movida trentina. 

Ma siamo convinti di sapere esattamente cosa sia un’ordinanza? forse prima di pronunciarci in quanto cittadini che vivono Trento come universitari, dovremmo considerare di essere informati proprio in qualità di cittadini attivi. In breve, l’asse portante della disciplina è l’art. 50 del D. Lgs. 18 agosto 2000 n. 267 (Testo Unico degli Enti Locali) in virtù di cui: Il sindaco è l’organo responsabile dell’amministrazione del comune. Nell’affermare ciò, tale articolo gli riconosce altresì la legittimazione ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti nei particolari casi in cui, in sede locale, possano verificarsi pericoli imminenti ed attuali non altrimenti evitabili. Quindi, l’ordinanza è un provvedimento urgente firmato ed emanato dal sindaco che ha lo scopo di rimuovere una situazione di pericolo evitando il suo protrarsi. Deve essere contingibile nel senso che l’evento deve essere straordinario e imprevedibile, generando una situazione che non può essere fronteggiata con i mezzi ordinari normalmente previsti dall’ordinamento e urgente in quanto l’atto, la cui adozione deve apparire improrogabile, deve essere immediatamente necessario per far fronte a una situazione concreta, che comporti il pericolo incombente di un grave danno agli interessi pubblici protetti; Infine, è necessario che il provvedimento si basi su ragionevolezza e proporzionalità, che venga rispettato l’obbligo di motivazione e lo strumento adottato deve essere il meno gravoso per i soggetti destinatari.

Stanche di questo loop di continue restrizioni rinnovate all’infinito e curiose di capire come stanno veramente le cose, abbiamo deciso di fare qualche chiacchierata con coloro che ci rappresentano: le associazioni studentesche di Udu e Unitin, le quali, attraverso la voce di Mattia Guarnerio per Udu e Edoardo Giudici per Unitin, ci hanno aiutato a fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto, si è parlato di un fattore centrale in questa discussione: il tempo. Chi è a Trento da più di qualche anno, infatti, sa bene come la questione non sia nata con l’emergenza pandemica, ma che si protrae da anni e che di fatto il Covid non ha fatto altro che accentuarla.

Ora, il punto è: com’è possibile che nessuno abbia avuto la volontà di occuparsene in modo serio?

Da questo punto di vista, come sottolineato da Giudici, dobbiamo dare atto al sindaco in carica, Franco Ianeselli, di aver ben presente la questione e di non sottovalutarla. In fondo dobbiamo essere onesti e dire le cose come realmente stanno e, sempre come affermato dal rappresentante di Unitin, il fatto che il sindaco risponda quando viene citato dai commenti degli studenti nei vari social e abbia oltretutto istituito la tanto famosa e discussa figura del sindaco della notte, la quale sembra esprimere la volontà da parte dell’amministrazione comunale di interfacciarsi con la comunità studentesca.

Sarà davvero così? Noi ci speriamo e ci piacerebbe essere fiduciose almeno la metà di quanto si dice esserlo Giudici, ma ci sono alcuni segnali che non ci fanno ben sperare.

La continua emanazione di provvedimenti giudiziari sembra essere un modo per rimandare il problema, ma questo modus operandi non si può certamente protrarre all’infinito, non fosse altro che la situazione sta diventando alquanto tesa ed il malcontento cresce giorno dopo giorno sia tra noi studenti, sia tra i residenti stessi.

Di soluzioni, in realtà, ne sono state proposte e alcune di queste sembrano essere particolarmente adatte al soddisfacimento di entrambe le parti in causa. Ma allora dove risiede realmente il problema? Beh, nel tempo ovviamente, che domande! L’unico ostacolo al mettere un punto a questa fastidiosa situazione sono le tempistiche che ci vogliono nel realizzare effettivamente una soluzione.

Per esempio, il fatto di mettere dei cestini e dei bagni chimici nella famosa piazza di Santa Maria Maggiore sembra essere una soluzione talmente ovvia e talmente facile che tutti noi ci stupiamo di come questa proposta non sia poi stata effettivamente realizzata. Il problema, come mette giustamente in luce Edoardo Giudici, risulta essere di natura burocratica. Vi sono, infatti, tutta una serie di step da realizzare (appalti per la realizzazione, tenere puliti bagni e cestini, togliere i bagni chimici il mattino dopo) che permettono l’effettiva realizzazione del progetto solamente un anno dopo l’avvio dei lavori. 

Non possiamo, quindi, dare tutta la colpa all’attuale sindaco, ma il problema è molto più profondo. Inoltre questo problema non ci sarebbe stato se i lavori fossero iniziati prima e non si fosse aspettato che la situazione si scaldasse a tal punto. Anche questa colpa non è imputabile all’attuale amministrazione, ma a quelle precedenti sicuramente sì. 

Certo è che, come affermato da Mattia Guarnerio, non sembra esserci un progetto davvero concreto. La volontà di mettere un punto a questa questione c’è, le idee ci sono, l’unica cosa che manca sono i fatti. Al momento abbiamo solo tante parole di cui non sappiamo che farcene.

Signori e signore, benvenuti in politica! 

Ma Guarnerio dice una cosa importantissima: questo non è far politica! Noi aggiungiamo che questo è far politica all’italiana, ma questo non è più accettabile.

A breve, come riferito da quest’ultimo, ci sarà un incontro tra le associazioni studentesche e il sindaco nella speranza che questo ulteriore confronto possa portare effettivamente a delle novità e non all’emanazione della consueta ordinanza.

A questo punto, volendo tirare le somme, può essere utile applicare l’ordinanza al caso concreto della movida trentina: l’amministrazione attuale ha ritenuto che l’ordinanza fosse l’unica via mediante cui poter evitare il protrarsi di una situazione di pericolo straordinaria (ovvero gli schiamazzi dei ragazzi, la sporcizia procurata dagli stessi che confluiscono tutti nella stessa zona di Trento in quanto non ci sono altre possibilità di andare altrove; tra l’altro situazione “straordinaria” che si protrae da quando è nata l’università a Trento) tale da comportare un grave danno agli interessi pubblici (decoro urbano, diritto al riposo dei residenti i quali lamentano disordini e rumore anche alle ore 22, ora in cui secondo gli usi i ragazzi sono soliti uscire); inoltre il tutto è stato motivato con l’obbligo, giustamente, di dover rispettare le distanze ed evitare gli assembramenti visto il periodo che tutti conosciamo (non mancano contraddizioni a tale riguardo come per esempio il sovraffollamento dei ragazzi nei bus la mattina per andare a lezione e l’assenza di un metro di distanza a lezione in cui il più delle volte non bastano nemmeno i posti e ci si siede a terra). Sappiamo bene che effettivamente dinnanzi al Covid-19 e alle misure di sicurezza adottate dal Governo, difficilmente si è disposti a controbattere visto quello che tutti noi abbiamo dovuto affrontare, a nulla servirebbe rievocare ricordi che inevitabilmente resteranno indelebili nella nostra mente, chi più chi meno è stato travolto sia dal punto di vista economico ma anche da quello emotivo e psicologico. È anche a tale proposito e per tale motivo che vogliamo coerenza, trasparenza e soprattutto che non venga più adottato un provvedimento simile per combattere una situazione che c’è sempre stata e che la malattia da Coronavirus non sia utilizzata come motivo in più per affermare l’intento, che c’è sempre stato anche prima, di bloccare fin quando è possibile la socialità dei ragazzi. Che si abbia il coraggio una volta per tutte di scendere a compromessi, di accettare il fatto che Trento non sia universitaria solo per essere al primo posto nei sondaggi ISTAT per migliore ateneo in Italia, ma di accettare che Trento sia universitaria soprattutto perché accoglie tantissimi studenti giovanissimi che DEVONO essere parte integrante di questa città.

Vogliamo ultimare quest’intenso articolo rendendo partecipi i lettori che questa non sarà che la prima di una serie di pubblicazioni volte a seguire fino in fondo la vicenda, in modo tale da riportare a voi che leggete tutto ciò che di fondamentale c’è sulla questione!

Ricordiamo infine di non perdere di vista la newsletter della Rappresentanza Studentesca che vi giungerà via mail all’inizio di ogni mese per aggiornarvi sul procedere dei lavori del Consiglio degli Studenti, l’organo che ci rappresenta tutti!

Stay tuned!

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